Onere dei disturbi neurologici sulla perdita di salute del cervello
Le prime dieci condizioni neurologiche che minacciano la salute pubblica sono ictus, encefalopatia neonatale (lesione cerebrale), emicrania, demenza, neuropatia diabetica, meningite, epilessia, complicazioni neurologiche da parto pretermine, disturbo dello spettro autistico, tumori.
Ne vengono colpiti soprattutto gli uomini, sebbene emicrania e demenza colpiscano invece in maniera sproporzionata le donne. Oltre l'80% dei decessi neurologici si verifica nei paesi a basso e medio reddito e l'accesso alle cure varia significativamente in base alla disponibilità di neurologici nel sistema sanitario che risulta 70 volte più alto, ogni cento mila persone, nei paesi ad alto reddito.
Il dato emerge da un importante studio multisettoriale internazionale che ha coinvolto Dipartimenti di epidemiologia e neurologia di tutto il mondo, “Onere globale, regionale e nazionale dei disturbi che colpiscono il sistema nervoso”, pubblicato su The Lancet Neurology. Si tratta di un'analisi sistematica condotta per il Global Burden of Disease, Injuries and Risk Factor Study, in collaborazione con l'Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha valutato sia i disturbi dello sviluppo neurologico e la neurodegenerazione in età avanzata sia condizioni di nuova emergenza, come il deterioramento cognitivo successivo al Covid-19.
Pur considerando che l'aumento dell'aspettativa di vita ha portato ad un aumento dei disturbi neurologici legati all'età portando ad attuare politiche sanitarie globali focalizzate sulla sopravvivenza e sulla riduzione al minimo delle disabilità, gli studiosi ritengono tuttavia che non tutto il carico neurologico sia dovuto all'invecchiamento della popolazione.
Hanno stimato che nel corso della vita la perdita di salute del sistema nervoso centrale sia causata da ben 37 condizioni con relativi fattori di rischio associati che possono influenzarlo per tutta la vita, danneggiando il cervello, il midollo spinale e i nervi periferici.
Esse ne compromettono la funzione e incidono sul comportamento cognitivo, sensoriale, motorio e socio-emotivo. Questi disturbi eterogenei variano nella causa, nei sintomi e nel decorso. Alcuni causano disabilità permanenti, altri sono associati ad alti tassi di mortalità. Per alcuni non esiste una cura mentre altri sono prevenibili e curabili.
I ricercatori hanno analizzato la quantità complessiva di disabilità, malattie e morti premature, note come anni di vita corretti per disabilità (DALY), confrontandoli con gli anni vissuti con disabilità e gli anni di vita persi. Sebbene i tassi Daly standardizzati per età siano diminuiti, il numero assoluto di persone che convivono o muoiono a causa di patologie neurologiche è tuttavia aumentato. Ciò significa che l'incremento è guidato principalmente dal cambiamento demografico e dalle persone che vivono più a lungo.
La condizione neurologica che risulta in più rapida crescita è la neuropatia diabetica, triplicata dal 1990, in linea con l'aumento globale di diabete. Nel 2021 si contavano 206 milioni di casi. Dalla ricerca risulta che oltre 23 milioni di casi sono rappresentati da condizioni e complicanze neurologiche che prima non esistevano, come il deterioramento cognitivo da Covid-19 e la Sindrome Guillain Barré.
Lo studio ha scoperto che altre condizioni che in passato comportavano un notevole carico neurologico sono invece diminuite del 25% grazie ad una migliore prevenzione (anche attraverso i vaccini), cura e ricerca. È il caso di tetano, rabbia, meningite, encefalite, lesione cerebrale neonatale, difetti del tubo neurale, ictus e neurocisticercosi, un'infezione parassitaria che colpisce il sistema nervoso centrale.
Lo studio ha analizzato venti fattori di rischio modificabili per condizioni neurologiche potenzialmente prevenibili come l'ictus, la demenza e la disabilità intellettiva idiopatica. I risultati hanno dimostrato che l'eliminazione dei principali fattori di rischio – elevata pressione sanguigna sistolica ed inquinamento atmosferico, ambientale e domestico – consente di prevenire i Daly per ictus sino all'84%.
Prevenendo l'esposizione al piombo è altresì possibile ridurre del 63% la disabilità intellettiva idiopatica. Il peso della demenza potrebbe essere ridotto del 14,6% se si controllassero meglio i livelli di glucosio plasmatico a digiuno. Il rischio di ictus, demenza e sclerosi multipla sarebbe sensibilmente ridotto eliminando il fumo.
Considerando che sono la principale causa di malattie nel mondo, gli esperti ritengono siano necessarie strategie efficaci. A tal fine il piano di azione globale per i disturbi neurologici 2022-2031 (Global Action Plan for Epilepsy and other Neurogical Disorders, IGAP), primo documento internazionale elaborato dall'Oms, definisce obiettivi e traguardi strategici per migliorare la prevenzione, l'identificazione precoce, il trattamento e la riabilitazione.
Nel Piano si sottolinea altresì che sono necessari maggiori investimenti non solo per migliorare l'accesso equo a cure di qualità ma anche per incrementare e sostenere la ricerca scientifica sui rischi per la salute del cervello, nonché per supportare il personale sanitario dedicato e rendere adeguati i servizi.
Scopo del Piano è ridurre lo stigma, l'impatto e il peso di tali disturbi in termini di mortalità, morbilità e disabilità, e migliorare la qualità di vita delle persone colpite e dei loro familiari e caregiver avendo cura di soddisfare tutti i loro bisogni in un'ottica di inclusione.
L'adozione dell'IGAP fornisce una linea guida per mettere in atto azioni multisettoriali per rispondere al crescente peso delle condizioni neurologiche che minano la salute del cervello e la qualità di vita delle persone.
I risultati del recente studio implicano invece considerazioni politiche e sanitarie, perché dimostrano che la perdita di salute neurologica globale è stata sottostimata, è in aumento ed è distribuita in maniera non uniforme a livello geografico e socioeconomico.
I ricercatori sottolineano che la salute del sistema nervoso centrale della popolazione generale possa essere migliorata anche con i contributi individuali. È verso i singoli individui che occorre orientare interventi mirati ed opzioni politiche per invertire la tendenza.