Lotus birth tra rischi e credenze non evidence based

Scritto il 14/09/2019
da Corradino Ignelzi

La tecnica del lotus birth consiste nel trasportare la placenta sempre con il neonato, viene conservata in un sacchetto o in una bacinella e viene cosparsa con sale grosso (favorisce l'essiccamento) e olio profumato (per nascondere il cattivo odore). I fautori del lotus birth - secondo i quali il contatto prolungato con la placenta permette al bambino di ricevere tutta la quantità del preziosissimo sangue placentare che è presente alla nascita - ritengono che si tratti di “un periodo di transizione in cui il bambino può separarsi dal corpo della madre dolcemente e gradualmente e completare il suo corpo eterico”. Ma la Società Italiana di Pediatria sottolinea che al momento non esistono importanti studi che dimostrino un possibile beneficio.

Cosa dicono le evidenze sulla pratica del lotus birth

La nascita lotus o lotus birth è una modalità di parto in cui non viene reciso il cordone ombelicale e la placenta

La pratica del lotus birth nasce nel 1974 da Clair Lotus Day, una infermiera californiana che riteneva di essere in grado di vedere un'aura attorno alle persone e che fino a quando il neonato era attaccato alla placenta l'aura risultava più vibrante e integra, così con la nascita di suo figlio, al quale non fece tagliare il cordone, cominciò tale pratica.

La placenta è un annesso fetale con molte funzioni: collega il sistema circolatorio del feto a quello della gravida per il passaggio dei gas respiratori, dei nutrienti, degli anticorpi e delle sostanze di rifiuto impedendo, nello stesso tempo, il contatto dei due diversi tessuti sanguigni, funge da barriera tra l'ambiente fetale e la cavità uterina, produce ormoni essenziali per il mantenimento della gravidanza.

Nel momento in cui alla nascita la placenta si stacca dalla zona di inserzione cessa la pulsatilità, cioè il passaggio del sangue dalla placenta al neonato, che in molti studi è riconosciuto come molto importante.

Ma quando il cordone smette di pulsare si interrompe il movimento di sangue, il cordone collassa e la sostanza gelatinosa al suo interno perde liquidi interrompendo ogni forma di passaggio.

I fautori del lotus birth ritengono che "il distacco avviene quando entrambi, bambino e placenta, hanno realmente concluso il loro rapporto e decidono sia giunto il momento della separazione. Il contatto prolungato con la placenta permette al bambino di ricevere tutta la quantità del preziosissimo sangue placentare che è presente alla nascita e che la natura ha previsto per la costituzione del sistema immunitario.

È un periodo di transizione in cui il bambino può separarsi dal corpo della madre dolcemente e gradualmente e completare il suo corpo eterico (parte invisibile all'occhio fisico, quella più importante di noi che fa percepire le sensazioni). Un tempo importante per stabilizzare il sistema respiratorio autonomo e gli altri organi".

La tecnica del lotus birth consiste nel trasportare la placenta sempre con il neonato, viene conservata in un sacchetto o in una bacinella e viene cosparsa con sale grosso (favorisce l'essiccamento) e olio profumato (per nascondere il cattivo odore).

La Società Italiana di Pediatria sottolinea che al momento non esistono importanti studi che abbiano dimostrato un possibile beneficio e il Royal College of Obstetricians and Gynaecologists del Regno Unito ritiene che la placenta, poco dopo la nascita, diviene un tessuto morto ed è particolarmente suscettibile di andare incontro ad un'infezione che può diffondersi al neonato.

È inoltre importante precisare che il neonato non prova dolore al taglio del cordone ombelicale, poiché quest'ultimo non è innervato e che anche dal punto di vista antropologico tale pratica non è sostenuta poiché in nessuna parte del mondo, in nessuna epoca storica e neppure nel mondo animale si trovano pratiche analoghe.