Ci sta a cuore trattenere in Italia il nostro capitale umano
Orazio Schillaci, Ministro della Salute
La “ricetta” contro la fuga degli infermieri dal Ssn e la mancanza di ‘vocazioni’ professionali non passa solo attraverso gli stipendi, che in Italia sono inferiori alla media europea.
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ne ha parlato nel suo messaggio inviato in occasione della Giornata internazionale degli infermieri e della presentazione del primo Rapporto sulle Professioni Infermieristiche realizzato dalla Fnopi con la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa.
La società cambia e con il progressivo invecchiamento della popolazione e l'incidenza esponenziale di patologie croniche, anche la domanda di salute è profondamente cambiata
. Con essa deve cambiare il modello di offerta sanitaria, per poter intercettare adeguatamente i nuovi bisogni di salute e per salvaguardare la sostenibilità del nostro Servizio Sanitario Nazionale
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In questo processo di mutazione, cambia anche il ruolo delle professioni della sanità, perché una società longeva come la nostra ha bisogni di salute che richiedono sempre più un'assistenza infermieristica
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È l’analisi fatta dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenendo sugli esiti del primo Rapporto che dà il quadro delle professioni infermieristiche in Italia e da cui emerge che, rispetto alle condizioni lavorative della categoria, il nostro Paese non spicca in Europa.
“Riportare i giovani a scegliere i percorsi di studi infermieristici”
L'impegno assunto dal governo e dal ministero è quello di riportare i giovani a scegliere questo corso di studi, anche e soprattutto investendo sulla motivazione
, assicura alla platea della Fnopi il ministro della Salute, Orazio Schillaci.
Come emerge dal vostro studio – ha proseguito – c'è un crescente interesse per le lauree magistrali; i nostri giovani hanno voglia di ampliare le loro conoscenze e hanno legittime ambizioni di crescita. A queste istanze stiamo dando ascolto e vogliamo dare risposte, anche perché ci sta a cuore non solo formare adeguatamente – ha concluso – ma anche trattenere in Italia il nostro capitale umano
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Il ruolo “cruciale” dell’infermiere di comunità
Infine il ministro affronta il tema della riforma della sanità territoriale e le prospettive per la professione: La sfida che abbiamo davanti va ben oltre la capacità di curare e di fornire assistenza, ma richiede investimenti nella prevenzione primaria, secondaria e terziaria – spiega – Ci impone di spingere verso l'integrazione ospedale e territorio e verso un approccio che oggi non può che essere multidisciplinare e multisettoriale
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E proprio in questo processo di riforma, l'infermiere di famiglia e di comunità – conclude – può svolgere un ruolo cruciale, in team con altre figure, che va sostenuto e valorizzato, nell'interesse dei pazienti e a salvaguardia della nostra sanità pubblica
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