Rimuovere correttamente i guanti non azzera rischio di contaminazione
Dal 2 al 5% degli operatori sanitari che si sono occupati di pazienti colonizzati da germi multiresistenti hanno acquisito microrganismi patogeni sulle mani dopo la rimozione dei guanti così come il 24% presenta contaminazione delle mani da spore da Clostridium difficile dopo le attività assistenziali.
Due studi molto simili tra di loro hanno simulato la rimozione dei guanti per indagare la frequenza di questo fenomeno e gli interventi di miglioramento contaminando i guanti con sostanze fluorescenti e/o batteriofagi e andando successivamente a verificare la loro presenza sulle mani degli operatori.
Nel primo studio è indicato lo standard di riferimento per una corretta rimozione, quello del CDC di Atlanta cioè la tecnica “guanto nel guanto”, ma è stata ritenuta adeguata anche la tecnica alternativa “a becco d’uccello”. Cento operatori si sono rimossi i guanti e solo il 34% del personale ha utilizzato la tecnica consigliata dal CDC.
La contaminazione delle mani e dei polsi con la sostanza fluorescente si è verificata nel 37% delle simulazioni. La contaminazione delle mani era inferiore quando si utilizzava la tecnica consigliata dal CDC rispetto alla tecnica non consigliata (24% Vs 44%).
Altri 20 operatori, ai quali sono state contaminate le mani sia dalla sostanza fluorescente sia dal batteriofago, hanno presentato contaminazione simile sia per quanto riguarda la presenza della sostanza fluorescente che la presenza del batteriofago: rispettivamente il 50% e il 55%.
Gli autori giungono alla conclusione che il corretto addestramento alla rimozione del guanto riduce la contaminazione delle mani del personale ma non “azzera” il rischio e per questo suggeriscono la necessità di ulteriori misure come la disinfezione del guanto prima della rimozione facendo riferimento anche a uno studio che ha dimostrato l’efficacia nella riduzione della contaminazione delle mani degli operatori da spore di Clostridium difficile.
Il secondo studio ha indagato lo stesso fenomeno estendendo la frequenza dei siti contaminati non solo durante la rimozione dei guanti ma anche dei sovracamici. Delle 435 simulazioni sulla rimozione dei guanti e camici la contaminazione della cute e degli indumenti con sostanza fluorescente si è verificata in 200 occasioni (46%).
La contaminazione si è verificata più frequentemente durante la rimozione dei guanti rispetto a quella dei camici (52,9% vs 37,8%,). Durante le simulazioni di rimozione dei guanti contaminati, la frequenza di contaminazione della cute era simile sia con la sostanza fluorescente sia con il batteriofago (58% vs 52%).
Gli interventi formativi sul personale hanno determinato una riduzione della contaminazione della cute e degli indumenti durante la rimozione di guanti e camice (60,0% prima dell'intervento Vs 18,9% dopo l’intervento). Anche questi autori giungono alla conclusione che è importante per gli operatori applicare la correttamente la tecnica di rimozione, ma altre misure potrebbero essere aggiunte come la disinfezione dei guanti prima della rimozione come indicato nella procedura di vestizione dei DPI nell’infezione da virus Ebola.
Tutti gli studi evidenziano i rischi della contaminazione delle mani durante la rimozione dei guanti e per questo è fondamentale eseguire l’igiene delle mani dopo la rimozione dei guanti insieme con una corretta tecnica.
Le tecniche di rimozione dei guanti
Possono essere utilizzate due tecniche per la rimozione dei guanti: “guanto nel guanto” e “a becco di uccello”. Sicuramente quella più conosciuta è quella del "guanto nel guanto”, che si adatta a tutti i tipi di guanti mentre la tecnica a “becco di uccello” garantisce la stessa sicurezza ma è più facile da applicare con i guanti in nitrile che con quelli in vinile.
Tecnica di rimozione “guanto nel guanto”
1. Con il pollice e l’indice della mano dominante afferrare il polsino del guanto della mano non dominante toccando solo la superficie esterna del guanto |
2. Allontanare il guanto dal polso. Fare attenzione a non toccare la cute esposta |
3. Capovolgere il guanto, staccandolo dal palmo e avvicinandolo alle dita |
4. Continuare a tirare via il guanto dalla mano. Non lasciare andare il guanto anche una volta che è stato rimosso |
5. Tenere il guanto raggomitolato nella mano guantata |
6. Far scivolare il dito indice della mano nuda sotto il guanto rimanente nella parte superiore del polso. Far attenzione a non toccare l'esterno del guanto o qualsiasi altra superficie potenzialmente contaminata, come la manica del sovracamice con il dito |
7. Tirare il secondo guanto al rovescio staccandolo dalla mano. Trattenere il primo guanto all’interno del secondo guanto mentre rivoltiamo completamente il secondo. Una volta rimosso il secondo guanto gettare entrambi nel contenitore dei rifiuti ed esegui l’igiene delle mani |
Tecnica di rimozione guanti “a becco d’uccello”
1. Con una delle mani guantate, usare l'indice e il pollice per pizzicare la parte superiore dell'altra mano guantata vicino al polso |
2. Usare il dito medio per sollevare il bordo del guanto, allontanandolo ulteriormente dal polso |
3. Usando il dito medio, l'indice e il pollice, tirare il guanto dentro e sopra le dita. L'interno del guanto sarà allungato sulle dita per formare un "becco d'uccello" |
4. Usando il "becco d'uccello", afferrare la parte superiore dell'altro guanto vicino al polso |
5. Tenendo stretto con la mano "a becco", staccare il secondo guanto dalla mano, tirandolo al rovescio. Non lasciare andare il secondo guanto con la mano "a becco" |
6. Con la mano appena esposta, fa scivolare il dito indice sotto il guanto sul palmo della mano (la base del becco). Usare il dito indice per staccare il guanto sopra le dita. Una volta rimosso il secondo guanto gettare entrambi nel contenitore dei rifiuti ed esegui l’igiene delle mani |
Indossare e rimuovere i guanti sono due dei gesti più frequenti durante l’attività lavorativa e spesso non sono sostenuti dall’applicazione dei 5 momenti dell’igiene delle mani. Non possiamo sottovalutare questi gesti e i rischi a esso correlatati.
Indicazioni per applicazione di una tecnica corretta devono essere riportati all’interno delle procedure aziendali. A questo intervento è da preferire lo strumento dell’audit, perché rappresenta un’attività proattiva che attraverso il confronto strutturato tra pari cerca di migliorare la qualità delle cure andando a esaminare la propria attività e i propri risultati rispetto a uno standard definito. Questa modalità di intervento dovrebbe sostenere la maggior parte delle pratiche di controllo del rischio infettivo, perché il rischio che stiamo affrontando è invisibile e quindi dobbiamo rendere visibile l’applicazione delle buone pratiche della sicurezza misurandole rispetto a standard definiti.