Origini del parto attivo
A coniare l’espressione “parto attivo” (Active Birth) fu Janet Balaskas, fondatrice del movimento Active Birth nato nel 1982. Per parto attivo intende il parto nel quale la donna ha la libertà di muoversi, scegliere le posizioni preferite sia in travaglio che nella fase espulsiva. Nel parto attivo, che è il coronamento di una gravidanza attiva, le energie della donna sono le protagoniste del parto.
La donna, in altre parole, prende il potere sul parto, è artefice e responsabile delle scelte che la riguardano e non una paziente succube della situazione. Tra i più grandi sostenitori del parto attivo ritroviamo il medico chirurgo e ostetrico francese Michel Odent, che crede nell’istintualità della donna che deve essere libera di esprimersi, quindi camminare, gridare, partorire nella posizione che preferisce. Nella sua visione il rispetto di queste componenti e il rispetto per le prime esperienze sensoriali, motorie e di relazione del neonato, cambierebbe il modo di venire al mondo e quindi, secondo il concetto di salute primale, l’equilibrio psico-fisico prima del bambino e poi dell’adulto.
Il parto attivo si contrappone a quel modello patriarcale che con l’avvento dell’ospedalizzazione negli anni 70 aveva portato ad una medicalizzazione dell’evento parto. Le donne venivano sottoposte ad interventi inutili e fastidiosi, vivevano passivamente l’evento nascita e le proprie competenze innate venivano del tutto delegate alla figura medica.
Ruolo della donna nel parto attivo
Nel parto attivo si manifesta tutto il protagonismo femminile, perché la donna si abbandona e ascolta il proprio corpo, dà precedenza a ciò che sente rispetto a ciò che è ideale ed esplicita tutta la sua capacità decisionale nel definire e scegliere gli ausili che le occorrono per partorire (movimento, posizioni libere, vocalizzazione, respirazione, uso dell’acqua, del massaggio, dell’aromaterapia, dell’omeopatia ecc.) e il luogo della nascita (casa, ospedale, casa maternità).
Ruolo dell’ostetrica nel parto attivo
Affinché la donna possa essere libera di scegliere come affrontare il parto è necessaria una buona informazione da parte degli operatori del settore, ovvero una buona preparazione al parto che si attua in gravidanza durante i corsi di accompagnamento alla nascita condotti dalle ostetriche.
La scelta informata della donna passa attraverso una fase di decondizionamento culturale, ovvero viene fatto un lavoro di acquisizione di consapevolezza sulla naturalità dell’evento nascita e sul fatto che la donna abbia in sé le potenzialità per ascoltare il proprio corpo, leggerne i segnali, assecondarli così da affrontare il travaglio e portare alla luce il suo bambino, contrariamente al modello sociale corrente che è il risultato di una massiccia medicalizzazione ed espressione di sfiducia verso la fisiologia della nascita, modo di fare che si traduce in un interventismo ingiustificato.
La fase successiva è far conoscere e far usare alla donna il movimento e le posizioni verticali per affrontare il dolore, stimolare le risposte ormonali naturali e facilitare dunque la progressione del travaglio.
È confermata dalle evidenze scientifiche l’importanza dell’uso delle posizioni libere in travaglio e durante il periodo espulsivo. L’ostetrica quindi:
- Ascolta, osserva e sostiene emotivamente la donna durante il travaglio come presenza attivante le risorse endogene della donna
- Rispetta il neonato nei suoi bisogni e aspettative alla nascita
- Favorisce il primo incontro neonato-madre-padre
- Crea un ambiente ideale per una nascita senza violenza
- Costruisce una relazione empatica e terapeutica con la donna
- Ha fiducia del processo fisiologico del parto
- Crea una transizione tra fisiologia e tecnica quando si rende necessario