Salute mentale e digitale: rischi e opportunità tra social e AI
Scritto il 11/09/2025
da Chiara Sideri
Viviamo in un’epoca in cui la connessione è costante e pervasiva. Secondo recenti report internazionali, bambini e adolescenti trascorrono mediamente tra le quattro e le sette ore al giorno davanti agli schermi, spesso oltre le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Negli adulti, la diffusione dello smart working e la cosiddetta always-on culture alimentano un senso di iperconnessione continua, scandita da notifiche e reperibilità costante. Le conseguenze non si limitano al piano fisico, ma si riflettono sul benessere psicologico: aumento di ansia, disturbi del sonno, calo delle capacità relazionali e veri e propri fenomeni di dipendenza digitale. Parallelamente, l’intelligenza artificiale si affaccia come nuovo strumento di supporto psicologico: chatbot e applicazioni digitali promettono accessibilità e riduzione dello stigma, ma non mancano casi di cronaca che sollevano interrogativi etici e preoccupazioni cliniche. Come trovare, dunque, un equilibrio tra l’innovazione tecnologica e la tutela della salute mentale?
Bambini e adolescenti: tra sviluppo e vulnerabilità
Secondo l’American Psychological Association, oltre il 70% degli adulti dichiara di controllare lo smartphone “più del necessario”, un comportamento che alimenta stati di ipervigilanza e riduce la qualità del riposo.
L’eccessiva esposizione agli schermi rappresenta una delle principali criticità per la salute mentale e lo sviluppo delle nuove generazioni. Recenti dati indicano che tra gli 8 e i 12 anni si superano mediamente le 5 ore al giorno di utilizzo ricreativo di dispositivi digitali con una fascia significativa di bambini che raggiunge o supera le 8 ore giornaliere.
Tra gli adolescenti (13-18 anni), il tempo di esposizione si attesta su valori ancora più elevati: circa 8 ore e 40 minuti al giorno, con oltre il 40% di loro che supera le 8 ore.
A livello globale, la media giornaliera di tempo trascorso davanti agli schermi raggiunge 6 ore e 40 minuti, mentre nei teenager questi valori si avvicinano a 9 ore quotidiane.
Uno studio americano su oltre 50mila bambini e adolescenti (6–17 anni), condotto tramite il National Survey of Children’s Health, ha evidenziato che un utilizzo quotidiano di schermi pari o superiore a 4 ore è associato a un incremento dei rischi di ansia (aOR = 1,45), depressione (aOR = 1,65), disturbi comportamentali (aOR = 1,17) e sintomi da ADHD (aOR = 1,21). Gran parte di questi effetti negativi risultano mediati da una minore attività fisica, da una routine del sonno irregolare e da una durata di sonno insufficiente.
Parallelamente, il gaming disorder rappresenta un tema emergente. In uno studio italiano condotto su circa 89mila adolescenti (11–17 anni), il 3,1% è stato identificato come “problematico” e l’11,6% come “ad alto rischio”, con livelli significativamente maggiori di depressione, stress, sintomi psicologici e somatici rispetto ai non-giocatori. A livello globale, una meta-analisi su oltre 640mila adolescenti ha riportato una prevalenza media del gaming disorder dell’8,6% (IC 95%: 6,9–10,8), con variazioni legate ai contesti culturali e metodologici.
Infine, la dipendenza da smartphone e l’uso problematico di internet colpiscono una quota crescente di giovani: circa il 4% dei bambini presenta disturbi clinici o sub-clinici di internet gaming disorder, e quasi il 10% mostra un utilizzo problematico medio-alto dello smartphone.