Tipologie di CVP - catetere venoso periferico
I cateteri venosi periferici (CVP) rappresentano device ampiamente utilizzati in ambito sanitario con lo scopo di raccordare la superficie cutanea ad un vaso venoso periferico. I CVP sono considerati gli accessi vascolari maggiormente utilizzati nella pratica clinica al fine di consentire la somministrazione di farmaci, liquidi ed emoderivati nel circolo sanguigno. Realizzati in materiali biocompatibili, i cateteri venosi periferici mostrano delle differenze sostanziali a seconda della tipologia di impiego e dell’obiettivo clinico.
Fra i dispositivi più comunemente utilizzati si possono individuare:
- Ago cannula, costituito da 3 parti fondamentali: la cannula (di calibro variabile), il mandrino metallico che scorre all’interno della cannula stessa (essenziale per l’inserimento in quanto deputato alla foratura dell’epidermide) e la camera trasparente di reflusso, posizionata nella parte prossimale del mandrino metallico. La cannula, realizzata in morbido materiale biocompatibile sarà la porzione del CVP che, a conclusione della procedura di posizionamento, rimarrà all’interno della vena al fine di consentire la somministrazione di fluidi nel letto vascolare.
- Ago butterfly (comunemente chiamato ago farfalla, farfallina): si tratta di un semplice ago metallico associato, nella parte prossimale, ad una componente plastica simile a delle alette, fondamentali per la presa in corso di posizionamento e per il fissaggio alla cute. È composto anche da un tubicino di circa 30 cm che prevede un raccordo luer-lock per l’applicazione di siringe, deflussori e altri sistemi di infusione. L’ago butterfly, ove impiegabile, è utilizzato per le singole somministrazioni o, in casi eccezionali, per prelievi ematici complicati. Deve essere immediatamente rimosso al termine della procedura.
- Catetere integrato di sicurezza: sono CVP caratterizzati da cannule biocompatibili di dimensioni ridotte e da ampie alette di presa/fissaggio. L’impiego è consigliato in tutte quelle situazioni in cui l’incannulamento venoso risulti complicato (es. bambini, anziani). Questi dispositivi sono dotati di sistemi di sicurezza contro la puntura accidentale e dispongono di prolunghe dotate di raccordo ad Y con vie dedicate all’infusione e ai prelievi ematici.
- Midline: rappresenta un catetere venoso periferico destinato ad un utilizzo per un periodo di tempo solitamente superiore a dieci giorni. La tecnica di posizionamento prevede l’incannulamento di una vena periferica dell’arto superiore. La punta della cannula termina a livello della vena ascellare o della vena succlavia e quindi in posizione non “centrale”.
Come si sceglie il CVP corretto
La selezione del corretto CVP da inserire deve focalizzarsi su alcuni aspetti cardine, quali:
- Valutazione del patrimonio venoso (sede di inserzione, calibro del vaso, cute circostante)
- Tempi di permanenza del dispositivo stimati
- Caratteristiche chimico fisiche delle soluzioni da infondere
- Velocità e volume d’infusione
- Condizioni cliniche
- Piano terapeutico generale
- Preferenze dell’utente e abitudini di vita
- Tipologia di device
- Abilità e conoscenze dell’operatore
La scelta deve perseguire obiettivi specifici e generali, quali:
- Accrescere i benefici terapeutici
- Ridurre al minimo l’invasività
- Evitare ogni forma di complicanza (es. blocco, infiltrazione, stravaso, infezione, infiammazione)
- Ridurre i costi
Misure dei CVP
Le misure del diametro esterno dei CVP sono espresse in “french” (Fr) o Charrière (Ch), 1 Fr – Ch = 0,33 mm, mentre il diametro interno è indicato in gauge (G), maggiori sono i G minore sarà la dimensione. La lunghezza è sempre espressa in centimetri (cm).
Calibro dei CVP
I calibri dei CVP sono identificati da codici colore standard:
- 14 G = ARANCIONE
- 16 G = GRIGIO
- 18 G = VERDE
- 20 G = ROSA
- 22 G = AZZURRO
- 24 G = GIALLO
- 26 G = VIOLA
Il calibro del CVP deve essere sempre compatibile con le dimensioni del vaso da incannulare, sufficiente a garantire il corretto flusso sanguigno. Le cannule più grosse sono associate a maggiori complicanze, soprattutto di tipo infettivo.
Questa motivazione risiede nel fatto che il trauma in corso di posizionamento è superiore rispetto a quello generato dai device più piccoli, che consentono un maggiore flusso ematico nel torrente vascolare, rendendo le soluzioni infuse maggiormente diluite, riducendo l’azione lesiva di alcune terapie, soprattutto quelle a carattere iperosmolare.
Quando sostituire i CVP
Il posizionamento dei cateteri venosi periferici rappresenta una delle procedure infermieristiche maggiormente applicate, sia a livello ospedaliero che in ambito di medicina territoriale. La predisposizione di un accesso venoso risulta difatti parte integrante dei protocolli per il ricovero dei pazienti nelle unità operative ospedaliere e, a fini preventivi, anche in quelle situazioni per le quali non appare tecnicamente indispensabile.
L’incannulamento venoso è associato ad una serie di complicanze quali: blocco, flebite, infezioni, infiltrazione e stravaso, elementi assolutamente sfavorevoli per la qualità di vita del paziente oltre che economicamente sconvenienti per le amministrazioni.
Uno dei temi più dibattuti nelle scienze infermieristiche è rappresentato dalla valutazione dell’intervallo di tempo di sostituzione dei cateteri venosi periferici. Per tutti i casi in cui un ambito scientifico è messo in discussione sarà l’impatto degli studi scientifici più aggiornati e la forza delle raccomandazioni a dettare legge.