Giornata di prevenzione del suicidio, cambiare la narrazione

Scritto il 10/09/2024
da Redazione

“Cambiare la narrazione del suicidio” è la nuova campagna realizzata dall'Oms in collaborazione con l'Associazione Internazionale per la Prevenzione del Suicidio in occasione del 10 settembre, giornata mondiale istituita per la prima volta nel 2003. Il significato del tema annuale pone l'accento sulla necessità di trasformare il modo in cui le persone percepiscono questo problema complesso, passando da una diffusa cultura di silenzio e di stigma ad una di apertura, comprensione e supporto.

Il suicidio è la terza causa di morte tra i 15 e i 29 anni

I dati Istat del 2021 segnalano un aumento dei suicidi, passando dai 3748 del 2020 ai 3870, che si registra in tutte le fasce di età, soprattutto under 49.

Oltre settecentomila persone che muoiono per suicidio ogni anno a livello globale rappresentano un'importante sfida per la salute pubblica che richiede una risposta di salute pubblica.

Per il prossimo triennio (2024-2026) l'invito all'azione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità è promuovere quindi conversazioni vitali sul suicidio e sulla sua prevenzione così da sensibilizzare maggiormente le persone per abbattere le barriere, aumentare la consapevolezza e creare migliori culture di sostegno.

Ritenendo che i suicidi siano prevenibili e che ogni conversazione, non importa quanto piccola, contribuisca ad una società solidale e comprensiva, l'Oms richiama all'azione tutti i governi del mondo affinché, in un 'ottica di prevenzione al suicidio, diano priorità nelle loro politiche sanitarie alla salute mentale, aumentino l'accesso alle cure e forniscano un adeguato supporto a chi ne ha bisogno.

Sebbene i tassi sulla mortalità siano ampiamente sottostimati a causa dello stigma, si ritiene che il suicidio sia la terza causa di morte tra i 15 e i 29 anni. Secondo recenti dati epidemiologici, ci si suicida maggiormente nei paesi a basso e medio reddito, dove si consuma il 73% dei casi.

Le ragioni per cui una persona decide di togliersi la vita sono molteplici e sono influenzate da fattori sociali, culturali, biologici, psicologici ed ambientali che compaiono, spesso inaspettatamente, nel corso della vita.

Un precedente tentativo di suicidio è un importante fattore di rischio per riprovarci. Risulta infatti che per ogni suicidio portato a termine ci sono molte più persone che tentano di farlo. Morire di propria mano è illegale in molti paesi, in molti altri è un tabù. Ovunque non se ne parla apertamente.

Pur riconoscendo il legame tra suicidio e disturbi mentali, come la depressione e i disturbi da uso di alcol, i dati evidenziano che la maggior parte dei suicidi avvengono in maniera impulsiva in momenti di profonda crisi esistenziale quando le persone perdono la capacità di gestire gli stress della vita e crollano.

Problemi finanziari, conflitti relazionali, dolore e malattie croniche sono le principali cause che, rendendo più fragili e vulnerabili, spingono a questo atto di autolesionismo. Anche vivere conflitti e disastri, subire violenze ed abusi, soffrire per perdite significative, provare un senso di isolamento ed essere vittima di discriminazione può portare a comportamenti suicidi.

Ogni suicidio è una tragedia che colpisce le persone rimaste provocando effetti psicologici duraturi. Ogni atto di porre fine volontariamente alla propria vita ha conseguenze non soltanto emotive sugli individui ma anche sociali ed economiche per tutta la comunità. Occorre pertanto intercettare le persone che pensano di suicidarsi e non lasciare sole quelle che ci hanno già provato.

Serve agire prima cogliendo le situazioni a rischio perché i suicidi solitamente non cercano aiuto e di conseguenza non lo ottengono. Secondo l'Oms i suicidi possono essere prevenuti con interventi tempestivi, basati su prove e spesso a basso costo, con strategie complete e multisettoriali che possono rendere efficaci le risposte nazionali.