Kit per emogasanalisi (Ega)
L’emogasanalisi (Ega) è un prelievo di sangue arterioso che si effettua attraverso la puntura di un’arteria; comunemente si punge l’arteria radiale, brachiale o femorale.
Il campione ematico viene poi analizzato da un’apposita macchina (emogasanalizzatore) in grado di fotografarci, in pochissimi minuti, le condizioni del paziente.
Si tratta di un esame che può essere fatto di routine, ma più frequentemente viene fatto se la persona è critica, instabile o con difficoltà respiratoria.
l risultati di questo prelievo permettono di valutare:
L’Italian Resuscitation Council (Irc) nelle linee guida dell’ALS indica 6 step fondamentali da percorrere quando si esegue un’EGA:
Solo dopo aver osservato la persona che abbiamo davanti possiamo procedere ed eseguire il prelievo arterioso. Il cosiddetto “colpo d’occhio” è fondamentale per capire in pochi secondi come stia davvero il nostro paziente.
Un paziente affetto da BPCO potrà avere valori dell’Ega che non rispecchiano i parametri fisiologici e di benessere, ma potrà aver sviluppato una situazione di compenso tale da farlo ventilare adeguatamente anche con scambi gassosi anomali.
È importante ricordare che ogni volta che si sviluppa il prelievo arterioso alla macchina, deve essere indicato il valore della Fi02, che ci permetterà di valutare se i parametri ottenuti sono adeguati se rapportati al valore di Fi02 somministrata.
Le cannule nasali (chiamate comunemente occhialini) sono efficaci fino ad un’erogazione di 6 lt/min e rispettano la proporzione sopraindicata.
La maschera di Venturi, invece, ha il vantaggio di poter impostare la Fi02 desiderata, che può andare da 24%, 28%, 35%, 40% fino a 50%. Per raggiungere queste percentuali è necessario che sia associata, contemporaneamente, una corretta quantità di 02:
L’Ega, oltre a permetterci di avere un valore più attendibile della saturazione di 02 rispetto al pulsossimetro (basti pensare la paziente con una vasocostrizione periferica), ci fornisce i seguenti parametri:
Ossigenazione e scambi respiratori:
Equilibrio acido base
Stato metabolico
La PaO2 è la pressione parziale arteriosa di O2 nel sangue. Si esprime in mmHg e il valore ottimale si attesta fra 80 e 100 mmHg.
Questo valore si modifica all’aumentare dell’età, per cui vi è una progressiva e fisiologica riduzione. In un giovane, la Pa02 si attesta normalmente, in aria ambiente, sui 95-100 mmHg.
Il rapporto P/F è il rapporto tra Pa02 e FiO2 ed è indice della respirazione alveolare: P/F = PaO2/Fi02
In un paziente sano il valore si attesta su 450.
Un P/F superiore a 350 è considerarsi normale; inferiore a 200, invece, è indice di insufficienza respiratoria.
Il pH indica l’equilibrio acido base. Il valore normale del pH è tra 7,35 e 7,45. Se il pH è:
La PaCO2 è la pressione parziale di anidride carbonica. Si misura in mmHg e il valore ottimale si attesta fra 35 e 45 mmHg. Se la paCO2 è:
Con HCO3 si indicano i bicarbonati, il valore ottimale dei quali si attesta tra 22–26 Mmol/l (millimoli per litro). Se gli HCO3:
I BE sono un parametro che valuta l’eccesso di basi. Il valore di riferimento si attesta tra -2 e +2 mmol/l. Quando questo valore diventa negativo significa che c’è una carenza di basi e che il paziente si trova in una condizione di acidosi metabolica.
È un valore che viene utilizzato per scegliere il trattamento adeguato per il paziente in acidosi.
L’Ega valuta anche gli elettroliti. Questi sono misurabili anche con un normale prelievo ematico venoso, ma l’Ega ha sicuramente il vantaggio di essere più immediato e veloce. In particolare, misura:
Il controllo degli elettroliti con l’Ega è particolarmente importante nel paziente dializzato. Il trattamento dialitico comporta infatti un’importante variazione degli elettroliti nel sangue; per questo motivo è importante effettuare controlli durante il trattamento per evidenziare tempestivamente delle anomalie.
Infine, l'Ega è in grado di misurare i lattati, il cui valore normale è < 4 mEq/l. L'acido lattico è prodotto dal metabolismo cellulare; in condizioni di ipossia le cellule possono utilizzare una produzione di energia meno efficiente causando una produzione eccessiva o una scarsa eliminazione dei lattati.
I valori del pH e della paCO2 sono strettamente correlati. Se presi in esame in associazione forniscono un'indicazione delle condizioni del paziente. Nello specifico:
L’acidosi respiratoria (pH basso e aumento della paCO2) è comunemente causata da:
L’acidosi metabolica (basso pH e bassa paCO2) è invece comunemente causata da:
Il paziente si presenta soporoso fino allo stato di coma, iperventila al fine di compensare e può essere astenico.
L’alcalosi respiratoria (aumento del pH e riduzione della paCO2) è causata da:
Il paziente è tachipnoico, con lo stato di coscienza alterato e può presentare convulsioni.
L’alcalosi metabolica (pH alto e paCO2 alta) è causata invece da:
Il paziente si presenta bradipnoico e con un respiro superficiale. Ha vertigini, ipertono muscolare, è irritabile e disorientato.