Il cambiamento climatico non è un evento lontano, né una minaccia remota per le generazioni a venire. È già qui, e sta influenzando silenziosamente — ma inesorabilmente — la nostra salute. Siamo abituati a pensarlo come un problema ambientale, fatto di ghiacciai che si sciolgono e specie che scompaiono. Ma il vero volto del cambiamento climatico potremmo trovarlo nel nostro respiro, nel battito accelerato durante un’ondata di calore, o nella comparsa di nuove malattie in regioni prima immuni. La deriva climatica rappresenta una minaccia sistemica per la salute pubblica. La crisi ambientale è anche una crisi sanitaria, economica, sociale. Se è vero che la salute è il risultato dell'interazione tra genetica, stili di vita e ambiente, allora stiamo assistendo a una trasformazione profonda e irreversibile del nostro determinante più trascurato: il clima.
Inquinamento atmosferico e patologie respiratorie La crisi ambientale è anche una crisi sanitaria, economica, sociale.
L’aria inquinata non è solo un fastidio urbano, ma uno dei principali fattori di rischio ambientale per la salute umana a livello globale.
Le emissioni di anidride carbonica (CO₂), ossidi di azoto (NOₓ), biossido di zolfo (SO₂), particolato fine (PM2.5) e ozono troposferico sono sottoprodotti della combustione di combustibili fossili e delle attività industriali, agricole e urbane.
Oltre a contribuire al riscaldamento globale, questi inquinanti penetrano nel nostro organismo con ogni atto respiratorio, provocando danni sistemici che vanno ben oltre i polmoni.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, 7 milioni di persone muoiono ogni anno nel mondo per patologie attribuibili all’inquinamento atmosferico (OMS, 2023).
Di queste, circa 500.000 in Europa. Il particolato fine (PM2.5), con diametro inferiore a 2,5 micron, è in grado di attraversare la barriera alveolo-capillare ed entrare nel circolo sistemico, innescando processi infiammatori, ossidativi e trombotici.
Uno studio pubblicato su Nature (Zhang et al., 2022) ha dimostrato che ogni aumento di 1°C nella temperatura urbana è correlato a un incremento fino al 5% della concentrazione di ozono troposferico , aggravando le malattie respiratorie croniche , in particolare nei periodi estivi.
La combinazione di caldo estremo e inquinamento atmosferico ha un effetto sinergico, amplificando i rischi per la salute.
L’aria che respiriamo può ammalarci lentamente, giorno dopo giorno. Ma il suo impatto si manifesta anche nei picchi di accessi al pronto soccorso, nei ricoveri evitabili e nelle morti premature che gravano sui sistemi sanitari.
Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA, 2023), se venissero rispettati i nuovi limiti di qualità dell’aria proposti dall’UE (in linea con le linee guida OMS), oltre 250.000 morti premature all’anno potrebbero essere evitate solo in Europa.
Caldo estremo e rischio cardiovascolare, l’evidenza clinica si rafforza Le ondate di calore non sono più eventi eccezionali, ma manifestazioni ordinarie di un clima straordinariamente alterato . Il 2023 ha segnato il record di anno più caldo mai registrato a livello globale, con temperature che in alcune aree del Mediterraneo hanno superato i 48°C, toccando soglie mai sperimentate nell’epoca moderna.
Secondo uno studio pubblicato su Nature Medicine, solo nell’estate del 2022 il caldo estremo ha provocato oltre 61.000 decessi prematuri in Europa (Ballester et al., 2023). In Italia, si stima che l’impatto sia stato particolarmente marcato tra over 75, pazienti cronici e soggetti isolati socialmente.
L’esposizione prolungata a temperature elevate compromette i meccanismi di termoregolazione dell’organismo. Il sistema cardiovascolare è costretto a sostenere un carico aggiuntivo, tra vasodilatazione periferica, tachicardia compensatoria e disidratazione, che può precipitare rapidamente in insufficienza cardiaca, ischemia miocardica, aritmie o collasso vascolare.
Colpo di calore (core body temperature >40°C): emergenza medica con elevata letalità se non trattata in modo tempestivo.Scompenso cardiaco acuto in pazienti con disfunzione preesistente.Ictus ischemici e tromboembolici, per effetto dell’emoconcentrazione dovuta alla disidratazione.Insufficienza renale acuta per ipoperfusione renale o rabdomiolisi da ipertermia.I soggetti più vulnerabili sono:
Anziani (>75 anni) , soprattutto in solitudine o allettati;Persone con patologie croniche (cardiopatie, BPCO , diabete , nefropatie);Neonati e bambini piccoli , per immaturità dei meccanismi di dispersione termica;Lavoratori esposti (agricoltura, edilizia, logistica, trasporti);Persone in condizione di fragilità sociale , senza accesso a case climatizzate, acqua potabile o servizi sociosanitari.In Italia, il Ministero della Salute attiva ogni anno i piani di allerta caldo con bollettini meteosanitari e raccomandazioni cliniche, ma l’efficacia sul territorio è ancora disomogenea. La mancanza di climatizzazione adeguata, la scarsa consapevolezza dei sintomi iniziali e le barriere all’accesso ai servizi sociosanitari rendono molte persone invisibili al sistema di prevenzione.
