Condizioni di lavoro stressanti – come tensione lavorativa, bullismo sul posto di lavoro ed orari di lavoro lunghi - causano rischi per la salute mentale e fisica dei lavoratori. Anche un ambiente di lavoro stressante impatta pertanto sulla cattiva salute, al pari di altri fattori legati allo stile di vita. La tensione lavorativa può essere descritta come una combinazione di elevata domanda di lavoro, scarso controllo sul lavoro ed ingiustizia lavorativa. Lo rileva uno studio pubblicato su The Lancet, “
”.
Ambiente di lavoro sicuro è principio fondamentale dei diritti dei lavoratori
Infermiera stressata
Gli autori, Kivimaki e Batty, evidenziano come i dipendenti che sperimentano e segnalano problemi sul posto di lavoro, dal bullismo alla violenza , abbiano una incidenza di depressione 1,5 volte maggiore nonché tassi di suicidio elevati.
Seppur inferiori rispetto a quelli causati dalla disoccupazione e pur riconoscendo che i fattori di stress più dannosi per la salute mentale sembrano manifestarsi prima dell'età adulta (per esposizione a maltrattamenti e violenza domestica durante l'infanzia), questi dati sullo stress correlato all'occupazione risultano comunque preoccupanti.
Le evidenze dimostrano che lo stress causato dal lavoro o generato dall'ambiente in cui si svolge aumenta il rischio di malattie cardiometaboliche e rende maggiormente suscettibili alle malattie infettive.
Questo eccesso di rischio risulta meno marcato rispetto ad altri fattori causali noti legati allo stile di vita, come il fumo, l'obesità, l'ipertensione e il colesterolo sierico elevato. Tuttavia, gli autori hanno rilevato che per alcuni gruppi di popolazione lo stress correlato al lavoro risulta particolarmente dannoso sia per l'insorgenza di numerose condizioni patologiche sia per un peggioramento della mortalità. In coloro che soffrono di malattie cardiovascolari preesistenti, diabete ed arteriosclerosi, lo stress può scatenare infatti eventi clinici gravi come aritmia, infarto miocardico, cardiomiopatia ed ictus con esiti anche fatali.
Sebbene le conseguenze dello stress sulla salute siano variabili in base all'esito, si ritiene che gli operatori sanitari - che potrebbero essere altresì coinvolti nello stesso rischio per il carico e la tipologia del proprio lavoro – dovrebbero essere attenti ad acquisire nell'anamnesi sanitaria anche informazioni specifiche sui livelli di stress del paziente, dentro e fuori il posto di lavoro, perché questi individui stressati potrebbero avere bisogno di un maggiore grado di monitoraggio e supporto se vogliono aderire ai consigli sullo stile di vita e sul trattamento della malattia.
In generale il lavoro, anche quello che non genera stress per i fattori causali precedentemente descritti, è inoltre considerato un determinante sociale fondamentale delle disuguaglianze sanitarie, soprattutto quando è precario, a basso salario, sfruttato anche in maniera estrema, forzato ed illegale come la tratta di esseri umani ed il lavoro minorile pericoloso.
Si stima che siano circa 21 milioni le persone che nel mondo si trovano in situazioni di schiavitù lavorativa e che i lavoratori bambini siano circa 160 milioni laddove i meccanismi di protezione dell'infanzia sono più deboli.
Le persone che hanno maggiori probabilità di sperimentare condizioni lavorative dannose per la salute nonché di sfruttamento sono i lavoratori migranti internazionali, sono circa 169 milioni. Hanno tassi più elevati di infortuni fisici e mentali e di mortalità e sviluppano vari problemi di salute. È quanto descrive l'articolo “Affrontare lo sfruttamento del lavoro nella forza di lavoro globale ”, pubblicato su The Lancet, in cui gli autori denunciano come le attuali transizioni sociali, tecnologiche, ambientali, economiche e politiche stiano creando nuove condizioni per lo sfruttamento dei lavoratori. Gli studiosi descrivono questo fenomeno crescente come “uberizzazione del lavoro” e come “dispotismo dell'algoritmo” l'altrettanto crescente sottomissione dei lavoratori a questo sistema.
Di fronte a questo preoccupante panorama, Zimmermann, Hargreaves et al. ritengono tuttavia che queste profonde transizioni, che caratterizzano il nostro tempo e che stanno investendo le società globali, potrebbero invece creare opportunità per realizzare mezzi di sussistenza più sicuri ed equi ed attuare misure di protezione sanitaria e sociali più forti.
Ciò potrebbe essere possibile innanzitutto misurando le dimensioni dello sfruttamento e dei danni associati, indagando soprattutto nei paesi dove i dati sono scarsi e sottoesplorati. Occorre eliminare la cecità del mondo su questo fenomeno perché dal punto di vista della salute globale questo divario di prove distorte è imperdonabile, considerando il numero di lavoratori non protetti che producono l'approvvigionamento alimentare mondiale, costruiscono strade nazionali e città in espansione, producono vestiti e chip per computer, portano alla luce minerali essenziali per veicoli elettrici rispettosi del clima e per fornire servizi essenziali , denunciano.
Sebbene i dati sui bisogni di protezione sanitaria dei lavoratori a basso salario siano insufficienti ed imperfetti, non sono del tutto indisponibili, pertanto gli esperti ritengono che i dati sugli infortuni sul lavoro potrebbero essere indagati cercando nei registri degli incidenti della polizia e dei risarcimenti o nei database di salute e sicurezza sul lavoro degli ispettorati del lavoro. L'onere globale correlato al lavoro è immenso, anche utilizzando gli strumenti dell'Organizzazione Internazionale del lavoro (ILO) per le indagini sulla forza lavoro, cos' che si ignorano molte forme di sfruttamento, abusi estremi restano impuniti e non si possono impedire le conseguenze sanitarie più ampie e gravi.
Secondo gli autori calcolare il peso globale dello sfruttamento lavorativo tra i lavoratori a basso salario non risolverà il loro problema di salute ma mostrerà senza dubbio che possono essere realizzati dei potenziali vantaggi per la salute derivanti dall'attuazione di politiche sociali inclusive, di servizi sanitari accessibili a tutti i lavoratori, di norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro, di diritto dei lavoratori alla salute, di contrattazione collettiva contro le condizioni di lavoro più miserabili.
Poiché il diritto ad un ambiente di lavoro sicuro e sano è stato dichiarato un principio fondamentale dei diritti dei lavoratori, è giunto il momento di effettuare un serio esame dei costi dei danni subiti dalla nostra forza lavoro più numerosa ed altamente sottovalutata, e di attuare maggiori sforzi per ridurre il peso sanitario globale dello sfruttamento lavorativo , concludono.