Molti infermieri si trasferiscono all’estero per poter esercitare la loro professione con orgoglio, per poter ricevere stipendi adeguati e per potersi sentire soddisfatti del loro operato. Questo dovrebbe avvenire anche qui in Italia. È il cuore dell'appello che uno studente di Infermieristica ha deciso di lanciare al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, affinché si adoperi per l'attuazione di
. Ad esempio, per cominciare,
L’appello di un futuro infermiere al Presidente della Repubblica Mattarella
Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica
Egregio Sig. Presidente Mattarella, ho 21 anni e studio Infermieristica. Attualmente sono al secondo anno di questo meraviglioso percorso che ho deciso di intraprendere.
Scrivo questa lettera, perché sento la necessità di portare alla Sua attenzione una questione che reputo di grande importanza, sperando che nel futuro possa cambiare qualcosa.
Fin dal primo giorno di tirocinio ho capito subito che questa era la strada giusta per me. Ogni volta che varco l’ingresso dell’ospedale provo un’emozione unica. Sento di amare ciò che faccio e ciò che farò in futuro. È per questo che mi rivolgo a Lei, oggi.
Ho incontrato molti infermieri preparati, in grado di gestire completamente un paziente e di svolgere a pieno la loro professione. Tuttavia, nei loro occhi vedo anche tanta rabbia e tristezza , provocate da un sistema bigotto, un sistema arcaico.
Sono gli "angeli" così chiamati durante la pandemia, ai quali però non è stato dato nessun riconoscimento concreto, ma solo promesse vane.
Hanno dato tanto e continuano a dare tanto, ma da angeli sono stati trasformati in portatori di virus, incompetenti e persone che non sanno svolgere il proprio lavoro. In questo tragico momento, hanno rinunciato a tutto per il proprio lavoro; sono stati i primi a non poter vedere i propri familiari per non metterli in pericolo. Hanno dovuto sostenere turni massacranti a causa della carenza di personale.
Ma, egregio Presidente, la cosa più tragica è che ci sono stati infermieri che non hanno saputo reggere il colpo, decidendo così di togliersi la vita . Penso che se avessimo fatto di più per farli sentire importanti e soprattutto ripagati, questo non sarebbe mai successo.
Vengono minacciati quando non si può far vedere il proprio familiare, aggrediti sul proprio posto di lavoro e, soprattutto, denigrati nella loro professionalità.
Mi chiedo perché questa bellissima professione non debba avere modo di poter crescere, di poter aprire altri orizzonti. In facoltà mi hanno insegnato che si lavora in équipe e che con la legge 42/99 c’è stata l’eliminazione del cosiddetto mansionario; ma io, in ambito ospedaliero, ho potuto constatare che questo non sia stato un cambiamento reale.
L'infermiere è ancora tenuto a chiedere il permesso per poter svolgere procedure non invasive, come mobilizzare il paziente a bordo letto o somministrare in autonomia un farmaco da banco. Mi chiedo: perché? Perché non possiamo avere un minimo di libertà, un minimo di autonomia e di crescita?
Se davvero la professione infermieristica ha conquistato l’autonomia nel 1999, perché siamo ancora "schiavi" dei medici? Perché dobbiamo avere paura e, soprattutto, perché dobbiamo essere valutati costantemente?
Con questo piccolo sfogo, vorrei chiederLe di attuare vere riforme per tutti gli infermieri che da sempre svolgono con dedizione il loro lavoro. Ad esempio, promuovere l’autonomia ed equiparare gli stipendi al resto dell’Unione Europea .
Molti giovani infermieri si trasferiscono all’estero per poter esercitare la loro professione con orgoglio, per poter ricevere stipendi adeguati e per potersi sentire soddisfatti del loro operato. Penso che questo dovrebbe avvenire anche qui in Italia, senza farci scappare menti brillanti e persone talentuose. Non abbiamo bisogno di Super OSS-S , ma di professionisti.
Spero che legga questa lettera e confido nel suo buon senso, affinché possa far sorridere ancora una volta questi stupendi professionisti, troppo spesso privati dei loro veri diritti.
Spero in una sua risposta.
Mi scuso del disturbo.
Distinti saluti.