Le tecniche per il
prelievo ematico sono profondamente cambiate negli ultimi decenni e gli Infermieri sono diventati sempre più esperti nel settore. In questo servizio vedremo qual è la giusta procedura da adottare per non creare disagio al nostro assistito.
Prelievo ematico
Il prelievo ematico consiste nell’acquisizione di un campione di sangue venoso al fine di indagare lo stato di salute del paziente. Le analisi di laboratorio sul sangue venoso, infatti, permettono di ottenere un quadro molto ampio su vari aspetti clinici.
L’infermiere responsabile dell’assistenza generale infermieristica, può effettuare indagini diagnostiche in autonomia, previa prescrizione medica, tra cui il prelievo ematico.
Procedura standard per eseguire un prelievo ematico da puntura venosa L’infermiere, procede con l’accertamento infermieristico e valuta: quali tipi di esami sono stati prescritti dal medico e le relative condizioni particolari associate alla scelta del momento per l’esecuzione del prelievo (ad es. al mattino, a digiuno, pre o post assunzione farmaci) e al trattamento del campione (ad es. provette eparinizzate, ghiaccio); il sito adatto alla puntura venosa: eviterà vene già danneggiate, la presenza di shunt arterovenoso o zone in prossimità di infusioni per evitare l’alterazione del campione; l’eventuale presenza di allergie del paziente (è possibile che sia allergico alle sostanze contenute nel disinfettante e/o nei guanti e/o laccio emostatico e/o cerotto adesivo); le complicazioni che potrebbero verificarsi in base alla condizione clinica del singolo paziente (ad es. rischio di emorragia in pazienti con anamnesi di deficit della coagulazione o in regime terapeutico con anticoagulanti); il livello di comprensione e collaborazione del paziente, l’eventuale presenza di belonefobia (paura degli aghi) . Le linee guida sottolineano che la tecnica della venipuntura è una tecnica asettica ; tutto il materiale utilizzato deve essere sterile e monouso e l’operatore, prima dell’utilizzo, deve controllare che tutto il materiale sia sterile e integro.
Inoltre, le linee guida australiane raccomandano solo 2 tentativi per ciascun operatore, dopodiché è necessario chiedere l’aiuto di un altro operatore.
L’infermiere, nella fase di preparazione al prelievo ematico :
si assicura della presenza di tutto il materiale occorrente all’esecuzione della procedura: guanti monouso; tamponi imbevuti di disinfettante; laccio emostatico; sistema vacutainer, aghi doppi sterili; provette adatte al tipo di esami prescritti; etichette contenenti i dati del paziente; garze sterili; cerotto adesivo; contenitore per taglienti; telino effettua l’igiene delle mani e garantisce la privacy del paziente; verifica la prescrizione medica e l’identità del paziente; spiega al paziente con parole adatte al suo livello di comprensione le fasi e l’utilità della manovra che si sta per eseguire affinché egli comprenda pienamente ciò che verrà effettuato e aumenti la sua collaborazione; suggerisce all’assistito di rilassarsi e di posizionarsi supino o in semi-Fowler. L’infermiere, durante il prelievo ematico: alza o abbassa il letto/tavolo ad un’altezza comoda; sceglie un sito appropriato per la puntura venosa; posiziona il braccio del paziente in modo che formi una linea retta dalla spalla al polso (utilizzando un telino piegato, se serve); friziona le mani con soluzione alcolica; indossa i guanti monouso; applica il laccio emostatico circa 8-10 cm sopra il sito di puntura scelto; accerta la presenza di polso distale: se non è percepibile, allenta il laccio emostatico; invita il paziente ad aprire e chiudere il pugno più volte; localizza, attraverso la palpazione, la vena da pungere (compatta e che risulti elastica alla palpazione); raccorda l’ago vacutainer al raccordo e inserisce la provetta per il campione di sangue senza procedere alla perforazione del tappo di gomma; è raccomandato un ago con chiusura di sicurezza, e con un calibro di 21 G per gli adulti e 25 G per i bambini deterge l’area di puntura con un movimento centrifugo e lascia asciugare; rimuove la protezione dell’ago e avvisa il paziente che sentirà un lieve fastidio legato alla puntura; posiziona un dito della mano non dominante 3 cm sotto il sito di puntura e tende la pelle; procede a pungere la cute tenendo la smussatura dell’ago verso l’alto; fa avanzare la provetta contro l’ago fino alla perforazione del tappo e attende il riempimento della provetta (ripete il procedimento in base a quante provette sono previste); completata la raccolta del campione, rimuove il laccio emostatico; applica una garza sterile sul sito della puntura e, senza esercitare pressione, estrae l’ago dalla vena; esercita una pressione sul sito della puntura e fissa la garza con un cerotto; smaltisce il materiale utilizzato; rimuove i guanti. Gli esperti di gestione del rischio raccomandano di applicare le etichette sulle provette prima di eseguire il prelievo venoso, e di eseguire l’identificazione del giusto paziente prima di eseguire il prelievo, utilizzando i dati presenti sull’etichetta.
È necessario evitare: vene trombizzate, vene con flebite o vicino a sedi in cui è presente flebite l’arto con una fistola atero–venosa un’area infetta, edematosa o con presenza di ematomi Inoltre:
se la donna ha subito una mastectomia, è preferibile evitare l’arto dalla parte operata evitare di prelevare sangue da un accesso venoso già presente. Se questo è necessario, occorre sospendere le infusioni per almeno 5 minuti non lasciare il laccio emostatico oltre i 2 minuti nei pazienti pediatrici, applicare una crema anestetica locale nella sede della venipuntura L’infermiere, nella fase successiva all’esecuzione dell’indagine : controlla che il paziente non manifesti segni e sintomi di brusco calo di pressione arteriosa o altri disagi e lo sistema in posizione confortevole; monitora l’insorgenza di ematomi o dolore controlla che le provette abbiano la giusta etichettatura, ruota delicatamente per 8-10 volte le provette che contengono additivi e le ripone tutte nei contenitori appropriati per il trasporto in laboratorio; effettua igiene delle mani; invia i campioni in laboratorio; registra sulla documentazione infermieristica la procedura eseguita; ripristina il materiale. Bibliografia R. Caruso, F. Pittella, Il Manuale dei concorsi per infermiere, EdiSES, Napoli, 2015