Complicanze infettive catetere correlate in oncologia

Scritto il 30/11/2022

da Mario Ripino

Ogni giorno i professionisti sanitari si impegnano per limitare i disagi correlati alla patologia dei pazienti oncologici. La maggior parte dei pazienti dovrà convivere con un accesso vascolare che consente la somministrazione della terapia, ma allo stesso tempo comporta un aumentato rischio di complicanze infettive; infatti, il 60% delle infezioni del sangue (BSI) sono causate da qualche forma di accesso vascolare. Le principali fonti di infezione sono rappresentate dalla contaminazione per via extraluminale e intraluminale, la prevenzione delle infezioni correlate al cateterismo venoso centrale è una questione critica per ogni professionista. Qual è il reale impatto delle infezioni del sangue in oncologia? Quali sono le raccomandazioni più autorevoli da implementare? Come gestire il percorso del paziente? Di questo si è discusso durante il webinar "Complicanze infettive catetere correlate in oncologia: rischi, raccomandazioni ed esperienze" organizzato con il contributo non condizionante di 3M.

Webinar | Complicanze infettive catetere correlate in oncologia

La locandina del webinar sulle complicanze infettive catetere correlate in oncologia

La riduzione della contaminazione microbica, la disinfezione rigorosa ed affidabile al momento dell’infusione, nonché la protezione del punto di accesso non in uso, sono fondamentali al fine di prevenire le infezioni catetere correlate.

L'eliminazione delle infezioni del sangue catetere correlate tuttavia non può essere ottenuta con una singola iniziativa, procedura o tecnologia. Tutte le vie di protezione dalle infezioni devono essere esplorate e adottate: formazione adeguata, rispetto delle raccomandazioni basate su evidenza, buone pratiche e tecnologie efficaci.

Durante il webinar "Complicanze infettive catetere correlate in oncologia: rischi, raccomandazioni ed esperienze" Rosario Caruso (Ricercatore, RTDb MED/45, Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute, Università degli Studi di Milano, Milano), Giovanni Micallo (Posizione Organizzativa Dipartimento Corp-S di Ricerca e Assistenziale di OncoEmatologia, Neoplasie Mesenchimali e Muscolo Scheletriche dell'Adulto e Diagnostica Innovativa IRCCS Istituto Nazionale Tumori - Fondazione "G. Pascale") e Alessio Piredda (Coordinatore Infermieristico Access Vascular Team - Istituto Europeo di Oncologia) hanno parlato di:

Impatto delle infezioni correlate agli accessi vascolari nella popolazione oncologica
Linee guida internazionali, buone pratiche nazionali di riferimento per la prevenzione delle infezioni nella popolazione oncologica
Gestione del paziente oncologico nel percorso di accesso vascolare

Riguarda il webinar
Complicanze infettive catetere correlate in oncologia:
rischi, raccomandazioni ed esperienze

Le risposte alle domande dei discenti che non sono andate in onda

Qual è il significato di OR e HR nelle tabelle?

Rosario Caruso: OR significa "odds ratio" e "HR" è l'acronimo di "hazard ratio". Entrambi sono misure di associazione tra un fattore di esposizione ad un rischio (oppure una data condizione) ed un evento, chiamato anche outcome (esempio, infezione).

L'OR rappresenta le probabilità che si verifichi un evento (esempio, infezione) data una particolare esposizione (esempio, catetere a più lumi), rispetto alle probabilità che lo stesso evento si verifichi in assenza di tale esposizione. Invece, un HR rappresenta una quantizzazione del rischio istantaneo (nel periodo di tempo dello studio) data dall’esposizione ad una particolare condizione (esempio, trattamenti diversi).

Cos'è M+?

Alessio Piredda: M+ stà a significare un paziente metastatico o pluri metastatico.

Molti pazienti oncologici sono portatori di port e sempre più spesso viene chiesto di non utilizzarli durante il periodo di degenza in rianimazione. Per questo motivo vengono posizionati nuovi accessi anche quando non necessario (parlo di post operati ). Questo non comporta un aumento del rischio di infezioni per la presenza di più accessi?

Giovanni Micallo: Molto dipende dalle caratteristiche dei dispositivi impiantati e dalle necessità terapeutiche dei pazienti. in terapia intensiva molto spesso vengono somministrati farmaci e soluzioni (ad esempio nutrizione parenterale) che richiedono un calibro consistente dell'accesso non sempre garantito dai dispositivi che vengono impiantati in elezione. credo poi che i due accessi non siano usati contemporaneamente.

In tal caso, un port "a riposo" non costituisce un aumento del rischio infettivo. Infine i dati in letteratura evidenziano che gli AVC (uno o più cambia poco) correttamente gestiti abbiano un bassissimo rischio di infezioni.

