Nel caso di anomalie cardiotocografiche di categoria II o III (Classificazione NICHD/ACOG) che indicano la presenza di insulti ipossici in atto, ma non ancora francamente patologici, è previsto e consigliato un atteggiamento conservativo volto all’individuazione e alla rimozione dei possibili stimoli ipossici sul feto e alla risoluzione del problema, quando possibile. Quindi, per
intendiamo l’insieme delle manovre conservative che tendono a rendere reversibile l’insulto ipossico di entità lieve-media, al fine di migliorare l’ossigenazione fetale sia nella prospettiva di poter concludere il parto per via vaginale, sia per favorire il benessere feto-neonatale, qualora si renda necessario il parto addominale. Per poter mettere in atto tali manovre si rende necessaria una corretta valutazione eziopatogenetica della situazione clinica e/o delle caratteristiche della frequenza cardiaca fetale.
Cosa fare in presenza di un CTG con anomalie da ipossia Il cambio frequente della postura materna migliora l'outcome del travaglio
Di seguito un elenco dei possibili interventi rianimatori in utero da utilizzare, in periodo dilatante o espulsivo, a seconda di quale sia la causa sospettata per l’alterazione del CTG . Si specifica che il ricorso simultaneo a più interventi può essere appropriato e potenzialmente più efficace rispetto ad un utilizzo singolo o progressivo.
Correzione posizione materna La posizione materna in decubito laterale sinistro riduce la compressione cavale, migliorando il ritorno venoso a livello cardiaco, con conseguente aumento della gittata cardiaca materna e della perfusione placentare.
È dimostrato che il cambio frequente della postura materna migliora l’outcome del travaglio . Occorre evitare la posizione supina e prediligere le posizioni sul fianco sinistro o destro .
Correzione febbre materna Utilizzare paracetamolo per eliminare l’ipertermia materna, causa di ipossia relativa per il feto.
Correzione acidosi materna Favorire idratazione frequente e alimentazione con cibi zuccherini e leggeri. Talvolta la donna, affaticata e disidratata da un travaglio prolungato, è lei stessa acidosica. Ciò che va evitato è una condizione di acidosi fetale materno-genica.
Correzione ipovolemia materna Per correggere l’ipovolemia materna la terapia adeguata è l’infusione rapida di 1000cc di soluzione fisiologica . L’ossigenazione fetale è dipendente dalla perfusione utero-placentare e, pertanto, è necessario un ottimo volume intravascolare. Inoltre, l’iperidratazione materna può contribuire anche a ridurre l’attività contrattile uterina se presente iniziale tachisistolia.
Ossigenoterapia materna La somministrazione di ossigeno alla madre, tramite maschera facciale a 10L/min, potrebbe essere fatta per un periodo non superiore ai 20 minuti solo per correggere uno stato di ipossia materna, cioè in quelle condizioni in cui vi sia un’inadeguatezza della via ossigenativa a carico di polmoni, cuore o albero vascolare.
Attualmente non ci sono trial randomizzati controllati evidenzianti che questo intervento, eseguito da solo senza altre manovre, sia efficace quando l’ossigenazione materna è adeguata.
Sospensione di uterotonici e/o somministrazione di tocolitici In presenza di eccessiva contrattilità uterina (ipertono, tachisistolia, intervallo troppo breve tra le contrazioni), si possono verificare alterazioni del CTG conseguenti all’ipossia fetale. Tale situazione può insorgere spontaneamente o su base iatrogena (somministrazione di prostaglandine o di ossitocina).
L’interruzione o la diminuzione della velocità d’infusione ossitocica riduce lo stimolo contrattile delle cellule muscolari lisce uterine e, se l’anomalia del CTG è indotta dall’ipercontrattilità uterina, porta ad un miglioramento del tracciato stesso. Nel caso in cui permangano alterazioni cardiotocografiche nonostante le misure sopracitate, la terapia di scelta è la tocolisi con un beta mimetico (ritodrina) o con il bolo di tractocile.
Modificare le spinte materne Spingere ogni 2-3 contrazioni o sospendere temporaneamente le spinte orientate per evitare gli effetti negativi che la manovra di Valsalva produce sulla perfusione utero-placentare.
Favorire la spinta spontanea che prevede un aumento inferiore della pressione intratoracica materna e quindi una migliore ossigenazione fetale e un aumento dei tempi di recupero tra una contrazione e l’altra.
Amnioinfusione terapeutica Consiste nell’infusione intramniotica di soluzione fisiologica , meglio se a temperatura corporea, attraverso un catetere transcervicale, durante il travaglio di parto.
Attualmente, l’unica indicazione è l’oligo/anidramnios associato a decelerazioni variabili ripetitive : l’infusione di liquido endocavitario può modificare la compressione del funicolo e quindi ridurre la frequenza di decelerazioni variabili registrate. Si tratta di una procedura per la quale è necessario un adeguato training.