Adesso chiediamo al Parlamento di vegliare e tutelare su queste risorse.
6 miliardi in tre anni per il Ssn, Fnopi: riequilibro e crescita organici
Due miliardi in più destinati al fondo sanitario nazionale nel 2022. E ancora, altri due miliardi rispettivamente nel 2023 e nel 2024. Infine, nuove risorse sono destinate al fondo per i farmaci innovativi e alla spesa per i vaccini e farmaci per arginare la pandemia Covid-19.
Per inquadrare la misura occorre fare una premessa: nella serata del 19 ottobre il Consiglio dei ministri ha approvato il “Documento programmatico di bilancio per il 2022”, che presenta le principali linee di intervento che verranno declinate nel disegno di legge di bilancio nonché gli effetti sui principali indicatori macroeconomici e di finanza pubblica.
In via di trasmissione sia alle autorità europee sia al Parlamento, il documento rimanda al quadro programmatico definito nella Nota di aggiornamento al Def, il Documento di economia e finanza 2021 (prospetta uno scenario di crescita dell’economia italiana e di graduale riduzione del deficit e del debito pubblico. L’intonazione della politica di bilancio rimane espansiva nei prossimi due anni e poi diventa gradualmente più concentrata sulla riduzione del rapporto debito/Pil
, scrive il ministro dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco, nella premessa al documento approvato dal Consiglio dei ministri del 29 settembre) e quantifica le misure inserite nella manovra di bilancio. Quest’ultima, dunque, mira a supportare l’economia nella fase di uscita dalla pandemia e, al contempo, a rafforzare il tasso di crescita nel medio termine. L’intento è anche quello di ridurre il carico fiscale per famiglie e imprese.
Manovra 2022 con 6 miliardi in tre anni per il Servizio sanitario nazionale. La prima bozza della Legge di Bilancio 2022 pone sul piatto una serie di risorse fondamentali da affiancare a quelle del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che sono comunque “a termine” (si interrompono nel 2026) necessarie in particolare a riempire di “contenuti” (i professionisti), i “contenitori” che il Recovery Plan ha previsto e progettato per la salute sul territorio.
Come ricorda la Fnopi, che nella sua nota parla di risorse ottenute grazie all’intervento del ministro della Salute, Roberto Speranza, costante nell’operare per riequilibrare, dopo anni di tagli, il fondo sanitario, risorse che le Federazioni dei professionisti della sanità hanno chiesto per riuscire a integrare gli organici oramai ai minimi termini.
Spiega la presidente della Fnopi, Barbara Mangicavalli: Ringraziamo il ministro Speranza per la sua azione che ha portato altro ossigeno alle casse del Servizio sanitario nazionale, e dopo i due miliardi previsti nel 2019, aumentati a 10 per l’emergenza Covid nel 2020 e poi a 20 con il Pnrr, è riuscito a introdurre un meccanismo di crescita del fondo più stabile che è quello che chiediamo ormai da tempo: l’integrazione degli organici non può essere condotta mediante risorse “a tempo” perché i contratti si devono rinnovare, né si può proseguire con l’immissione di nuovi precari come durante l’emergenza è stato indispensabile fare
.
Un passo avanti più che rilevante, dunque, quello che è stato compiuto, nell’ambito di un’organizzazione della sanità nazionale con le previsioni attuali della manovra 2022 e la rilevanza di scelte che si muovono, in concreto, nel senso della tutela della salute collettiva.
Gli infermieri che mancano nel nostro Paese – prosegue la presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche – sono oltre 60mila. Una parte, gli infermieri di famiglia e comunità, è stata prevista e finanziata nel decreto Rilancio (anche se sono operativi soltanto il 12% dei professionisti previsti), ma permane un universo di precari e di vincitori di concorsi pronti a ristabilire il necessario equilibrio di professionisti nel Servizio sanitario nazionale che senza risorse sarebbe rimasto ancora in standby
.
Quindi la richiesta, avanzata nei confronti del Parlamento, affinché vegli e tuteli su tali risorse. E, una volta che la manovra 2022 sarà legge, gli infermieri chiedono al governo e alle Regioni di prevedere nuovi organici anche allargando la disponibilità didattica degli atenei, introducendo le specializzazioni infermieristiche (anche l’infermiere di famiglia e comunità lo è) e condizioni di lavoro analoghe a quelle dei colleghi degli altri paesi europei
, chiosa Mangiacavalli.