Infermieri Policlinico demansionati: risarcimento di 30mila euro

Scritto il 19/04/2024
da Redazione

Il Policlinico “Riuniti” di Foggia è stato condannato a risarcire alcuni infermieri della Mar, il reparto di Malattie dell'apparato respiratorio, per averli demansionati ossia impiegati in mansioni lavorative inferiori, costringendoli a tralasciare l'intero processo di nursing di loro competenza. La ragione era stata attribuita alla carenza di operatori socio sanitari nell'unità operativa. Lo ha stabilito la Corte di Appello di Bari con la sentenza n. 472/2024 dello scorso 18 marzo, che ribalta a favore degli infermieri quella di primo grado.

Corte d’Appello condanna Policlinico a risarcire infermieri demansionati

ao riuniti

Policlinico Riuniti di Foggia

Gli infermieri ricorrenti, difesi dal legale esperto di diritto del lavoro nonché collaboratore del Nursind Domenico De Angelis, erano stati occupati in attività come il rifacimento dei letti, la distribuzione del vitto, la cura dell'igiene, il posizionamento di padelle, l'esecuzione dei clisteri, la movimentazione degli allettati e il trasporto barelle. L'azienda Ospedaliera pugliese è pertanto tenuta a provvedere al risarcimento in favore di ciascun appellante, pagando una somma di circa 30mila euro a professionista.

Lo ha reso noto il Cia, il Collettivo Infermieri Autonomo del Policlinico, esprimendo soddisfazione per questo precedente storico: La carenza di personale subalterno che conduce l'infermiere a svolgere mansioni inferiori è chiamato demansionamento. È stato riconosciuto anche a Foggia e da oggi è risarcibile. Si tratta di un risarcimento cospicuo, che corrisponde alla cifra di circa metà liquidazione che un infermiere percepirebbe dopo circa 43 anni di contributi versati a fine pensione, spiegano.

Non esistono i presupposti per cui un infermiere debba svolgere mansioni inferiori, sottolinea il Collettivo definendo obsoleta, infondata e traballate la difesa del “Riuniti”. Finalmente una sentenza del lavoro, anche se sofferta, trae il profilo dei diritti acquisiti e professionali di tutti gli infermieri, ribadisce ricordando che nel 99,9% dei casi portati in tribunale in tutta Italia le cause perse in prima istanza sono state poi ribaltate in Appello e in Cassazione a favore degli infermieri disponendo risarcimenti cospicui. Se il personale subalterno non c'è l'infermiere rischia il demansionamento ma la legge lo tutela, puntualizza il Cia.

Considerando la retroattività, la sentenza ha stabilito come risarcimento il 10% della retribuzione ordinaria mensile percepita dal 29 gennaio 2013 fino alla data di deposito del ricorso di primo grado.

Tale risarcimento potrebbe essere maggiore se la percentuale applicata dal giudice fosse superiore al 15% per dieci anni retroattivi. L'ospedale foggiano dovrà inoltre pagare le spese del doppio grado di giudizio in favore degli appellanti, 13.600 euro per il primo grado e 10.200 euro per l'appello.

Con questa sentenza si stabilisce definitamente il ruolo della professione infermieristica. Emerge finalmente l'irresponsabilità e la prepotenza di una politica sanitaria che ha gravato sulla schiena della categoria infermieristica con la presunzione che il lavoro subalterno ricadesse nelle mansioni infermieristiche, precisa. Si evidenzia inoltre la necessità giurisprudenziale di pressare il Policlinico ad avere il numero necessario di operatori socio sanitari e il personale Ausiliario all'interno di tutte le degenze ospedaliere, nonché il giusto rapporto di infermieri per numero di posti letto, evitando così di condannare ancora il Policlinico nei prossimi anni in altri eventuali ricorsi per risarcimento da demansionamento infermieristico, continua il Cia esortando l'Azienda a provvedere a risolvere la carenza di organico subalterno attivando concorsi ed avvisi pubblici, anche utilizzando i fondi del Pnrr.

L'Azienda deve comprendere che il demansionamento c'è e continua a sussistere in molti reparti. Occorre instaurare un dialogo tra i dirigenti e la politica del lavoro così da porre le condizioni per risanare, attraverso un programma triennale, un deficit di personale che piange da sempre, rimarca.

L'infermiere e il medico, a prescindere dalle diverse competenze e responsabilità, ricoprono ruoli diversi ma sono entrambi professionisti sanitari con un contratto di lavoro nazionale del comparto sanità. Di conseguenza il ruolo e le competenze dell'infermiere, così come del medico, vanno rispettati, non possono essere né aggiuntivi o applicativi per competenze inferiori e non può essere tralasciato il lavoro contrattuale per il quale è stato assunto, conclude.