“Stop al sessismo in corsia”, la Regione si mobilita dopo lo scandalo di Piacenza

Scritto il 19/05/2025
da Redazione

Dall’assemblea regionale dell’Emilia-Romagna la risoluzione sulle “buone pratiche” per rafforzare la prevenzione contro molestie, abusi, stalking e discriminazioni di genere all’interno delle Aziende sanitarie e degli enti regionali.

Attivazione di servizi di supporto e ascolto per chi subisce violenza

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La regione Emilia-Romagna ha definito le "buone pratiche" per rafforzare la prevenzione contro le molestie.

Mai più un altro ‘caso Piacenza’. Dalla Regione Emilia-Romagna arriva una risoluzione con gli indirizzi per scongiurare il ripetersi di violenze, abusi sessuali, stalking e intimidazioni di cui sono state bersaglio medici e infermieri donna nel reparto di Radiologia dell’ospedale della città emiliana.

Vicenda che ha portato agli arresti domiciliari del primario, Emanuele Micheletti, denunciato per violenza sessuale aggravata e atti persecutori da due vittime.

Consolidare nelle aziende e negli enti regionali misure anti-violenza

L’atto della Regione mira in sostanza a dare una risposta allo scandalo sul piano amministrativo ed evitare che si sviluppino condizioni analoghe in futuro e fa seguito alle parole dell’assessore regionale alla Sanità Massimo Fabi in Assemblea legislativa proprio sul caso di Piacenza.

Al testo della risoluzione, sottoscritta dai consiglieri di maggioranza, hanno lavorato in particolare la dem Simona Lembi e il civico Giovanni Gordini.

In dettaglio la proposta chiede di consolidare e sistematizzare, in particolare all’interno delle Aziende sanitarie e degli enti regionali, le misure già esistenti volte alla prevenzione e al contrasto delle violenze e molestie sessuali nei luoghi di lavoro, attraverso la pianificazione, d’intesa con i soggetti competenti, sindacati e centri antiviolenza in primis.

Potenziare canali di segnalazione riservati

Si pensa quindi alla formalizzazione e al potenziamento di canali riservati, trasparenti e facilmente accessibili per la segnalazione di condotte lesive, garantendo anonimato, tempestività e imparzialità nella loro gestione.

Si chiede poi la istituzionalizzazione di percorsi formativi obbligatori, rivolti all’insieme del personale del comparto e della dirigenza, finalizzati alla prevenzione delle molestie e alla promozione di ambienti di lavoro rispettosi della dignità della persona.

Costruire un clima organizzativo basato sul rispetto

Si vuole di fatto estendere le ‘buone pratiche’ già in uso in Regione anche ai Comuni. In diverse realtà regionali, in particolare all’interno di aziende sanitarie e ospedaliere – scrivono i consiglieri di centrosinistra – si registrano già buone pratiche volte alla promozione di ambienti di lavoro sicuri e alla prevenzione delle molestie, grazie all’introduzione di protocolli specifici, corsi di formazione obbligatoria e procedure di segnalazione.

Tuttavia, tali misure risultano in alcuni casi frammentarie, disomogenee o scarsamente formalizzate, con il rischio di lasciare scoperti proprio i contesti più esposti a squilibri di potere, come quelli ospedalieri.

Invece l’adozione di procedure trasparenti, riservate e tempestive per la raccolta e la gestione delle segnalazioni, garantendo l’anonimato e la tutela della persona segnalante, rappresenta un elemento imprescindibile nella costruzione di un clima organizzativo basato sul rispetto, sulla fiducia e sull’equità.

Sospensione e revoca degli incarichi a chi lede la dignità altrui

I firmatari dell’atto suggeriscono poi di introdurre anche forme di sospensione o revoca in caso di comportamenti lesivi della dignità della persona, quale criterio innovativo e strategico per rafforzare una dirigenza consapevole del proprio ruolo umano e istituzionale, capace di prevenire ogni forma di abuso di potere.

Contrastare le intimidazioni con servizi di ascolto per le vittime

Infine, si riconosce che in molti contesti organizzativi, in particolare in ambiti ad alta intensità relazionale e gerarchica, come quello sanitario, le situazioni di violenza e molestia sessuale possono rimanere silenti a causa di dinamiche di soggezione, dipendenza o paura di ritorsioni, che ostacolano la libera espressione del disagio e la possibilità per contrastare forme intimidatorie che impediscano la denuncia delle vessazioni.

Contro questo fenomeno, si propone quindi la predisposizione di servizi di supporto, accessibili anche in forma anonima, capaci di offrire ascolto, orientamento e sostegno a chi subisce violenza.