I dati presentati nello studio riportano una discreta eterogeneità del dato relativo alle CLABSI (da 1 a 19%)

Rosario Caruso: I dati presentati riflettono l'eterogeneità sia clinica (pazienti con caratteristiche diverse di trattamento e di malattia) sia organizzativa (le modalità di gestione degli accessi vascolari sono eterogenei nei contesti in cui sono stati effettuati gli studi inclusi nella revisione).

In merito agli interventi di prevenzione CLABSI, quali sono secondo lei gli aspetti più importanti da sottolineare?

Giovanni Micallo: Igiene delle mani, clorexidina per l'antisepsi cutanea, disinfezione dei raccordi e dei connettori senza ago ad ogni uso, ottimizzazione delle medicazioni dei CVC, formazione del personale, team specializzati.

Qual è l’elemento che determina una percentuale così bassa di batteriemie correlate al cateterismo venoso nella vostra struttura?

Alessio Piredda: Gli elementi che caratterizzano e determinano una percentuale bassa di batteriemie catetere correlate nella nostra struttura sono certamente da attribuire all’approccio strutturato che va dall’impianto alla gestione, passando dalla formazione continua (in aula e sul campo) di tutto il personale assistenziale, al follow-up diretto che riusciamo a fare (agenda medicazioni) per circa l’85% dei pazienti portatori di PICC.

Con un ecg classico si può misurare la p intra?

Alessio Piredda: Con un ECG classico si vede “solo” il tracciato basale, che serve però da comparazione con l’ECG intracavitario, ricavabile tramite l’inserimento del device che funge da elettrodo (D2) collegato allo strumento (TIP LOCATION) e alla colonna d’acqua (tramite siringa ) che valuta automaticamente l’onda P atriale.

L'utilizzo di medicazioni con rilascio di clorexidina può essere considerata come prima scelta?

Giovanni Micallo: Le evidenze attualmente a disposizione depongono per una raccomandazione in tal senso. Il tutto deve essere valutato in rapporto alla tipologia di paziente, e ai setting assistenziali.

Qual è il metodo migliore per curare un CVC dialisi infetto ,senza rimuoverlo, ammettendo positività CVC?

Alessio Piredda: Bisognerebbe capire intanto che cosa intendiamo per CVC infetto.

Sia in caso di PICC o di CVC il totale delle provette da raccogliere sono 8?

Alessio Piredda: I flaconi utilizzati per l’esecuzione della Emocoltura “standard” in pazienti portatori di accesso venoso centrale son otto. La corretta procedura deve essere effettuata nel seguente modo: 1) Prelievo centrale: Due flaconi, uno per Aerobi e uno per Anaerobi 2) Prelievo periferico da fare in sequenza dopo il prelievo centrale: Due flaconi, uno per Aerobi e uno per Anaerobi. La procedura deve essere ripetuta entro 60 minuti dalla prima, ma possibile già dopo 20 minuti con la stessa modalità.

Il lavaggio dei cateteri con che sostanza lo eseguite?

Alessio Piredda: Tutti i cateteri venosi centrali compresi anche i Midline devono essere lavati con soluzione salina 09% 10 ml con tecnica pulsata (LINEE GUIDA) 2ml/cad. e, dopo infusione di terapia parenterale con lipidi, trasfusione e/o emoderivati e consigliabile utilizzare 20 ml di soluzione fisiologica in siringa Luer lock.

Con tutti i presidi previsti, clamp catetere aperta o chiusa? Lock therapy... pensiero ed expertize

Giovanni Micallo: Con connettori a pressione neutra la clamp potrebbe rimanere indifferentemente aperta o chiusa. l'eventuale reflusso verrebbe gestito in maniera ottimale dal presidio. Tuttavia non sempre possiamo avere contezza di altri parametri: ad esempio lo stato di funzionamento della valvola di cateteri a punta chiusa. Direi che l'uso della clamp ci dà un margine di sicurezza in più.

Territorialità disagiata... impianto in realtà distrettuale e monitoraggio

Alessio Piredda: Sul territorio almeno in Lombardia non c’è un grande servizio per quanto riguarda l’impianto a domicilio di PICC, Midline. Per ciò che riguarda la gestione è spesso affidata ai Care Giver e/o all’ADI ove presente. Certamente possiamo affermare che si tratta di un ambito tutto da “sviluppare”.

Vi è mai capitato durante il posizionamento del Picc che magari il paziente avesse una complicanza cardiologica? E come è stata gestita?

Alessio Piredda: No, anche perché viene sempre fatta una valutazione clinica del paziente prima del posizionamento.Una complicanza precoce legata al posizionamento potrebbe essere l’aritmia cardiaca (evento raro); se si verificasse ciò, starebbe ad indicare che il catetere è stato inserito troppo lungo in atrio destro.