Prolasso urogenitale

Scritto il 30/08/2019
da Corradino Ignelzi

L’organo del pavimento pelvico è una struttura muscolo-fascio-connettivale che chiude in basso il bacino e sul quale poggiano la vescica, l’utero e il sistema anorettale. Inoltre le strutture tendinee e connettivali delle fibre muscolari del pavimento pelvico sono condizionate dalla quantità di estrogeni e progesterone presenti. Quando il pavimento pelvico non riesce più a sostenere gli organi interni alcuni discendono e fuoriescono dalla vagina e si parla di prolasso urogenitale. In base all’organo interessato possiamo avere: il cistocele (vescica), uretrocele (uretra), enterocele (intestino tenue e peritoneo) e rettocele (retto). Si può anche avere il prolasso di più organi contemporaneamente.

Cause e sintomi di prolasso urogenitale

Il prolasso urogenitale è presente spesso in età senile e le principali cause sono le sollecitazioni meccaniche determinate dal parto, l’obesità e la carenza ormonale dopo la menopausa.

I sintomi più comuni sono senso di pienezza o di peso pelvico o vaginale; a volte gli organi protrudono all'interno del canale vaginale o attraverso l'introito vaginale e possono determinare dispareunia (dolore durante il rapporto sessuale).

Quando è coinvolta la vescica si può avere difficoltà ad urinare con fuoriuscita involontaria di urina (incontinenza urinaria) o problemi a svuotare completamente la vescica (ritenzione urinaria).

In base al livello di discesa dell’organo si possono distinguere prolassi di I° grado (quando l'organo prolassato è ancora all'interno del canale vaginale), prolassi di II° grado (quando l’organo affiora alla rima vulvare senza tuttavia uscirne), prolassi di III° grado (quando sporge al di fuori di essa), prolassi di IV° grado (quando è totalmente al di fuori).

Diagnosi e trattamento di prolasso urogenitale

La diagnosi consiste in una visita da uno specialista che eseguirà un esame obiettivo. In caso di cistocele e cistouretrocele verrà posizionato in vagina uno speculum e dopo aver chiesto alla donna di tossire o eseguire uno sforzo addominale si potranno vedere progredire gli organi. L'enterocele e il rettocele si rendono visibili e palpabili tramite una esplorazione vagino-rettale.

I gradi I° e II° possono essere trattati con esercizi di fisioterapia, limitando gli sforzi fisici, dimagrendo in caso di sovrappeso e correggendo l’eventuale stipsi; mentre i gradi III° e IV° per essere corretti hanno bisogno di terapia chirurgica.

Nei casi di lesioni minori si può utilizzare il pessario, che consiste in un anello in gomma o silicone di varie forme e dimensioni da posizionare in vagina che riduce la struttura prolassata; va lavato ogni due o tre settimane e rimosso durante i rapporti sessuali.

Eseguire esercizi di ginnastica pelvica contraendo il muscolo pubococcigeo per 2 secondi dopo averlo rilassato per 10 secondi, fino ad aumentare il tempo di contrazione a 10 secondi. Tale esercizio deve essere eseguito più volte al giorno. Gli esercizi possono essere completati con l’utilizzo di coni appesantiti da posizionare in vagina, dispositivi di biofeedback e stimolatori elettrici.

Il raggiungimento della sede dell’intervento può avvenire sia attraverso la vagina che l’addome; quest’ultimo, sia attraverso un accesso addominale (laparotomia) che laparoscopico (laparoscopia). Nel caso di rettocele, enterocele, cistocele e cistouretrocele l’intervento chirurgico avviene per via vaginale e consiste nel suturare i tessuti che si sono separati e che sostengono la vagina (colporrafia).

In alcune situazioni c’è la necessità di ricostruire i tessuti fra l’orifizio vaginale e l’utero (perineorrafia). Nei casi più gravi di prolasso dell’utero o della vagina l’intervento consigliato è l’isterectomia, che in base alle circostanze può essere eseguita o per via laparoscopica o laparotomia. In corso di intervento per rinforzare il sostegno pelvico viene posizionata una rete sintetica.

Contemporaneamente alla colporrafia può essere trattata chirurgicamente l'incontinenza urinaria. Nel post intervento sarà necessario posizionare il catetere vescicaleper almeno 24 ore e durante la convalescenza evitare di sollevare pesi e rimanere in piedi per lunghi periodi per tre mesi.