La sepsi materna è una condizione pericolosa per la vita
Nel 2016 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha proposto la nuova definizione di sepsi materna: “La Sepsi materna è una condizione pericolosa per la vita definita come una disfunzione d’organo conseguente a un’infezione contratta durante la gravidanza, il parto, e il periodo post-aborto o il periodo post-partum (ossia lasso di tempo fra la rottura delle membrane o il parto e il 42° giorno del puerperio)”.
La definizione di sepsi, nella popolazione ostetrica, riguarda le infezioni che possono manifestarsi a carico di numerosi apparati.
Quelli più frequentemente coinvolti sono:
Dalla definizione ne consegue che il binomio infezione - danno d’organo è alla base della diagnosi di sepsi materna, ovvero se riscontriamo un’infezione certa o sospetta dobbiamo sempre verificare la presenza di un danno d’organo per porre la diagnosi di sepsi, ugualmente se riscontriamo un danno d’organo non altrimenti spiegabile, dobbiamo sempre verificare la presenza di un’infezione certa o sospetta per porre una diagnosi di sepsi materna.
In attesa della messa a punto di criteri diagnostici di sepsi materna validati a livello internazionale, in Italia vengono proposti quelli adottati nel progetto GLOSS (Global maternal and neonatal Sepsis Initiative) portato avanti dall’ItOSS (Italian Obstetric Surveillance System) che sono stati definiti prendendo come riferimento i criteri del Third Internatonal Consensus Definitions for Sepsis and Septic Shock (Sepsis-3) e adattandoli alla popolazione delle donne in gravidanza o entro 42 giorni dal suo esito.
Il progetto ItOSS ha adottato i seguenti criteri diagnostici per la diagnosi clinica di infezione e di danno d’organo:
1. La diagnosi clinica di infezione si basa sul riscontro di almeno uno dei seguenti segni/sintomi:
2. La diagnosi di danno d’organo si basa sul riscontro di almeno uno dei seguenti parametri:
Il riscontro di tali criteri è dovuto ad un’accurata anamnesi (sintomi riferiti dalla paziente), un attento esame clinico (segni/sintomi rilevati dall’operatore), una scrupolosa rilevazione dei parametri vitali e misura degli esami di laboratorio.
Gli operatori sanitari dovrebbero essere consapevoli del decorso rapido e potenzialmente letale di questa condizione, in particolare nella sua evoluzione in shock settico e ricordare che i segni/sintomi clinici d’infezione e di danno d’organo variano a seconda della sede e sono spesso subdoli per le alterazioni fisiologiche tipiche della gravidanza.
È ampiamente dimostrato che l’attuazione delle misure di prevenzione, con particolare attenzione ai fattori di rischio, sia efficace nel ridurre l’incidenza di infezioni/sepsi nella popolazione ostetrica con un miglioramento della morbilità e mortalità ad esse associate.
I fattori di rischio che dovrebbero essere sistematicamente investigati sono:
Tra i principali fattori di rischio indipendenti per la sepsi occorre menzionare l’obesità, il taglio cesareo (in particolare quello non programmato presenta un aumento del rischio rispetto al parto vaginale) e le lacerazioni di III° e IV° grado.
Le misure preventive che dovrebbero essere adottate nella popolazione ostetrica sono: