La stima attuale di persone portatrici di stomia in Italia è di circa 75mila. Un paziente stomizzato può rivolgersi anche a uno studio professionale di fisioterapia per il recupero post-operatorio. Per questo il fisioterapista dovrebbe sapere riconoscere le implicazioni di una stomia nella parete addominale e nella vita personale e allo stesso tempo individuarne e supportare le potenzialità di un paziente stomizzato.
Un po’ di numeri sulle stomie in Italia
Non esistono dati statistici certi sul numero di persone con stomia nel nostro paese. Secondo la Federazione Associazioni Incontinenti e Stomizzati (Fais), l’attuale stima di circa 75.000 persone stomizzate in Italia è un dato fondato su rilevazioni statistiche autonome e sporadiche a cura delle associazioni italiane.
Questo numero comprende sia le enterostomie che le urostomie. Nel caso delle urostomie gli ureteri vengono entrambi esteriorizzati attraverso la cute, oppure riuniti ed esteriorizzati attraverso un tratto di ileo defunzionalizzato.
Le stomie intestinali, invece, si differenziano in colostomia, ileostomia, laterali (a canna di fucile), terminali e possono essere temporanee o definitive.
Dobbiamo tenere presente che ogni stomia ha un proprio disegno, customizzato sulle caratteristiche morfologiche e cliniche del singolo paziente per ridurre l’impatto estetico, mantenere la funzionalità e garantire l’adesione del dispositivo in qualsiasi postura.
Gestione della persona stomizzata in studio fisioterapico
Il fisioterapista che prenda in carico una persona portatrice di stomia sa che dovrà tenere conto delle principali complicanze e delle condizioni generali del paziente, nonché del posizionamento dello stoma e del grado di confidenza del paziente nella gestione del presidio.
Il professionista valuterà il grado di reclutamento della muscolatura e in particolare del muscolo trasverso dell’addome e in base a questo potrà gestire i carichi di lavoro adatti rispetto alla fase post-operatoria.