Accessi venosi periferici e complicanze
L’attenzione alla prevenzione delle complicanze degli accessi vascolari è principalmente focalizzata sui cateteri venosi centrali e sui cateteri venosi periferici che richiedono un inserimento ecoguidato.
Un limitato interesse è posto verso le complicanze degli accessi venosi periferici, eppure queste complicanze sono alla base della perdita del patrimonio venoso del paziente e finiscono per rendere difficile la gestione dell’assistenziale e la cura dei pazienti senza dimenticare l’aumento dei costi. Si ricorre facilmente alla scelta di inserire un accesso venoso periferico anche se non vi sono chiare indicazioni. Ogni anno nel mondo, vengono acquistati oltre 2 miliardi di dispositivi medici invasivi per gli accessi venosi periferici. Il documento australiano riporta alcuni dati interessanti che ci devono far riflettere sulla necessità di rivedere la nostra strategia per la gestione di questo dispositivo.
Durante la degenza in ospedale almeno al 70% dei pazienti è inserito un accesso venoso periferico. Tra il 4% e il 28% di questi accessi non sono necessari. Questa condizione aumenta del 50% nei pazienti che accedono al Pronto Soccorso, dove è spesso inserito per ogni evenienza
.
Il 69% degli accessi venosi periferici sono associati a complicanze quali ostruzione, dislocazione o flebite che comportano almeno il 90% delle rimozioni, prima del termine del trattamento terapeutico o della sostituzione pianificata. Se l’inserimento del primo accesso venoso periferico fallisce
questo aumenta il rischio di futuri fallimenti negli inserimenti successivi. I primi tentativi d’inserimento falliscono fino al 40% negli adulti e fino al 65% nei bambini.
Le complicanze meccaniche comprendono:
- l'occlusione
- l'infiltrazione
- lo stravaso
- la rimozione accidentale
Le complicanze vascolari comprendono:
- l'occlusione trombotica venosa
- la flebite o l’infezione
10 punti chiave per la gestione di accesso vascolare periferico
Il documento australiano ci propone 10 punti chiave per ridurre le complicanze legate alla gestione dell’accesso vascolare periferico: | |
1. Valutare l’esigenza di un accesso endovenoso periferico rispetto ad altre vie di somministrazione | Se un paziente ha bisogno di farmaci o liquidi, valutare la più appropriata via di somministrazione prima di iniziare la terapia, considerando le altre vie di somministrazione (es. orale, intramuscolo), sottocutanea, ecc…), prima di scegliere la via endovenosa. |
2. Informare i pazienti (e la famiglia) per collaborare alla riduzione delle complicanze | Un paziente che ha bisogno di un accesso venoso periferico deve essere informato sul dispositivo che sarà inserito e sul motivo dell’inserimento. Deve essere richiesto il consenso ed educato insieme alla famiglia sul rischio di complicanze. |
3. Garantire e valutare la competenza degli operatori nell’inserimento e nella gestione | Un accesso venoso periferico deve essere inserito da un operatore sanitario formato e che è stato valutato nelle sue competenze in relazione alla capacità di applicare le raccomandazioni per la gestione e la prevenzione delle complicanze. |
4. Scegliere la sede più idonea per l’inserimento e la successiva gestione, in base alla condizione del paziente, la tecnica d’inserimento, le potenziali complicanze, il tipo di prescrizione terapeutica | Valutare il tipo di accesso venoso periferico più adatto (lunghezza e calibro) per rispondere alle esigenze cliniche e a quelle legate alle condizioni del paziente e al suo stile di vita. |
5. Fare in modo che il primo inserimento avvenga con successo, valutando le condizioni che rendono l’accesso difficile, che sono correlate al paziente, alle competenze dell’operatore o al tipo di dispositivo | È necessario ridurre il rischio di fallimento al primo inserimento perché questa condizione aumenta il rischio di complicanze negli inserimenti successivi. |
6. Applicare le precauzioni standard e la tecnica asettica durante l’inserimento, la gestione e la rimozione | Dopo l’inserimento, il dispositivo deve essere fissato con una medicazione sterile semipermeabile trasparente a meno che non sia controindicato. |
7. Documentare il motivo dell’inserimento, la gestione e la rimozione | Nella documentazione clinico assistenziale deve essere registrato il motivo dell’inserimento, la gestione quotidiana, la valutazione del punto di inserimento e il motivo della rimozione e l’esito. |
8. Gestione di routine: ispezionare il sito d’ingresso e controllo della pervietà | Il sito d’inserimento deve essere ispezionato almeno ogni turno di lavoro oppure ogni otto ore o quando il paziente lamenta una sintomatologia legata al sito. Durante l’ispezione, devono essere applicate le precauzioni standard e la tecnica asettica. Deve essere controllata la pervietà del dispositivo ed effettuato il lavaggio secondo le indicazioni contenute nelle procedure aziendali. |
9. Rivalutare la necessità del dispositivo e documentare | La necessità di una via venosa deve essere rivista almeno una volta al giorno. |
10. Rimozione del dispositivo | Rimuovere l’accesso venoso periferico al primo segno di malfunzionamento o complicanza locale. Un nuovo accesso venoso deve essere inserito solo se necessario o coerentemente con le raccomandazioni previste dalle linee guida per la prevenzione del rischio infettivo. |