Negli ultimi dieci anni la psicofarmacologia ha vissuto un’evoluzione senza precedenti. Antipsicotici di nuova generazione, antidepressivi glutammatergici, neurosteroidi e psichedelici sperimentali stanno ridefinendo il trattamento dei disturbi mentali e il ruolo dell’infermiere psichiatrico.
Una nuova era per la farmacologia psichiatrica
Nuovi psicofarmaci e introduizone ai percorsi psichedelici.
Dalla clorpromazina ai moderni modulatori della neuroplasticità, la farmacologia psichiatrica ha attraversato una trasformazione profonda. L’approccio odierno non mira più soltanto al controllo dei sintomi, ma alla comprensione dei circuiti cerebrali implicati nei disturbi mentali e alla personalizzazione dei trattamenti.
Negli ultimi dieci anni la ricerca ha introdotto molecole capaci di agire su nuovi bersagli biologici, con l’obiettivo di massimizzare l’efficacia e ridurre gli effetti collaterali. Tra queste, cariprazina, esketamina e zuranolone rappresentano innovazioni concrete già nella pratica clinica, mentre psilocibina e MDMA aprono scenari di sperimentazione regolata e di formazione specialistica.
Antipsicotici di nuova generazione L’evoluzione degli antipsicotici ha consentito di migliorare l’equilibrio tra efficacia e sicurezza, grazie a molecole che agiscono in modo più selettivo sui sistemi dopaminergici e serotoninergici. La cariprazina, agonista parziale dopaminergico con preferenza per i recettori D3, si è dimostrata efficace nel trattamento dei sintomi negativi della schizofrenia e nei disturbi bipolari misti .
Parallelamente, le formulazioni long-acting (LAI) hanno rivoluzionato la gestione dei pazienti con scarsa aderenza terapeutica. Le evidenze più recenti indicano una riduzione fino al 40% delle riammissioni ospedaliere e un miglioramento della continuità.
Per l’infermiere, ciò si traduce nella necessità di una pianificazione accurata delle somministrazioni , nella verifica delle dosi mancate e nel sostegno motivazionale ai pazienti e alle loro famiglie, in un’ottica di prevenzione delle ricadute e promozione dell’aderenza terapeutica.
Clozapina: il gold standard nella schizofrenia resistente La clozapina mantiene la sua posizione di riferimento per la schizofrenia resistente al trattamento . Secondo le linee guida APA (2023) ed EMA (2025), è indicata dopo il fallimento di almeno due antipsicotici di diversa classe. Oltre alla comprovata efficacia sui sintomi positivi e suicidari, la clozapina mostra un potenziale effetto neuroprotettivo, migliorando la connettività corticale e riducendo i marker infiammatori.
Il principale limite rimane la necessità di un monitoraggio ematologico regolare per prevenire l’agranulocitosi. L’infermiere, in questo contesto, riveste un ruolo fondamentale nel controllo dell’ANC (Absolute Neutrophil Count), nella segnalazione precoce di segni infettivi e nel counselling terapeutico.
Antidepressivi, dalla serotonina al glutammato Negli ultimi anni, l’approccio al trattamento della depressione si è spostato dal tradizionale paradigma monoaminergico verso la modulazione dei circuiti glutammatergici e GABAergici, più direttamente coinvolti nei processi di neuroplasticità e risposta rapida.
Esketamina L’esketamina (Spravato®) rappresenta la principale innovazione nella depressione resistente al trattamento. Modulando il recettore NMDA, favorisce la formazione di nuove connessioni sinaptiche e produce un miglioramento clinico già entro 24 ore dalla somministrazione. La terapia viene eseguita mediante spray nasale in ambiente controllato, con monitoraggio continuo per almeno due ore post-dose.
L’infermiere deve garantire la sicurezza del setting, il controllo dei parametri vitali e la gestione degli effetti collaterali quali dissociazione, ipertensione e sedazione. L’accompagnamento empatico e la sorveglianza post-trattamento sono elementi centrali della pratica assistenziale.
Zuranolone Approvato in Europa nel 2025, il zuranolone (Zurzuvae™) è il primo neurosteroide orale per la depressione post-partum . Agisce come modulatore allosterico del recettore GABA-A, ripristinando la funzione inibitoria alterata dal calo dei neurosteroidi dopo il parto. Il trattamento, della durata di due settimane, ha mostrato una risposta clinica nel 70% dei casi già entro la seconda settimana.
L’infermiere, in collaborazione con i consultori familiari e la psichiatria perinatale, gioca un ruolo chiave nel counselling, nella valutazione degli effetti sedativi e nella verifica della compatibilità del farmaco con l’allattamento.
Psichedelici in psichiatria Il cosiddetto “rinascimento psichedelico ” segna l’inizio di una nuova fase della ricerca psichiatrica. Le evidenze su psilocibina e MDMA hanno riacceso l’interesse per il loro potenziale terapeutico nella depressione resistente e nel disturbo post-traumatico da stress.
Gli studi multicentrici COMP360 di Compass Pathways (2025) hanno mostrato un tasso di remissione del 29% a sei settimane dalla somministrazione di psilocibina associata a supporto psicoterapeutico. I trial MAPS PBC su MDMA (Mitchell et al., Nature Medicine, 2023) hanno evidenziato una riduzione significativa dei sintomi di PTSD, sebbene la FDA abbia richiesto ulteriori dati sulla sicurezza prima dell’approvazione.
In Italia, l’AIFA e l’Istituto Superiore di Sanità hanno avviato nel 2025 la prima sperimentazione clinica su psilocibina per la depressione resistente, con centri a Chieti-Pescara, Roma e Foggia. A supporto di questo percorso, nel 2026 nascerà a Pescara il primo corso nazionale dedicato alle terapie psichedeliche assistite, promosso da Illuminismo Psichedelico Academy e Associazione Luca Coscioni.
Per studenti e professionisti sanitari, questa evoluzione rappresenta una nuova frontiera formativa, che unisce competenze cliniche, farmacologiche ed etiche. Gli infermieri coinvolti nelle sperimentazioni dovranno possedere formazione GCP (Good Clinical Practice), competenze in consenso informato, capacità di osservazione clinica e gestione del debriefing post-sessione.
Verso la psichiatria del futuro Il futuro della psicofarmacologia si muove verso un modello integrato, in cui farmaci, psicoterapia e tecnologie digitali si combinano per offrire percorsi terapeutici personalizzati e più efficaci. Gli psichedelici, pur restando confinati alla ricerca clinica, aprono una riflessione sul potenziale di un approccio in cui la farmacologia diventa catalizzatore di cambiamento psicologico profondo, in un quadro regolato e sicuro.
L’infermiere psichiatrico si conferma una figura centrale nella gestione della sicurezza, nella continuità terapeutica e nella relazione di cura, pilastri indispensabili per il buon esito di ogni percorso farmacologico e psicoterapeutico.
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