Tra il 2019 e il 2023 sono state presentate oltre 2mila denunce per disturbi psichici lavoro-correlati e solo nel 2023 le denunce per malattie professionali hanno superato le 72.700, con un incremento del 19,7% rispetto al 2022 e del 61,6% rispetto al 2020. La sanità è il settore più colpito, e tra tutti i professionisti sono proprio gli infermieri a pagare il prezzo più altosottolinea De Palma.
Turni massacranti, aggressioni e carichi doppi
Lo stress aumenta il rischio di errore, riduce la concentrazione e compromette la qualità dell’assistenza.
Secondo il sindacato, il quadro che emerge è quello di una categoria esposta a rischi multipli, fisici e psicologici. Un infermiere in Italia assiste in media 12 pazienti per turno, il doppio rispetto agli standard dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ne prevedono al massimo sei per garantire cure di qualità.
A questo si aggiungono turni notturni frequenti, straordinari obbligati, aggressioni verbali e fisiche e demansionamenti che costringono molti professionisti a svolgere mansioni non proprie. Tutti questi fattori, combinati, determinano un aumento dei casi di burnout e disturbi d’ansia, ma anche patologie muscolo-scheletriche legate a sforzi fisici ripetuti e posture incongrue.
Burnout, un’emergenza silenziosa
Le più recenti analisi indicano che almeno un infermiere su tre soffre di depressione: secondo i dati Inail, le malattie psichiche e da stress colpiscono in particolare chi lavora a stretto contatto con il pubblico: i professionisti dell’assistenza sanitaria rientrano tra i più vulnerabili, con livelli di esposizione nettamente superiori alla media nazionale.
Non è solo la salute degli infermieri ad essere minacciata ma anche la sicurezza dei pazienti. Lo stress aumenta il rischio di errore, riduce la concentrazione e compromette la qualità dell’assistenza. È un circolo vizioso che mina le fondamenta del nostro Servizio sanitario
osserva De Palma.