In corsia, alla scoperta della professione di infermiere

Scritto il 19/01/2017
da Leila Ben Salah

Il momento più bello è quando i pazienti ti ringraziano. Ecco, questo ti ripaga di tutte le fatiche. Elisabetta Fasciani è una studentessa dell’Università di Tor Vergata a Roma e insieme a Mario Spolitu ha partecipato al 35° Congresso Nazionale Aniarti.

Le difficoltà iniziali e poi la scoperta della formazione sul campo

Un’occasione per parlare della propria esperienza e raccontare la vita da studente e in corsia. Si tratta di un’esperienza molto formativa - dicono i due studenti - che ti permette di ampliare le conoscenze nell’ambito dell’area critica. Non è stato certo semplice. All’inizio avevamo molta paura - ammette Elisabetta - ma poi gli workshop ci hanno tranquillizzato, permettendoci anche il confronto con i futuri colleghi.

Il momento più bello

Il momento che mi è rimasto più impresso - racconta Mario - è stato quando aiutavo a mangiare una signora che poverina riusciva a malapena a ingoiare eppure ha trovato la forza di ringraziarmi e aveva le lacrime agli occhi.

Ecco il rapporto con il paziente sembra essere al centro di tutto. È questo che spinge a intraprendere la strada della professione infermieristica e ciò che ripaga del duro lavoro e della fatica negli studi. E poi - scherza ancora Mario - c’è anche una signora che mi ha chiesto di sposarla!

Il primo giorno di tirocinio rimarrà per sempre nella mente dei due ragazzi. Eravamo all’unità spinale Cto Roma Garbatella - raccontano - un reparto piuttosto complesso ed è stato traumatizzante, almeno all’inizio. Poi però ce ne siamo andati via con le lacrime, abbracciando i pazienti, perché si era creato un feeling bellissimo tra di noi.

È stato in quel reparto che Mario ha capito quanto fosse bella la professione dell’infermiere e quanto la vita gli avesse offerto un’opportunità davvero importante.