Sono a rischio il funzionamento della sanità pubblica e l’equità nell’accesso alle cure. Non solo, senza un’adeguata dotazione di personale infermieristico
gli investimenti del Pnrr potrebbero essere vanificati.
Urgente un piano straordinario per attrarre nuove leve e scongiurare fughe dal Ssn
Nino Cartabellotta, presidente Fondazione Gimbe
Salari tra i più bassi in Europa, limitate prospettive di carriera, subordinazione, incongruenza tra percorso formativo e attività lavorativa, burnout per turni di lavoro massacranti, in più un ambiente di lavoro minato da aggressioni verbali e fisiche quotidiane: la carenza di infermieri in Italia non è solo una questione di numeri
. Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ha compiuto un’ampia analisi sulla professione e sulla crisi in corso, sulla base dei dati presentati al 3° Congresso Nazionale Fnopi di Rimini.
Così una serie di “dinamiche professionali” concomitanti finisce per aggravare lo squilibrio tra bisogni assistenziali e disponibilità di personale, configurando una vera e propria emergenza per il Servizio Sanitario Nazionale
, prosegue il presidente di Gimbe. Ecco di quali dinamiche parla.
Impietoso è poi il confronto con gli altri Paesi: nel 2022 l’Italia contava 6,5 infermieri per 1.000 abitanti, un dato ben al di sotto della media Ocse di 9,8 e della media Ue di 9
, scandisce il portavoce di Gimbe. Non solo: In Europa peggio di noi solo Spagna (6,2), Polonia (5,7), Ungheria (5,5), Lettonia (4,2) e Grecia (3,9)
. Anche il rapporto infermieri/medici fotografa un sistema sbilanciato: in Italia è fermo a 1,5, rispetto alla media OCSE di 2,7.
Figura 2. Infermieri per 1.000 abitanti (dati OCSE, anno 2022)
La fuga dal Ssn: dimissioni e cancellazioni dall’albo
Il dato che balza di più agli occhi è quello che ci dice quanti sono gli infermieri dipendenti del Ssn che lasciano volontariamente il posto di lavoro, un trend inarrestabile dal 2016 che ha avuto un’accelerazione nel biennio pandemico 2020-2021 e una vera e propria impennata nel 2022
. Sono infatti 16.192 gli infermieri che se ne sono andati dal Ssn nel triennio 2020-2022, di cui 6.651 nel solo 2022.
Figura 3. Infermieri dipendenti del SSN: cessazioni per dimissioni volontarie (dati Ministero della Salute, anno 2022)
Un trend, commenta Cartabellotta, che non viene compensato dall’ingresso di nuove leve, aggravando la carenza di personale e l’insostenibilità dei carichi di lavoro, con un inevitabile effetto boomerang su chi rimane in servizio
.
Ancora più allarmante, prosegue, è il dato relativo alle cancellazioni dall’Albo Fnopi, requisito per esercitare la professione: ben 42.713 infermieri si sono cancellati negli ultimi quattro anni, di cui 10.230 solo nel 2024. Le motivazioni sono diverse – spiega la Fondazione – pensionamenti, trasferimenti all’estero, decessi, morosità, abbandoni volontari della professione, tutte concorrono a un bilancio ‘in rosso’, così di fatto la professione infermieristica perde oltre 10 mila unità all’anno
.
Figura 4. Cancellazioni dall’Albo Professionale per tutte le cause (Dati FNOPI)
I pensionamenti: in arrivo il “picco”
Nel 2022 quasi 78 mila infermieri dipendenti del Ssn, il 27,3% – oltre 1 su 4 – avevano più di 55 anni, mentre un ulteriore 22% (62.467) si collocava nella fascia di età 50-54 anni. È chiaro che la sola variabile anagrafica basta a delineare uno scenario allarmante
: senza un ricambio generazionale adeguato, la carenza di infermieri è destinata ad acuirsi nei prossimi anni, quando si raggiungerà il picco della gobba pensionistica
, evidenzia Cartabellotta.
Le nuove leve non compensano l’emorragia
Nessuna buona notizia poi arriva sul fronte dei nuovi laureati, dove l’Italia resta fanalino di coda: nel 2022 in Italia si sono laureati solo 16,4 infermieri ogni 100.000 abitanti, a fronte di una media Ocse di 44,9. Per il presidente Gimbe ciò rappresenta un divario drammatico
che conferma l’assenza di un serbatoio professionale e certifica la scarsa attrattività della professione infermieristica per i giovani
.
E lo dimostra anche il crollo del rapporto domanda/offerta del Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche: Se prima della pandemia era pari a 1,6, dall’anno accademico 2020-2021 si è ridotto progressivamente sino a crollare a 1,04 nel 2024-2025 quando i candidati sono stati appena sufficienti a coprire i posti disponibili
, osserva Cartabellotta.
Figura 5. Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche: rapporto tra domande di iscrizione e posti disponibili (dati MUR)
Riforma della sanità territoriale a rischio
Inevitabilmente – commenta Cartabellotta – il ruolo degli infermieri sarà sempre più centrale, non solo in ambito ospedaliero, ma soprattutto nell’assistenza territoriale e domiciliare
. Dunque è concreto il rischio che in assenza di una dotazione adeguata di personale, il crescente squilibrio tra bisogni e offerta finisca per vanificare gli investimenti del Pnrr che punta proprio sugli infermieri per la riorganizzazione dell’assistenza territoriale
.
Infatti, secondo le stime di Agenas, per garantire il pieno funzionamento di Case di Comunità, Cot e Ospedali di Comunità serviranno tra i 20.000 e i 27.000 infermieri di famiglia o di comunità.