Cosa dice la letteratura sull’utilizzo del tourniquet (TQ)
Nel testo di Graham et al (1992) dal titolo “The Medical Department - Medical Service in the European Theatre of Operations — US Army Center of Military History", viene riportato:
I soldati, medici o non medici, usavano regolarmente, ma in modo improprio, i lacci emostatici. Li applicavano inutilmente; li lasciavano allentati per troppo tempo; e occasionalmente trasferivano i pazienti con i lacci emostatici nascosti da coperte o vestiti, che quindi non venivano scoperti fino a quando l'arto non andava in ischemia. Cercando di prevenire tali abusi, il chirurgo della Settima Armata ordinò che "l'unica indicazione" per l'applicazione di un laccio emostatico dovesse essere "un'emorragia attiva a getto da un'arteria principale" e che i medici sul campo o presso le postazioni di soccorso del battaglione dovessero annotare la presenza di un laccio emostatico su un paziente in lettere maiuscole
.
La letteratura, anche recente, ha analizzato le indicazioni e i reali benefici del tourniquet, evidenziandone l’utilità in condizioni di emergenza, ma nel contempo la sua pericolosità qualora venga utilizzato per lungo periodo o in maniera impropria.
Gli studi mettono in luce la sua utilità nella gestione delle emorragie delle estremità, con una sensibile riduzione della mortalità.
Caratteristiche del tourniquet
Nel corso dei secoli, le caratteristiche strutturali del tourniquet si sono modificate in maniera importante. I primi tourniquet avevano caratteristiche molto simili a quelle di una cintura che veniva stretta a monte della ferita.
I tourniquet presenti oggi in commercio utilizzano lo stesso principio, ma sono spesso dotati di un sistema di tiraggio che permette di stringere e bloccare il flusso ematico. In commercio sono presenti anche tourniquet pneumatici. Questi ultimi sono dotati di una pompa che permette di gonfiare il bracciale (in maniera simile ad uno sfigmomanometro) e un manometro in grado di mostrare in maniera precisa la pressione di gonfiaggio.
Indicazioni all’uso del tourniquet
Il tourniquet viene utilizzato quando vi è un sanguinamento che interessa le estremità di un arto.
In linea generale, un sanguinamento dovrebbe essere prima trattato con un tamponamento/emostasi manuale o attraverso una medicazione compressiva. Quando questo non può essere fatto, o in caso di amputazione o sub amputazione, si ricorre all’utilizzo del tourniquet.
In particolare, gli studi hanno mostrato che sono quattro le categorie di pazienti sulle quali viene più spesso utilizzato il TQ e sono:
- Arti con lesioni minori, senza lesioni vascolari. Rappresentano la percentuale maggiore dei pazienti qui quali viene utilizzato il TQ
- Arti con gravi lesioni vascolari, ma per i quali si riesce a controllare l’emorragia con l’applicazione del laccio emostatico o con la pressione
- Arti con gravi lesioni vascolari e sanguinamento continuo
- Arti con una lesione che presentano un’amputazione totale o sub totale
Come si posiziona il tourniquet
Il tourniquet va posizionato a monte del sanguinamento o amputazione, a circa 10 cm dalla fonte di sanguinamento, in modo da bloccare il flusso ematico verso la periferia.
Il tourniquet può essere utilizzato esclusivamente per le lesioni degli arti (superiori o inferiori) e non deve essere assolutamente utilizzato per lesioni che coinvolgono torace, addome, testa e collo.
Una volta posizionato, è importante riportare l’orario in cui è stato posizionato, in modo da riuscire a quantificare il tempo di permanenza.
In linea generale, il tourniquet deve essere rimosso il prima possibile, per evitare che si vengano a creare lesioni permanenti a muscoli, tendini e vasi.
Complicanze e rischi da TQ
Il TQ ha buone indicazioni in condizioni di emergenza, tuttavia, non appena possibile, è necessario sostituirlo perché la sua permanenza rischia di causare danni.
I principali rischi legati al TQ sono:
- Ischemia e danni tissutali, con un rischio aumentato di perdita dell’arto
- Sviluppo di sindrome compartimentale, che causa un aumento di pressione all’interno di un compartimento muscolare e conseguenti danni tissutali e perdita delle funzionalità dell’arto
- Danno da riperfusione, che può portare a coagulopatia, acidosi, insufficienza renale e ipotensione
- Dolore