Le malattie trasmesse da zanzare avanzano in Europa Il cambiamento climatico non sta solo sciogliendo i ghiacci: sta sciogliendo i confini biologici tra le latitudini, favorendo la diffusione di vettori di malattie un tempo circoscritte alle aree tropicali.
Le zanzare Aedes aegypti e Aedes albopictus, insieme alle zecche Ixodes ricinus, stanno colonizzando nuove aree in Europa grazie all’aumento delle temperature, all’umidità persistente e alla modificazione degli ecosistemi.
Malattie come dengue , chikungunya , virus Zika , West Nile e malaria stanno facendo la loro comparsa — o ricomparsa — in territori considerati a basso rischio fino a pochi anni fa. Nel 2023, l’ECDC ha confermato focolai autoctoni di dengue in Italia (Lazio, Lombardia e Toscana), Francia e Spagna, segno di una trasmissione locale sostenuta da zanzare presenti stabilmente nell’ambiente.
Anche il virus del Nilo Occidentale (West Nile Virus), trasmesso da zanzare Culex, ha mostrato un trend crescente, con oltre 700 casi segnalati in Europa nel 2022, di cui più di 600 in Italia, secondo l’ISS. Si tratta di infezioni potenzialmente gravi: nella forma neuroinvasiva, il West Nile può causare encefalite o meningite con esiti neurologici permanenti.
Le zecche Ixodes, favorite da inverni miti e primavere umide, stanno estendendo il loro habitat in altitudine e latitudine. Con loro si diffondono patologie come la malattia di Lyme e la meningoencefalite da zecche (TBE) , già endemica in alcune aree del Nord Italia, Austria, Germania e Repubblica Ceca.
Perché è importante per gli operatori sanitari? Perché questi patogeni possono simulare quadri clinici comuni, come febbre , cefalea , rash o sintomi gastrointestinali, e spesso il legame epidemiologico non viene subito riconosciuto.
Perché la sorveglianza attiva e l’educazione del paziente (es. uso di repellenti, controllo dei ristagni d’acqua, ispezione della cute dopo passeggiate in aree verdi) diventano strumenti di prevenzione primaria essenziali.
Perché i sistemi di allerta precoce (es. Rete SUMMER, EPICO, ECDC TESSy) richiedono collaborazione interprofessionale e tempestività nella segnalazione dei casi sospetti.
Il cambiamento climatico sta rendendo la salute pubblica una questione sempre più globale, dinamica e imprevedibile. I confini tra malattie tropicali e temperate si stanno assottigliando. La sanità europea — e italiana — deve rispondere a questa nuova geografia infettiva con formazione, aggiornamento clinico ed educazione ambientale.
Clima e salute mentale: nuovi fattori di vulnerabilità sociale Non meno preoccupanti sono le conseguenze sulla salute mentale. I disastri climatici — incendi, alluvioni, siccità prolungate, tempeste — sono eventi traumatici che espongono le persone a un rischio elevato di disturbi da stress post-traumatico (PTSD) , depressione maggiore, ansia generalizzata, ma anche abuso di sostanze e comportamento suicidario.
Tuttavia, anche in assenza di eventi estremi, si osserva un incremento della cosiddetta eco-ansia, una forma di disagio psichico persistente legato alla percezione di un futuro climatico minaccioso, instabile e fuori controllo. Secondo uno studio pubblicato su The Lancet Planetary Health, condotto su oltre 10.000 giovani in 10 Paesi (Hickman et al., 2021), il 59% dei partecipanti ha dichiarato di sentirsi "molto" o "estremamente" preoccupato per il cambiamento climatico; oltre il 45% ha riferito che questa preoccupazione influenza negativamente la quotidianità, il sonno e le relazioni interpersonali.
Ma c'è di più. Le alte temperature sono associate a peggioramenti significativi nei quadri psichiatrici cronici. Diversi studi epidemiologici, tra cui uno pubblicato su JAMA Psychiatry (Burke et al., 2018), hanno riscontrato una correlazione tra ondate di calore e aumento di visite al pronto soccorso per psicosi , crisi depressive, agitazione e disturbi dell’umore. Nei pazienti con schizofrenia o disturbi bipolari , il caldo aggrava i sintomi e può alterare l’efficacia e la tollerabilità dei farmaci psicotropi, in particolare quelli che interferiscono con la termoregolazione o causano disidratazione.
Anche i tassi di suicidio tendono ad aumentare nei periodi più caldi: secondo una metanalisi internazionale, ogni incremento di 1°C nella temperatura media può essere associato a un aumento dello 0,7–2% nei suicidi, soprattutto nei Paesi ad alto reddito (Thompson et al., 2018).
