Lesione cutanea caviglia
Il paziente con lesioni cutanee deve essere inserito all’interno di un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) basato sulla presa in carico da parte di una rete composta da professionisti multi-professionali e multi-specialistici, garantendo un approccio globale.
Il primo inquadramento clinico dovrebbe essere effettuato dal MMG che indirizza il paziente agli ambulatori infermieristici territoriali per la presa in carico congiunta, la predisposizione di un piano assistenziale personalizzato e la definizione dell’obiettivo di cura.
La preparazione del letto della ferita (Wound Bed Preparation) inizia con l’utilizzo del TIME che identifica gli elementi principali che possono ostacolare il processo di riparazione tissutale che porta alla guarigione.
Il primo elemento critico è la presenza di tessuto disvitale, perché impedisce la valutazione del fondo della lesione e delle strutture interessate dal processo, blocca la migrazione cellulare impedendo l’attività dei fattori di crescita, fornisce un focolaio per promuovere/mantenere la fase infiammatoria e ostacola la progressione verso la guarigione.
Nel caso di lesioni secche del tallone, dell’occipite, delle dita dei piedi o degli arti inferiori, quando non è presente una vascolarizzazione sufficiente o lesioni causate da dispositivi medici, l’escara non deve essere rimossa se non in caso di eritema, edema, dolore della cute perilesionale, crepitio e secrezioni purulente.
Il secondo elemento importante da governare sono l’infezione/infiammazione, principali eventi critici responsabili del ritardo e della conicità delle lesioni.
L’infiammazione fisiologica non termina dopo 3/5 giorni in caso di lesione detersa, ma continua, prolungando la migrazione dei leucociti e la fagocitosi ritardando il processo riparativo.
L’obiettivo è il controllo e la riduzione dell’infezione ripristinando il processo di guarigione, identificando i segni e i sintomi di un’infezione locale e/o diffusa.
Per identificare i microrganismi responsabili dell’infezione si utilizza la biopsia del tessuto profondo o il tampone quantitativo secondo la tecnica di Levine (detergere la ferita con soluzione fisiologica e asciugare con garze sterili. Non effettuare il prelievo su pus, escara, fibrina ispessita, ma sul tessuto di granulazione. Ruotare l’estremità dell’applicatore con la punta in alginato su una superficie di 1 cmq per almeno 5 sec. Imprimere una pressione sufficiente da far rilasciare l’essudato dall’interno dei tessuti della ferita. Utilizzare una tecnica sterile per spezzare la punta del tampone nel dispositivo di raccolta per le colture quantitative).
Gli antisettici consigliati sono su base acquosa e devono essere lasciati agire sulla lesione per il tempo indicato dalla scheda tecnica, al termine dell’applicazione devono essere risciacquati con Soluzione Fisiologica ad esclusione dei prodotti a base di PHMB.
Il terzo elemento è la gestione dell’essudato che, se mal gestito, può condurre alla macerazione e/o squilibrio idrico: un eccesso di liquidi macera i margini della ferita e la secchezza da disidratazione rallenta la migrazione delle cellule epiteliali.
L’intervento dell’infermiere è volto all’utilizzo della medicazione appropriata nella gestione dell’essudato, rispetto alle caratteristiche e alla quantità.
Le caratteristiche dell’essudato possono indirizzare il professionista alla causa e il quantitativo da assente ad alto nell’arco delle 24 ore, ci indica se la medicazione è appropriata.
Il quarto ed ultimo elemento del TIME è la valutazione dell’epidermide, i cheratinociti non migrano e i tessuti della ferita non rispondono agli stimoli rigenerativi.
È dimostrato che le cellule invecchiando non rispondono più ai fattori di crescita e uno dei segni evidenti della mancata guarigione è rappresentato dal bordo che con il passare del tempo non riesce a procedere verso la chiusura della ferita, il margine sottominato può essere un segno di colonizzazione o infezione.
L’infermiere deve valutare lo stato di idratazione del paziente con particolare attenzione alla cute perilesionale; uno strumento molto semplice che indirizza ad una prima scelta sul prodotto da utilizzare è la Plymouth Hydration Flow Chart.
Il tempo è il quinto elemento, la lesione ha i suoi tempi e le medicazioni vanno sostituite al momento giusto
Le medicazioni avanzate sono prodotte da materiale con caratteristiche di biocompatibilità che tende a interagire con la sede della lesione ed a stimolare una reazione specifica.
Il loro utilizzo permette di gestire la carica batterica, la natura e il volume dell’essudato prodotto, mantenendo ottimale l’idratazione della cute perilesionale.
Per la loro praticità, le medicazioni avanzate aiutano il professionista nella gestione dei cambi d’uso, nella miglior gestione del tempo e in un maggior risparmio economico, inoltre il professionista sceglie la medicazione appropriata in base al risultato che vuole ottenere in funzione dell’obiettivo di cura stabilito ricordando sempre che:
Non si conosce una medicazione che possa seguire una lesione in tutte le fasi che accompagnano il processo riparativo; il professionista valuta e sceglie in un'ampia gamma di prodotti a seconda della fase della lesione in questione.
Le medicazioni possono essere suddivise secondo la Classificazione Nazionale Dispositivi (CND) che identifica le caratteristiche e le indicazioni di utilizzo: