Epitrocleite, il gomito del golfista

Scritto il 18/04/2024
da Monica Vaccaretti

L'epitrocleite è una patologia flogistico degenerativa ad andamento cronico che interessa l'inserzione al gomito dei muscoli flessori e supinatori. Si tratta di un'infiammazione a carico dell'inserzione dei muscoli flessori dell'avambraccio sull'epitroclea, la prominenza ossea che si trova nella parte interna del gomito. Il processo colpisce i tendini che collegano l'epicondilo mediale dell'omero a una parte dei muscoli posti nell'avambraccio.

Che cos’è l’epitrocleite

gomito del golfista

È necessario curare la patologia nei tempi e nei modi adeguati, perché l'epitrocleite può evolvere in una tendinopatia anche grave.

L'epitrocleite è una tipologia di tendinite, nota come gomito del golfista, che colpisce la parte interna dell'articolazione, similmente all'epicondilite laterale (gomito del tennista) che interessa invece la parte opposta, quella esterna, dove si inseriscono i tendini estensori.

Il disturbo può essere acuto e cronico. La cronicizzazione dell'infiammazione, che colpisce l'inserzione tendinea, comporta dolore con andamento cronico nel corso di episodi ricorrenti ed è responsabile della formazione di calcificazioni. Colpisce più frequentemente i giovani, manifestandosi solitamente in coloro che sollevano pesi e nei lavoratori manuali che fanno gesti ripetitivi.

La diagnosi è clinica e strumentale

Clinicamente, il sintomo caratteristico è un dolore nella parte interna del gomito che può essere improvviso oppure insorgere in maniera graduale. Tende a peggiorare con l'esecuzione dei movimenti che lo hanno scatenato.

Se la sintomatologia dolorosa persiste è bene contattare il medico che formulerà la diagnosi attraverso la palpazione e l'esecuzione di alcune manovre. Il dolore tipico dell'epitrocleite può essere infatti evocato esercitando una pressione sull'epitroclea e una mobilizzazione dei flessori del polso.

Il dolore, che si sviluppa all'interno del gomito, è generalmente accompagnato da rigidità articolare, debolezza della mano e del polso, formicolio ed intorpidimento delle dita. L'ecografia permette di valutare la condizione di muscoli e tendini e la radiografia consente di escludere la presenza di calcificazioni, segno che l'infiammazione si è cronicizzata. La risonanza magnetica conferma la diagnosi.

Apporto della fisioterapia

Terapie fisiche - come la tecar, il laser e le onde d'urto - possono dare sollievo, anche se temporaneamente. Risultano particolarmente efficaci soprattutto le onde d'urto, perché vanno ad agire sull'inserzione tendinea sgretolando le calcificazioni e poi rigenerano l'epitroclea stimolando i tessuti riparativi.

Sono necessarie tre sedute, una alla settimana. Il ciclo può essere ripetuto a breve termine. Se la situazione non è stata completamente risolta, i due cicli possono essere ripetuti a distanza di qualche mese.

Pur non essendo risolutive perché non rimuovono la causa ma alleviano soltanto temporaneamente il doloroso disturbo, possono essere efficaci anche le infiltrazioni con steroidi. Devono tuttavia essere usate con moderazione perché il cortisone a livello locale può danneggiare i tessuti del tendine sino alla necrosi, formare solchi e discromie cromatiche.

Soltanto in casi molto rari si ricorre alla correzione chirurgica, praticando una parziale disinserzione dei tendini che si inseriscono sull'epitroclea con l'obiettivo di diminuire la tensione. Per farla sanguinare e per ripristinare i tessuti vengono poi effettuate delle perforazioni nell'epitroclea mediante dei fili metallici.