In sintesi, la crisi climatica non è solo un problema fisico o ambientale: è anche una minaccia psichica profonda, capace di destabilizzare gli individui più fragili e di generare malessere anche in chi gode di buona salute mentale.
Scenari futuri: la sanità alla prova del clima Il futuro della salute è intrecciato al destino del clima. Secondo il Sixth Assessment Report dell’IPCC (2023), senza un’azione decisa le ondate di calore diventeranno almeno quattro volte più frequenti entro la fine del secolo. La mortalità legata al caldo potrebbe raddoppiare nei prossimi trent’anni, con pesanti costi umani ed economici.
Si stima inoltre che entro il 2080, oltre 2 miliardi di persone potrebbero essere esposte al rischio di contrarre dengue e altre arbovirosi trasmesse da zanzare, anche in Europa. Parallelamente, l’esposizione cronica all’inquinamento atmosferico potrebbe aumentare del 50% entro il 2050, aggravando le disuguaglianze sanitarie.
Il vero rischio? Non essere pronti. Le strutture sanitarie dovranno diventare “climate-smart”: energeticamente efficienti, resilienti agli eventi estremi, integrate con sistemi di sorveglianza ambientale. La formazione dei professionisti dovrà includere competenze ambientali, e la sanità pubblica dovrà collaborare sempre più con meteorologi, urbanisti, educatori.
Il cambiamento climatico non è un problema del futuro. È una crisi del presente*.
*Al Gore
Il ruolo dei professionisti della salute Come operatori sanitari, non possiamo più permetterci di essere spettatori silenziosi. Il cambiamento climatico — o meglio, la crisi climatica — ha effetti diretti e indiretti sulla salute delle persone che assistiamo ogni giorno. E proprio per questo, il nostro ruolo diventa cruciale, non solo in corsia, ma anche fuori.
Cosa possiamo fare, concretamente:
Educare e sensibilizzare i pazienti : Informare le persone sui rischi sanitari legati al clima (colpi di calore, inquinamento, malattie emergenti) diventa parte integrante della prevenzione primaria. Una corretta informazione può salvare vite, soprattutto tra le fasce più vulnerabili.Riconoscere precocemente i segnali : Identificare le patologie correlate al clima (disidratazione, sintomi respiratori aggravati, infezioni vettoriali) è essenziale per un triage efficace e per intervenire tempestivamente.Partecipare alla sorveglianza sanitaria : Segnalare tempestivamente casi anomali o picchi di patologie stagionali può contribuire al monitoraggio epidemiologico e alla risposta pubblica a eventi climatici estremi.Sostenere l’adattamento delle strutture sanitarie : I professionisti possono contribuire alla progettazione di ambienti sanitari più resilienti: ventilazione naturale, gestione efficiente dell’energia, percorsi sicuri in caso di eventi climatici estremi, continuità assistenziale in emergenza.Adottare pratiche sostenibili nella quotidianità lavorativa : Ridurre gli sprechi, promuovere la raccolta differenziata, preferire dispositivi riutilizzabili quando sicuro, scegliere modalità di trasporto sostenibili: sono gesti semplici ma potenti, soprattutto se adottati collettivamente.Fare advocacy e promuovere cambiamento : I professionisti sanitari godono di un’elevata fiducia pubblica. Possiamo usare questa autorevolezza per influenzare le politiche sanitarie, educative e ambientali. Essere portavoce di un nuovo paradigma: la salute non si cura solo nei reparti, ma anche nell’aria che respiriamo e nel clima che viviamo.La responsabilità individuale è importante, ma quella collettiva è determinante. Come comunità sanitaria, abbiamo il potere — e il dovere — di guidare il cambiamento.
Bibliografia Ballester, J., et al. (2023). The burden of heat-related mortality in Europe during the summer of 2022. Nature Medicine, 29 , 1042–1050. https://doi.org/10.1038/s41591-023-02419-4 European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC). (2023). Mosquito-borne diseases – Surveillance reports. https://www.ecdc.europa.eu/en/mosquito-borne-diseases Hickman, C., et al. (2021). Climate anxiety in children and young people and their beliefs about government responses to climate change: a global survey. The Lancet Planetary Health, 5(12) , e863-e873. https://doi.org/10.1016/S2542-5196(21)00278-3 Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC). (2023). Sixth Assessment Report. https://www.ipcc.ch/ar6 Messina, J. P., et al. (2019). The global distribution and burden of dengue. Nature Microbiology, 4 , 1508–1515. https://doi.org/10.1038/s41564-019-0476-8 Vohra, K., et al. (2021). Global mortality from outdoor fine particle pollution generated by fossil fuel combustion: Results from GEOS-Chem. Environmental Research, 195 , 110754. https://doi.org/10.1016/j.envres.2021.110754 World Health Organization. (2023). Air pollution. https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/ambient-(outdoor)-air-quality-and-health