Definizione di fase di latenza o fase prodromica del travaglio
Prendendo in considerazione la più recente definizione presente nelle linee guida OMS 2018 “Intrapartum care for a positive childbirth experience”, la fase di latenza o fase prodromica del travaglio è un periodo di tempo, non necessariamente continuo, caratterizzato da contrazioni uterine dolorose e modificazioni variabili del collo uterino che includono un certo grado di appianamento ed una lenta progressione della dilatazione fino ai 5 centimetri sia per la primigravida che per la pluripara.
In base ai nuovi studi cervicometrici il nuovo cut-off per la diagnosi di travaglio attivo è posto a 5-6 cm di dilatazione, poiché il travaglio può non accelerare spontaneamente prima che la dilatazione sia arrivata a 5 centimetri ed è quindi possibile che vada incontro a fasi di arresto senza conseguenze.
Dunque, gli interventi medici per accelerare il travaglio e il parto (ossitocina o taglio cesareo) prima dei 5 cm non sono raccomandati se le condizioni materne e fetali sono rassicuranti. Tuttavia, non è sufficiente solo la dilatazione cervicale al fine della diagnosi, poiché spesso non rappresenta l’esperienza e la realtà delle partorienti.
Questo rende evidente che la visita vaginale non è e non deve essere il primo metodo per porre diagnosi di fase latente o attiva del travaglio. Risulta utile un approccio in cui vengono considerate le reazioni delle donne, i messaggi verbali e non verbali, le modalità di respirazione, le reazioni comportamentali ed emozionali.
Infine, resta il fatto che sia difficile determinare il momento preciso dell’inizio della fase attiva del travaglio per l’unicità di ciascuna donna nel presentare i differenti segni clinici.
Perché è importante riconoscere e gestire la fase latente del travaglio
Saper riconoscere e comprendere quale fase del travaglio sta attraversando la donna è fondamentale per due principali motivi:
- Misconoscere una fase latente del travaglio e quindi considerarla attiva può comportare induzioni iatrogene o accelerazioni inutili, oltre a determinare una condizione emotiva più difficile per la donna/coppia legata alla percezione di allungamento dei tempi o ad aspettative deluse per modificazioni che non si realizzano
- Misconoscere una fase attiva del travaglio e quindi considerarla latente non consente di offrire una vigilanza assistenziale ottimale e, in molte realtà ospedaliere italiane, la giusta vicinanza affettiva
Segni clinici: focus on
Tutte le fasi del travaglio sono caratterizzate da specifiche variazioni neuroendocrine che ne determinano i segni clinici, lo stato emotivo-comportamentale e ne condizionano l’andamento.
Segni clinici della fase latente
- Contrazioni uterine irregolari per tutti i caratteri (frequenza, intensità, durata)
- Diversa localizzazione del dolore
- Muco denso e trasparente
- Aumento dei movimenti fetali attivi
- Pallore, tachicardia, tachipnea, ripetute scariche intestinali, frequente stimolo alla minzione (dovuti ad alti livelli di adrenalina in circolo)
- Difficoltà di riposo
- Donna vigile e recettiva
- Bisogno di movimento
- Parte presentata ballottabile
- Caratteristiche specifiche della cervice (posizione, raccorciamento, consistenza, dilatazione)
Stato emotivo- comportamentale
Dal punto di vista emotivo-comportamentale è la fase della conflittualità ovvero il conflitto tra il desiderio di entrare nell’esperienza e di starne fuori.
È caratterizzata da: