Anche gli OSS sono coinvolti nella gestione del rischio clinico
Il livello dal quale dovremmo partire, o più precisamente, trovarci tutti nasce da una frase di Kaoru Ishikawa il quale, parlando appunto di “cultura dell’errore”, affermava: così il cambiamento ci porterà a domandarci non più chi è stato, ma perché è accaduto?
È evidente quanto tale filosofia miri a porre tutti sullo stesso livello.
Questa consapevolezza ed azzardo derivano, come detto, da una cultura incentrata non più sul colpevolizzare colui/colei che ha commesso un errore, ma piuttosto sull’analizzare le reali cause che hanno “condotto” e determinato l’evento negativo. La stessa filosofia appena citata è stata in grado anche di produrre una nuova e completa definizione di gestione del rischio clinico: attività cliniche ed amministrative intraprese per identificare, valutare e ridurre il rischio di danni ai pazienti, allo staff ed ai visitatori e il rischio di perdite per la stessa organizzazione
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Senza dubbio dentro siffatto concetto convivono varie professioni, tutte corresponsabili della identificazione, valutazione e riduzione dei rischi nei confronti di tutti gli attori dei vari processi assistenziali, riabilitativi, curativi ecc.
Per questo ed altri motivi anche l’operatore sociosanitario può e deve segnalare:
Gli errori: fallimenti di una o più azioni pianificate per il raggiungimento di uno scopo desiderato
Le violazioni: deviazioni deliberate dalle pratiche operative sicure, dalle procedure, standard e protocolli. Possono essere di varia natura:
- Violazioni di routine: semplificazioni rispetto a regole di cui non si comprende la necessità o troppo complicate da rispettare
- Violazioni per interesse: fatte per interesse personale
- Violazioni necessarie o eccezionali: quando si ritiene che ciò sia l’unico modo di svolgere il lavoro nell’interesse del paziente
Non è un lavoro facile e scontato: non lo è perché ancora oggi vige nella gran parte dei contesti lavorativi, una cultura sanzionatoria, fatta di rimproveri, richiami e sanzioni. Le misure sanzionatorie, o le reprimende (dirette ai soli operatori coinvolti) hanno dimostrato di avere un effetto molto limitato, e tale modello di lavoro non è assolutamente in linea con quanto detto finora.
Dovremmo cercare di costruire un sistema che renda facile fare le cose giuste e difficile fare quelle sbagliate
(J.C. Misson, 2016 Australia). Per questo è indispensabile anche il contributo degli operatori di supporto, in modo che le attività comincino a funzionare già dalla prima linea e non solamente a livello teorico o dirigenziale.
Se tutto fallisce però, se nessuno (OSS compresi) è riuscito ad evitare il concretizzarsi di un errore o di una violazione, saremo poi costretti a gestire le conseguenze di:
- Evento avverso: evento inatteso correlato al processo assistenziale e che comporta un danno al paziente, non intenzionale e indesiderabile
- Evento sentinella: evento avverso di particolare gravità, potenzialmente indicativo di un serio malfunzionamento del sistema, che può comportare morte o grave danno al paziente e che determina una perdita di fiducia dei cittadini nei confronti del servizio sanitario
- Evento senza danno: ogni incidente non intenzionale o inatteso accaduto, ma che non ha provocato danno
- Evento evitato (near miss): errore che ha la potenzialità di causare un evento avverso che non si verifica per un caso fortuito o perché intercettato o perché non ha conseguenze avverse per il paziente
- Evento indesiderato: ogni accadimento inatteso che ha causato danno o ne aveva la potenzialità, nei riguardi di un utente, paziente o operatore, ovvero ogni evento che riguarda il malfunzionamento e danneggiamento o la perdita di attrezzature o proprietà, ovvero ogni evento che potrebbe dare luogo a contenzioso