Il posizionamento di un Catetere Venoso Periferico (CVP) e l’allestimento di una via infusiva sono procedure strettamente connesse fra loro che permettono la somministrazione della terapia direttamente nel sistema circolatorio.
La terapia endovenosa viene prescritta per molteplici ragioni, ad esempio:
mantenere o ripristinare i liquidi del corpo;
somministrare diversi farmaci;
infondere elettroliti;
supplire a carenze nutritive (attraverso nutrizione parenterale)
L’infermiere, come sancito dal Profilo Professionale, è responsabile dell’assistenza generale infermieristica e può effettuare manovre invasive in autonomia, previa prescrizione medica, tra cui il posizionamento di un CVP e l’allestimento di una via venosa.
Discrezionalità dell’infermiere
Insieme alle responsabilità appena esposte, l’infermiere agisce in autonomia anche competenze discrezionali:
in base al tipo di soluzione da infondere, alla velocità di flusso e alle caratteristiche delle vene del paziente, individua il tipo e la misura ottimali del CVP; Le linee guida più recenti sottolineano infatti che l’accesso venoso è indicato per: infusioni con Osmolarità >900mOsm, pH 9, farmaci non vescicanti ed non irritanti. Inoltre, al di fuori del contesto perioperatorio e di emergenza, è indicato l’utilizzo di cannule del minor calibro possibile
in base all’accertamento infermieristico, ove possibile, posiziona il CVP nel braccio non dominante del paziente per ridurre il disagio;
nella scelta della vena per la puntura evita le prominenze ossee, gli arti con ridotta sensibilità, le zone cutanee che presentano infezioni, eruzioni o escoriazioni.
Le linee guida raccomandano inoltre che tutti gli accessi periferici vengano irrigati con soluzione salina (flushing) dopo ogni utilizzo e che l’accesso periferico venga rimosso in caso di: