Progressi clinici: meno decessi, terapie più efficaci
Il 29 settembre si celebra la Giornata Mondiale del Cuore
Secondo Menicanti, l’impatto delle nuove terapie è stato determinante: Negli ultimi quindici anni siamo riusciti a ridurre in maniera significativa la mortalità e a dimezzare i casi di scompenso cronico. È un risultato straordinario, frutto di ricerca e collaborazione multidisciplinare
.
Oggi sono disponibili molecole capaci di modulare il diabete e il metabolismo, farmaci specifici per cardiomiopatie e ipercolesterolemia familiare, ma anche strategie di gestione integrate che hanno migliorato la qualità e l’aspettativa di vita.
Prevenzione: dai successi alle nuove sfide
La popolazione mostra una maggiore sensibilità verso la prevenzione, favorita anche da politiche come il divieto di fumo nei locali pubblici. Tuttavia, il percorso non è concluso. La Rete Cardiologica ha avviato CVrisk-IT, progetto finanziato dal Parlamento che prevede l’arruolamento di 30mila cittadini sani tra i 40 e gli 80 anni per mappare i profili di rischio della popolazione italiana. Individuare precocemente i fattori di rischio significa evitare patologie gravi e ridurre costi sociali e sanitari
, ha sottolineato Menicanti.
Il nodo privacy, big data e ricerca
Uno degli ostacoli maggiori per la cardiologia italiana riguarda la gestione dei dati clinici. Rispetto ad altri Paesi europei, in Italia la normativa sulla privacy viene applicata in modo più restrittivo, con il rischio di rallentare l’avanzamento di studi e sperimentazioni.
Un tema particolarmente rilevante oggi, quando la ricerca si fonda sempre più sull’uso di big data e strumenti di intelligenza artificiale capaci di accelerare diagnosi, personalizzare le terapie e ottimizzare i percorsi di cura. La Rete Cardiologica sottolinea la necessità di procedure più snelle e armonizzate, in linea con i nuovi strumenti europei già operativi — dal Data Governance Act al Data Act fino all’AI Act — per favorire un utilizzo sicuro e condiviso delle informazioni sanitarie.
Disuguaglianze territoriali
Il report mette in evidenza anche i divari regionali: l’accesso e la qualità delle cure cardiovascolari variano sensibilmente da Nord a Sud. Una raccolta sistematica degli outcome clinici reali permetterebbe di valutare meglio l’efficacia delle procedure, ridurre sprechi e garantire equità nell’assistenza.
Lo sguardo al futuro
Le tecniche cardiochirurgiche e interventistiche si muovono sempre più verso la mininvasività, intesa non solo come tagli ridotti, ma come rispetto della fisiologia del cuore e riduzione dell’impatto biologico degli interventi. All’orizzonte ci sono le terapie con anticorpi monoclonali e le prospettive della medicina di precisione, che potrebbero rivoluzionare la cardiologia come è accaduto in oncologia.
La cardiologia italiana si trova dunque a un bivio: i progressi degli ultimi anni sono concreti e hanno migliorato la vita di migliaia di pazienti, ma restano sfide decisive. Prevenzione, gestione dei dati e superamento delle disuguaglianze territoriali sono i tre assi strategici da cui passerà il futuro della disciplina.