Trattamento della malattia renale cronica

Scritto il 15/01/2021
da SIAN

La malattia renale cronica (MRC) è un problema di salute pubblica di primaria importanza a livello mondiale. Durante tutte le fasi della malattia renale il paziente viene seguito da un’équipe multidisciplinare - composta da nefrologo, infermiere dedicato, dietista, psicologo ed altre figure trasversali - che monitora costantemente lo stato evolutivo della malattia, intervenendo prima sulle manifestazioni della patologia e passa alla valutazione della terapia sostitutiva più idonea alla persona con una serie di interventi assistenziali condivisi tra équipe e paziente per un corretto e graduale avvio al trattamento una volta che si manifesta la perdita irreversibile della funzionalità del parenchima renale.

Malattia renale cronica e tipologie terapeutiche

L’ambulatorio di nefrologia “dedicato” è un ambulatorio programmato e strutturato per la presa in carico globale del paziente con malattia renale cronica in fase avanzata; prevede un team multidisciplinare, composto da nefrologi e infermieri peculiari, nonché da altre figure professionali quali dietista, psicologo e professionisti trasversali.

Questo percorso prevede principalmente un lavoro in sinergia del team e comporta diverse fasi:

  • Conoscenza, ascolto, vissuto del paziente
  • Informazioni generali sulla sua malattia ed evoluzione futura
  • Educazione terapeutica con conoscenza e comprensione sull’importanza della dieta ipoproteica e della corretta assunzione della terapia farmacologica
  • Preparazione e scelta consapevole ad un eventuale trapianto e/o futuro trattamento sostitutivo (peritoneale, emodialisi) aiutandolo ad integrarsi in questa nuova realtà esistenziale

Tipologie di trattamento della malattia renale cronica

Trapianto pre-emptive

Viene definito così il trapianto che può avvenire da cadavere a vivente (parente) o eventualmente anche da donatore “samaritano” vivente; è importante fornire tutte le informazioni al malato e ai suoi familiari sul processo di preparazione al trapianto, sull’iter diagnostico che deve essere intrapreso sia sul donatore che sul ricevente.

Il paziente viene indirizzato al centro trapianti di riferimento e, se ritenuto idoneo dopo una serie di esami clinico/diagnostici, viene inserito in lista di attesa regionale o nazionale già prima dell’inizio del trattamento dialitico.

Dialisi peritoneale

Prevede il posizionamento di un catetere specifico per tale trattamento (catetere di Tenckhoff) mediante il quale viene introdotto, all’interno della cavità peritoneale, una soluzione sterile a diversa osmolarità (soluzione dializzante peritoneale).

Il peritoneo, grazie alla sua capacità semipermeabile, permette gli scambi depurativi tra i due compartimenti: sangue dei capillari peritoneali/liquido dializzante con rimozione delle tossine uremiche e sottrazione di liquidi in eccesso.

Si tratta di una terapia sostitutiva prettamente domiciliare dove il team valuterà l’idoneità psicofisica della persona, dell’eventuale partner e degli ambienti. Questo è un ulteriore momento di incontro e di scambio con il paziente e la famiglia. L’infermiere detiene un ruolo fondamentale nella relazione, nella formazione e valutazione delle ottemperanze della persona in dialisi peritoneale e ha inoltre il compito importante di controllo e monitoraggio periodico dell’andamento della terapia dialitica domiciliare.

Emodialisi

Prevede il confezionamento di un accesso vascolare fistola artero-venosa (FAV) o il posizionamento di un Catetere Venoso Centrale (CVC) mediante il quale è possibile, attraverso un filtro ed un liquido di dialisi a concentrazione nota, depurare il sangue dalle tossine uremiche con l’ausilio di un monitor per dialisi.

Si tratta di una terapia che viene eseguita preferibilmente in una struttura ospedaliera e gestita da personale specifico adeguatamente addestrato.

Il trattamento emodialitico prevede l’accesso ambulatoriale del paziente dove l’infermiere conduce il trattamento dialitico in collaborazione con il medico e la gestione dell’accesso vascolare in completa autonomia, tra cui la gestione del monitor dialitico e la risoluzione dei bisogni assistenziali a breve e lungo termine del paziente.

Se il paziente è ritenuto idoneo vi è la possibilità che l’emodialisi possa essere effettuata a domicilio: l’infermiere ha un ruolo cruciale nell’insegnamento e valutazione delle procedure apprese dalla persona identificata e/o dall’eventuale partner.

Trapianto

Il paziente già in trattamento dialitico, dopo gli accertamenti clinico/sanitario–diagnostici, necessari per definirne l’idoneità, viene inserito in una lista regionale o nazionale di attesa per trapianto renale da donatore cadavere o vivente.

Terapia conservativa o palliativa

L’esplicito rifiuto alla terapia dialitica da parte della persona malata o la coesistenza di più comorbidità invalidanti devono portare il personale identificato a creare un dialogo e una soluzione con la persona e/o con la famiglia, al fine di scegliere una terapia o un percorso massimale ottimale.