Più di 103mila accessi, 5.630 persone assistite al domicilio e 364mila prestazioni erogate dal 1° gennaio al 29 luglio 2024 in tutta l'area provinciale Aretina da parte delle infermiere e degli infermieri di famiglia e comunità. Sono i numeri del modello organizzativo di assistenza di prossimità voluto dalla Direzione aziendale USL Toscana Sud Est e messe in atto dal Dipartimento delle professioni infermieristiche e ostetriche dal 1° settembre 2021.
Infermieristica di famiglia e comunità che crea salute vera con il caring Cristina Visintin, IFeC di Asl Toscana Sud Est, durante l'assistenza
Marilù ha 80 anni ed è seguita dal Servizio Infermieristico Territoriale della Azienda Toscana Sud Est da ormai 3 anni per delle ulcere agli arti inferiori. Inizialmente le è stato diagnosticato un quadro di trombosi venosa profonda dopo aver eseguito gli accertamenti diagnostici del caso.
L’IFeC di riferimento che prende in cura la signora Marilù è Cristina Visintin , che programma con lei un’assistenza trisettimanale, durante la quale curerà le ulcere degli arti inferiori utilizzando medicazioni avanzate e bendaggi sulla base dei protocolli aziendali previsti per il trattamento delle lesioni complesse.
Nel frattempo, l’Azienda per la quale Cristina lavora, introduce un nuovo modello assistenziale infermieristico che prevede un accertamento basato sugli undici modelli funzionali della Gordon e l’individuazione di diagnosi infermieristiche Nanda-I per i modelli risultati disfunzionali. Sulle diagnosi infermieristiche principali si creano dei piani assistenziali infermieristici individualizzati che contengono NIC e NOC condivisi con l’assistito e il suo caregiver.
Durante un accesso domiciliare a casa di Marilù, l’IFeC Cristina esegue una rivalutazione sulla base della nuova documentazione e della formazione specifica effettuata. Nel corso del colloquio emerge un nuovo modello disfunzionale , quello del ruolo e relazioni che mette in evidenza il lutto grave da poco subito dalla signora per la perdita del marito; la diagnosi infermieristica identificata è quella della disponibilità a migliorare il lutto.
Cristina a questo punto inizia la costruzione del PAI e, in condivisione con la signora, individua come obiettivo da raggiungere quello di migliorare l’umore depresso (NOC) che Marilù dimostrava spesso (Likert) decidendo di soffermarsi 30min dopo aver fatto la medicazione abituale per dare un supporto emotivo (NIC).
Nel tempo trascorso insieme Marilù racconta di essere stata una bravissima sarta e di aver cucito a mano e a macchina vestiti per tutta la vita, a quel punto Cristina le chiede dove sia la sua macchina da cucire, lei le risponde che è collocata al piano superiore della casa e che lei non può più accedervi a causa della disabilità sua e del marito che in questi ultimi anni l’hanno costretta a trasferirsi al primo piano.
Quella sera Cristina decide come IFeC di attivare la rete del vicinato chiamando Simone che è il figlio del proprietario di un piccolo consorzio, proprio accanto alla casa di Marilù, chiedendogli se tramite uno scendi scale, che generalmente utilizza per il trasporto delle bombole, può aiutarla a portare la macchina da cucire al piano di sotto della signora. Ovviamente lui accetta subito, d’altronde in un piccolo paese ci si conosce tutti.
La felicità di Marilù si percepisce dagli occhi pieni di lacrime e di gioia per aver dopo tanti anni ritrovato la sua “compagna” di viaggio, la sua meravigliosa macchina da cucire. Dopo circa un mese da questo evento la signora ha ridotto del 50% le sue ulcere .
Nei mesi successivi la situazione è andata sempre migliorando fin tanto che le sue ulcere si sono quasi del tutto risolte, se non per una piccola ulcera di circa 1 cm che a distanza di tre mesi circa persisteva.
Un giorno Cristina, venendo a conoscenza di un’associazione di volontariato che si occupa di donne vittime di violenza che opera nella zona e che realizza sculture di ogni tipo con delle presine cucite a mano, decide di prendere contatto con questa associazione per offrire un nuovo sostegno a Marilù. L’associazione, felice di aiutarla, porta tutto il materiale necessario per la realizzazione delle presine da consegnare a Marilù.
Marilù si sente viva , parte di un progetto, e con le sue mani realizza lavori bellissimi; cucendo le presine ricuce anche tutte le sue ferite che finalmente si chiudono completamente.
La storia che abbiamo voluto raccontare rappresenta in toto il cambiamento culturale avvenuto in questi ultimi anni , dove grazie alla visione olistica del nostro DiPio e con grande merito della Direttrice dello stesso, la Dott.ssa Vianella Agostinelli , l’assistenza infermieristica nella nostra Azienda è passata da prestazionale a personalizzata.
Il processo di cambiamento che ci ha visti protagonisti è partito da una formazione specifica per IfeC, durante la quale sono stati trasmessi valori e nozioni essenziali per la crescita umana e professionale degli infermieri operanti sul territorio.
Gli argomenti trattati partono dal riconoscimento dell’identità, allo sviluppo delle competenze avanzate, alla comprensione dei bisogni di assistenza infermieristica della persona e della comunità, all’orientamento dei servizi e al confronto tra professionisti con l’obiettivo principale di sviluppare un linguaggio comune.
Il percorso di cambiamento ha previsto anche una revisione della documentazione infermieristica territoriale la cui diffusione è stata agevolata dalla creazione di nuove figure infermieristiche aziendali, chiamate Caring Leaders , deputate alla facilitazione dell’utilizzo dei nuovi processi di cura in tutti i setting domiciliari.
Come ogni cambiamento, inizialmente le difficoltà non sono mancate, soprattutto per quanto riguarda la presa di coscienza da parte degli infermieri di essere dei professionisti, capaci di operare anche in autonomia e non solo in team; tuttavia, ad oggi la consapevolezza di ciò è aumentata e gli IfeC sono adesso una realtà imprescindibile per tutta la popolazione, capaci di garantire la continuità del processo di caring nella presa in cura di casi complessi tra territorio, ospedale e territorio.
Articolo a cura di:
Cristina Visintin Gian Maria Rossi Palmiro Ravai