Sintomi e trattamento cisti di Bartolino
Normalmente la cisti di Bartolino non provoca sintomi, si presenta come un rigonfiamento (spesso definita come: vagina gonfia) di varie grandezze e si risolve spontaneamente. In alcuni casi, se aumenta di volume e/o muta in ascesso, provoca fastidio o dolore quando si cammina, si sta seduti o durante i rapporti sessuali e talvolta sopraggiunge la febbre.
In questi casi è opportuno fare riferimento ad un ginecologo che se lo ritiene necessario può prelevare un campione del secreto per la ricerca di eventuali infezioni a trasmissione sessuale o effettuare la biopsia (se la donna ha più di 40 anni) da analizzare in laboratorio per escludere una lesione di natura cancerosa.
In assenza di disturbi basta immergere la vulva in acqua calda per 10-15 minuti 3-4 volte al giorno al fine di liberare il condotto ostruito. Se dopo 4 giorni non si notano miglioramenti è opportuno rivolgersi ad un ginecologo.
In caso di ascesso con febbre può essere prescritta la somministrazione di antibiotici.
Incisione chirurgica della cisti di Bartolino
Nella maggior parte dei casi la terapia non è sufficiente e sarà necessaria l’incisione chirurgica:
- Drenaggio chirurgico: un piccolo tubo o una garza orlata da posizionare nella cisti, previa infiltrazione con anestetico locale e incisione, per poter drenare il liquido e lasciarla aperta per alcune settimane prima di effettuare la chiusura della stessa
- Marsupializzazione: dopo aver infiltrato con anestetico locale e inciso la cisti si applicano dei punti di sutura in modo da tenerla aperta, drenarla completamente ed evitare future occlusioni
- Asportazione della ghiandola del Bartolino: viene effettuata solo in caso di frequenti infezioni e le precedenti tecniche risultano inefficaci. Richiede l’anestesia generale e il ricovero ospedaliero. L’intervento può lasciare una cicatrice e l’assenza di lubrificazione durante i rapporti sessuali garantita dalla ghiandola del Bartolino.