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Chi lavora in oncologia ha una motivazione che va oltre Ogni giorno si può leggere negli occhi di chi si trova ricoverato in questo reparto sofferenza, solitudine, confusione, rabbia, paura... L’infermiere conosce questo sguardo .
L’infermiere, nel reparto di oncologia dove ho svolto il tirocinio, è una figura fondamentale.
Il suo ruolo dovrebbe essere essenzialmente quello di inizializzare il ricovero dei pazienti occupandosi dell’aspetto burocratico (raccogliendo dati e informazioni utili per il trattamento ospedaliero), aprire la cartella clinica infermieristica e portare avanti il piano terapeutico in collaborazione con l’intera équipe, intervenire nel caso di emergenze.
Poi c’è il contatto vero e proprio con l’assistito . E qui non ho visto mai nessuno di loro tirarsi indietro: quando si trattava di accogliere le richieste anche più scomode di chi si adatta di meno alla degenza, perché magari a una certa età non riesce a rendersi conto bene che l’ospedale è “scomodo”.
Ho visto confortare pazienti agitati e confusi, senza ricorrere a sedativi cercando in tutti i modi di farli sentire a proprio agio. Ho visto assecondare i piccoli desideri di chi da un giorno all’altro non avrebbe più avuto la possibilità di vederli esauditi, come far fumare una sigaretta sulla sedia a rotelle in finestra a un malato terminale.
Far mangiare seduta una paziente nonostante le sue condizioni critiche, piuttosto che lasciarla costretta a letto, far rimanere insieme ai propri cari tutta la notte una giovane donna, perché il tempo con loro potesse alleviare un poco la sofferenza di entrambi, del paziente e dei parenti.
Ho visto avere massima accortezza per la loro privacy e non ho mai sentito lamentarsi nessuno quando c’era necessità di lavarli.
Sì, è vero, sono mansioni che spettano all’Oss, ma quando questi non c’è il paziente viene prima, va pulito e sistemato. Loro, proprio per la delicatezza di lavorare con questa tipologia di pazienti, sanno che ogni aspetto è importante.
Ogni giorno si può leggere negli occhi di chi si trova ricoverato in questo reparto sofferenza, solitudine, confusione, rabbia, paura... L’infermiere conosce questo sguardo .
Ma sa anche che questi pazienti sono capaci di dare ancora qualcosa di prezioso: un sorriso, un “grazie” di cuore, un senso di speranza, un esempio di tenacia. Chi lavora in oncologia ha una motivazione che va oltre quello per cui si è formato in ambito prettamente accademico. Ha una estrema fiducia e interesse nelle relazioni umane. Fiducia che, nel mondo di oggi, non c’è quasi più.