Lo studio: obiettivi e metodologia
Lo studio ha evidenziato che circa un quarto del tempo di lavoro degli infermieri viene assorbito da compiti non strettamente legati al ruolo clinico.
Il gruppo di ricerca, coordinato dall’Università di Torino, ha condotto un’indagine con disegno mixed-methods, combinando dati quantitativi e qualitativi.
- Parte quantitativa: 236 infermieri, provenienti da 27 reparti medici e chirurgici, hanno compilato un questionario durante un turno di lavoro, indicando le attività svolte, quelle percepite come delegabili, il tempo impiegato e le ragioni per cui non sono state delegate.
- Parte qualitativa: 20 infermieri hanno partecipato a interviste semi-strutturate per approfondire le dinamiche organizzative e culturali che influenzano la delega.
L’analisi integrata ha permesso di comprendere non solo il tempo impiegato, ma anche le motivazioni, i limiti organizzativi e i fattori individuali che determinano il fenomeno.
Perché la delega non funziona come dovrebbe
Dall’analisi qualitativa emergono diversi fattori che ostacolano una corretta delega. Sul piano organizzativo, incidono la mancanza di Oss nei turni notturni, l’assenza di segreterie infermieristiche e modelli assistenziali frammentati, aggravati da una burocrazia ridondante.
Strutturalmente, i reparti scontano la scarsità di servizi di trasporto interno e l’inefficienza dei sistemi informatici.
A livello culturale, permane la percezione del ruolo infermieristico come “tuttofare”, con scarsa chiarezza nella definizione delle competenze tra le diverse figure professionali, relazioni talvolta complesse con gli Oss, fiducia limitata nelle competenze del personale di supporto e una certa resistenza al cambiamento nelle dinamiche di reparto. Sul piano individuale, pesano anche la difficoltà nel prioritizzare i compiti e la formazione ancora insufficiente sulle abilità di leadership e delega.
Molti professionisti hanno sottolineato che alcune attività, pur delegabili, vengono mantenute come parte integrante dell’assistenza infermieristica perché consentono un’osservazione diretta del paziente e una migliore pianificazione del piano di cura.
Strategie per valorizzare il ruolo degli infermieri
Gli autori dello studio sottolineano la necessità di interventi mirati a liberare tempo clinico agli infermieri, restituendo centralità alle loro competenze specialistiche. Tra le soluzioni più urgenti vi è l’incremento del numero di operatori socio-sanitari e di personale amministrativo, in particolare durante i turni notturni, dove la mancanza di figure di supporto costringe gli infermieri a farsi carico di compiti non strettamente infermieristici.
È altrettanto importante investire in tecnologie digitali e servizi di supporto come trasporti interni e logistica, così da ridurre attività manuali e dispendiose in termini di tempo. Una riorganizzazione del lavoro basata sulle competenze, insieme a percorsi di formazione specifici sulla delega e sullo sviluppo di abilità di leadership, può migliorare la capacità degli infermieri di distribuire efficacemente le mansioni.
Infine, le politiche sanitarie dovrebbero orientarsi verso modelli di assistenza che riducano le attività improprie affidate agli infermieri e favoriscano una reale complementarità tra le diverse figure professionali. Solo in questo modo sarà possibile ottimizzare le risorse, rafforzare la sicurezza delle cure e garantire un utilizzo più efficiente delle competenze infermieristiche, soprattutto in un momento storico caratterizzato da una significativa carenza di personale.