Biopsia prostatica: tipologie e procedura d'esecuzione

Scritto il 30/05/2019
da Monica Vaccaretti

La biopsia prostatica, che dura tra i cinque e i dieci minuti, si svolge ambulatorialmente in anestesia locale e consiste nell’eseguire il prelievo di alcuni frustoli di tessuto prostatico sotto guida ecografica trans rettale e con anestesia locale superficiale ed una più profonda del plesso nervoso periprostatico. Per mezzo di un ago sottile che attraversa il perineo vengono prelevati un numero variabile di campioni – da otto a ventiquattro – secondo le valutazioni cliniche dello specialista. Le zone interessate alla biopsia sono otto, a destra e a sinistra: apice, laterale, base, transazione.

Tipologie di biopsia prostatica

La prostata è una ghiandola dell’apparato genitale maschile che si trova sotto la vescica, davanti al retto e circonda l’uretra. Produce gran parte del liquido seminale che veicola gli spermatozoi durante l’eiaculazione.

Considerando che il carcinoma prostatico è per l’uomo la più comune neoplasia maligna e la seconda causa di morte dopo i tumori maligni del polmone, è evidente l’importanza di una diagnosi precoce che riduca la mortalità attraverso una efficace diffusione di piani di screening sulla popolazione con il dosaggio sierico attraverso esami ematochimici del PSA (Antigene prostatico specifico) e con le biopsie prostatiche (di primo livello, di saturazione di secondo livello, di infissione fiducials).

Come si esegue la biopsia prostatica

Simulazione grafica di esecuzione di una biopsia prostatica

La biopsia, che dura tra i cinque e i dieci minuti, si svolge ambulatorialmente in anestesia locale e consiste nell’eseguire il prelievo di alcuni frustoli di tessuto prostatico sotto guida ecografica trans rettale e con anestesia locale superficiale ed una più profonda del plesso nervoso periprostatico.

Per mezzo di un ago sottile che attraversa il perineo vengono prelevati un numero variabile di campioni – da otto a ventiquattro – secondo le valutazioni cliniche dello specialista.

Le zone interessate alla biopsia sono otto, a destra e a sinistra: apice, laterale, base, transazione.

L’infermiere è responsabile della raccolta anamnestica, dell’informativa prima e dopo la procedura, della preparazione del paziente, dell’allestimento del materiale necessario, dell’assistenza al medico urologo durante la biopsia, della conservazione dei campioni per l’invio in laboratorio, della compilazione della modulistica e della registrazione dell’esame, della sorveglianza e della gestione di eventuali effetti collaterali transitori dovuti all’anestetico:

  • vampate di calore
  • bocca impastata
  • formicolii alle estremità
  • bradicardia
  • tachicardia
  • capogiro
  • ipotensione

e di potenziali complicanze:

  • lipotimia
  • sincope
  • sindrome vagale

per le quali potrebbe essere tenuto in osservazione dopo la procedura.

L’infermiere quindi identifica il paziente e controlla la completezza della documentazione clinica richiesta. Verifica che il paziente abbia eseguito correttamente la preparazione alla biopsia prostatica (clistere, terapia antibiotica come da prescrizione, sospensione da almeno dieci giorni di acido acetilsalicilico, antiaggreganti piastrinici, antinfiammatori non steroidei, anticoagulanti ed aver instaurato eventuale terapia sostitutiva con eparine a basso peso molecolare).

Prima della biopsia prostatica

Accerta l’eventuale allergia all’anestetico e reazioni avverse a procedure invasive precedenti, patologie e terapie correlate.

Illustra la procedura, informa sulle complicanze più frequenti che potrebbero verificarsi a domicilio, ma che non richiedono alcun trattamento (uretroraggia, ematuria, emospermia, ematoma perianale) e su quelle per cui è necessario rivolgersi tempestivamente ai sanitari (ritenzione acuta di urina, emorragia dal retto e dall’uretra, sepsi).

Fornisce inoltre indicazioni da seguire nei giorni successivi alla biopsia: mantenere il riposo il giorno della procedura; non fare attività fisica intensa; non andare in bicicletta per le successive due settimane; non avere rapporti sessuali per la settimana successiva; proseguire la terapia antibiotica; non assumere i farmaci sopraelencati che potrebbero favorire il sanguinamento; assumere regolarmente i pasti senza restrizioni alimentari.