Alcune riflessioni che collegano le prospettive di evoluzione della formazione infermieristica con l’inserimento della figura dell’assistente infermiere.
Infermieri e assistenti: cambio di paradigma oppure zero benefici
Riflessioni che collegano le prospettive di evoluzione della formazione infermieristica con l’inserimento della figura dell’assistente infermiere.
Si parla da qualche tempo della necessità di istituire percorsi di studio specialistici per infermieri e sembra esserci un ampio consenso sull’attivazione in via prioritaria di almeno 3 corsi di laurea magistrale ad indirizzo clinico , da svilupparsi rispettivamente negli ambiti delle cure primarie, intensive e pediatriche, e sulla scissione dell’attuale corso di laurea magistrale ad indirizzo generalista in 2 specifici corsi di studio, in scienze infermieristiche e in scienze ostetriche, per la formazione di quadri dirigenti prevalentemente nel campo dell’organizzazione dei servizi infermieristici e ostetrici, della didattica e della ricerca.
A questa evoluzione formativa dovrebbe seguire, come naturale e auspicabile conseguenza, la revisione dei ruoli professionali , passando dall’attuale quadro che, ai sensi della legge 43 del 2006 e del vigente CCNL, prevede 3 livelli giuridici-economici per il personale infermieristico impegnato in attività assistenziali (generalista, a cui si accede con la laurea triennale, esperto-senior, che prevede un’esperienza sul campo o l’aver frequentato corsi di perfezionamento e specialista, a cui si accede con un master clinico), ad un nuovo assetto che includa anche lo specialista infermiere in possesso di specifica laurea magistrale in campo clinico; di fatto, uno specialista di secondo livello, che potrebbe comprendere eventualmente anche i dottori di ricerca e i possessori di master di II livello .
Quindi, poca spesa per un’utile impresa, che allineerebbe l’Italia al resto del mondo avanzato per quanto riguarda l’organizzazione dell’assistenza infermieristica e determinerebbe i presupposti per una maggiore sostenibilità del SSN, ripristinando i livelli di attrattività visti in passato per la professione infermieristica e migliorando complessivamente la qualità delle prestazioni assistenziali, oltre che aprendo la strada a prospettive di trasferimento agli infermieri di compiti che fanno riferimento a specialità mediche per le quali oggi registriamo gravi carenze di iscritti, come nell’area delle emergenze-urgenze.
Nel frattempo, stante il significativo divario tra la disponibilità di infermieri italiani e quella media dei paesi OCSE , è necessario trasferire parte delle attività attualmente di competenza infermieristica ad una figura professionale aggiuntiva, che nel dibattito nazionale corrente va prendendo forma come assistente infermiere , peraltro già presente in altri paesi OCSE.
Questa nuova qualifica, se collegata agli attuali percorsi formativi dell’infermieristica, produrrebbe il doppio vantaggio di decongestionare il gravoso carico di lavoro degli infermieri e di offrire, attraverso il meccanismo del riconoscimento dei crediti formativi, un’opportunità di prosecuzione degli studi verso il conseguimento della laurea in infermieristica.
Una filiera così reimpostata, che parte dall’assistente infermiere e arriva fino allo specialista, cambierebbe ovviamente il paradigma con il quale ci siamo confrontati negli ultimi 30 anni, basato essenzialmente sull’infermiere generalista, offrendo, in una prospettiva di progresso, l’opportunità di portare a compimento iniziative strutturali, come l’applicazione del DM 77 del 2022, nate con l’obiettivo di riequilibrare il nostro SSN, rendendone più coerente l’incontro tra l’offerta e la domanda di prestazioni sanitarie.
Tuttavia, se la formazione dell’assistente infermiere fosse scollegata da quella dell’infermiere, non si otterrebbe nessuno dei benefici precedentemente citati, anzi… questa figura entrerebbe in contrasto con l’attuale formazione infermieristica, riducendone ulteriormente l’attrattività e, in qualche caso, inceppandone i meccanismi.