Tenuta e idoneità dei DPI respiratori: il ruolo centrale del fit-test
Scritto il 11/06/2025
da Sandra Ausili
La scelta e l’approvvigionamento dei facciali filtranti devono sempre basarsi su una valutazione dei rischi completa e approfondita, andando ben oltre la semplice presenza di certificazioni (come la marcatura CE) o valutazioni di tipo economico. È essenziale considerare la reale efficacia protettiva del dispositivo e, soprattutto, la sua capacità di adattarsi correttamente al volto dell’utilizzatore, garantendo una protezione adeguata nelle condizioni operative specifiche.
Adeguatezza e idoneità: cosa significano davvero
Scelta e approvvigionamento di facciali filtranti devono basarsi su valutazione dei rischi completa e approfondita.
Secondo le normative e le buone pratiche in materia di salute e sicurezza, i dispositivi di protezione respiratoria devono essere valutati sia per la loro adeguatezza tecnica sia per la loro idoneità pratica all’uso specifico.
Adeguatezza: indica la capacità intrinseca del DPI di ridurre il livello di esposizione al pericolo per cui è stato progettato. In altre parole, riguarda l’efficacia filtrante e protettiva del dispositivo in condizioni ideali, come certificato dalle prove tecniche e di laboratorio. Un DPI adeguato deve essere in grado di abbattere gli agenti nocivi (polveri, particelle, agenti chimici o biologici) entro i limiti previsti per legge, offrendo una barriera efficace contro il rischio specifico.
Idoneità: si riferisce alla compatibilità pratica del DPI con le condizioni reali in cui viene utilizzato. Include fattori legati all’ambiente di lavoro (ventilazione, temperatura, umidità, ritmo e durata dell’attività, necessità di comunicazione, uso simultaneo di altri dispositivi di protezione) e alle caratteristiche fisiche e anatomiche del singolo lavoratore (forma e dimensioni del viso, presenza di barba o baffi, utilizzo di occhiali o protesi). Un dispositivo può essere tecnicamente adeguato, ma risultare non idoneo se, per esempio, non si adatta bene al volto, causa discomfort, ostacola i movimenti o non si integra con altri DPI.
Solo combinando adeguatezza e idoneità si può garantire che un DPI respiratorio garantisca una protezione reale, efficace e continuativa nel tempo, riducendo al minimo i rischi per la salute degli operatori.
Il fit-test rappresenta uno strumento imprescindibile per verificare questa compatibilità pratica e assicurare che il dispositivo selezionato sia non solo teoricamente efficace, ma anche effettivamente utilizzabile in termini di sicurezza.
Il problema dei facciali filtranti con ear-loop
Numerose autorità competenti, tra cui l’Health and Safety Executive (HSE) nel Regno Unito e l’INRS in Francia, hanno evidenziato criticità significative legate all’uso di facciali filtranti dotati di elastici auricolari (ear-loop). Questi dispositivi, pur riportando certificazioni come FFP2, non garantiscono necessariamente una tenuta adeguata al volto, elemento essenziale per assicurare una protezione respiratoria efficace.
Studi indipendenti hanno rilevato che meno dell’1% dei modelli KN95 con ear-loop è in grado di superare i fit-test standardizzati, lasciando gli utilizzatori potenzialmente esposti a rischi di natura biologica, chimica e particellare.
A partire da gennaio 2024, il Regno Unito ha ufficialmente escluso i facciali con ear-loop dal riconoscimento di conformità ai sensi del Regolamento 2016/425 e della norma tecnica EN 149:2001+A1:2009, sottolineando la necessità di dispositivi più affidabili.
Parallelamente, la European Safety Federation (ESF) ha esortato gli Stati Membri a promuovere attivamente l’utilizzo del fit-test quale strumento imprescindibile per verificare l’effettiva capacità protettiva dei respiratori, indipendentemente dalla sola presenza di certificazioni o marcature.
Cosa fare se il fit-test fallisce
Quando un dispositivo non supera il fit-test, è fondamentale seguire un processo strutturato per garantire la sicurezza dell’utilizzatore:
Provare taglie diverse dello stesso modello, per verificare se una misura alternativa possa garantire una tenuta migliore
Sperimentare modelli o marchi differenti, tenendo conto che ogni design può adattarsi diversamente alle caratteristiche facciali individuali
Considerare dispositivi alternativi, anche non a tenuta, laddove i facciali filtranti non risultino idonei, valutando comunque il livello di protezione richiesto dal rischio specifico
Il fit-test deve essere sempre condotto da personale competente, esperto in salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. In Italia, il programma Fit2fit, gestito da Assosistema Confindustria in collaborazione con la British Safety Federation (BSIF), accredita operatori specializzati in grado di garantire l’esecuzione corretta delle prove di adattabilità.