La paura di cadere o di non riuscire più a compiere in modo autonomo un certo percorso può far scaturire atteggiamenti critici, polemici e controproducenti. Talvolta anche l'imbarazzo per una postura diversa, trasformata, da riadattare alle mutate condizioni fisiche, crea sconforto e allontana da sé l'idea di una possibile risoluzione positiva. In tutti questi casi, l’OSS non può far finta di niente o addirittura assecondare tali atteggiamenti disfattisti. Piuttosto, essendo consapevole degli enormi benefici che il movimento apporta all'organismo, deve cercare di superare le resistenze opposte dagli assistiti, mettendoli quanto più possibile a loro agio, incoraggiandoli ad avere fiducia nelle proprie capacità e spronandoli ad eseguire passo dopo passo il programma di esercizi previsto e studiato appositamente per ognuno di loro, stabilendo piccoli obiettivi da ampliare gradualmente.
L'OSS nell'assistenza all'anziano con difficoltà di deambulazione L'anziano non deambulante ha bisogno del sostegno dell'Oss, per avere fiducia nelle proprie capacità motorie
Stare in piedi, camminare, correre, saltare. Tutte azioni che, una volta apprese, compiamo con facilità, in automatico e senza rendercene conto. Ciononostante, presuppongono un complesso lavoro sinergico da parte dei sistemi e degli apparati coinvolti.
Il cervello, deputato al controllo e alla coordinazione motoria, dà l'input affinché i motoneuroni stimolino la contrazione muscolare; i muscoli, tramite i tendini, agiscono sui segmenti ossei, spostandoli; le articolazioni permettono il movimento, connettendo le ossa tra di loro, mentre le cartilagini le fanno scorrere ammortizzando ogni colpo.
È un processo che fluisce in maniera ordinata, regolare e senza grandi intoppi; a meno che non intervengano eventi dannosi a stravolgere la normalità, compromettendo la situazione. Allora il quadro si complica e le diverse azioni che precedentemente non ci impegnavano più di tanto, diventano oltremodo difficoltose.
Sono molti i fattori che possono causare perdita di movimento e interferire con la deambulazione . Patologie muscolari e neurologiche, traumi alle ossa degli arti inferiori, accidenti cerebrovascolari con conseguente emiplegia , infezioni all'orecchio con disturbi di equilibrio ed altri ancora. Perfino un breve periodo di allettamento , soprattutto nel caso di persone anziane, può incidere negativamente sul movimento, sulla capacità di deambulazione e nel mantenere la stazione eretta.
Questa condizione, malgrado possa sembrare di scarsa rilevanza, a volte diventa molto difficile da recuperare, nonostante vengano messe in campo tutte le risorse disponibili. Non sempre, infatti, si raggiungono i miglioramenti sperati; tanto più quando, pur essendoci buone probabilità di conseguire gli obiettivi prefissati, non si riesca ad ottenere la collaborazione da parte del paziente .
Alcuni utenti, infatti, non essendo in grado di ritornare a camminare come prima in tempi brevi, si persuadono di non potercela più fare e perdono fiducia in sé stessi, nelle proprie abilità e negli altri. Così non partecipano attivamente ai programmi di rieducazione motoria, ma lo fanno senza interesse, senza entusiasmo e senza la giusta motivazione.
La paura di cadere o di non riuscire più a compiere in modo autonomo un certo percorso , può far scaturire atteggiamenti critici, polemici e controproducenti. Talvolta anche l'imbarazzo per una postura diversa, trasformata, da riadattare alle mutate condizioni fisiche, crea sconforto e allontana da sé l'idea di una possibile risoluzione positiva. Inconsciamente si formulano mille congetture pur di autoconvincersi che non esistono soluzioni, al solo scopo di evitare il confronto con la realtà.
In tutti questi casi, l’OSS non può far finta di niente o addirittura assecondare tali atteggiamenti disfattisti. Piuttosto, essendo consapevole degli enormi benefici che il movimento apporta all'organismo, deve cercare di superare le resistenze opposte dagli assistiti, mettendoli quanto più possibile a loro agio, incoraggiandoli ad avere fiducia nelle proprie capacità e spronandoli ad eseguire passo dopo passo il programma di esercizi previsto e studiato appositamente per ognuno di loro, stabilendo piccoli obiettivi da ampliare gradualmente.
Non solo; l’OSS deve anche preoccuparsi di predisporre un ambiente sicuro , prestando attenzione che i pavimenti non siano bagnati e scivolosi, che ci sia una illuminazione adeguata, che ci siano degli appoggi stabili e delle sedie su cui far riposare l'utente, eventualmente posizionandone alcune lungo il percorso se non fossero già presenti e, al contempo, rimuovendo tutto ciò che invece potrebbe essere d'intralcio.
Deve verificare che l'utente indossi un abbigliamento adeguato , che le calzature siano ben allacciate, antiscivolo, della giusta misura e che gli ausili alla deambulazione siano rispondenti alle esigenze della persona .
E ancora, durante il percorso l’OSS deve osservare con attenzione che non vi siano segni di intolleranza all'attività e intervenire prontamente in caso di bisogno. Le persone anziane incontrano più difficoltà nella deambulazione rispetto ai giovani perché presentano, normalmente, una più elevata riduzione della massa muscolare, una notevole perdita della tonicità muscolare e una flaccidità più accentuata, in conseguenza di una minore capacità di contrazione muscolare.
I muscoli sono meno compatti, meno densi e perciò meno forti, incapaci di sostenere il peso del corpo. È fisiologico che ciò avvenga, ma è anche vero che accade in misura maggiore nel caso di immobilità o sedentarietà. A causa dell'inattività il muscolo subisce inesorabilmente una riduzione e un deterioramento .
L' esercizio fisico , invece, permette di ottenere un miglioramento sia da un punto di vista qualitativo, relativamente alle caratteristiche della fibra muscolare, che quantitativo, in riferimento alle strutture di cui sono composte le cellule.
Le cellule muscolari contengono centinaia di migliaia di miofibrille, sottili filamenti formati da proteine. In una sezione della miofibrilla chiamata sarcomero, nel punto in cui le due principali proteine, la miosina e l'actina, si sovrappongono, avviene la contrazione. Quando arriva il segnale di contrazione, le teste di miosina legano le molecole di actina e con un movimento di rotazione, detto "a remo" perché simile al remare sincronizzato compiuto da una squadra di vogatori, spingono l'actina verso il centro del sarcomero accorciandolo e di conseguenza contraendo le miofibrille e quindi il muscolo.
La forza generata da un muscolo dipende dalla forza sviluppata da ogni singola fibra, dal suo diametro, dalle variazioni della lunghezza, dalla frequenza della stimolazione e dal numero di fibre che si contraggono.
Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Rehabilitation Medicine ha indagato gli effetti di un allenamento aerobico sulla forza, sulla capacità di lavoro, sulla massa magra, sulla composizione della fibra muscolare e sulla capillarizzazione, in soggetti giovani e anziani, di età compresa tra i ventidue e i sessantotto anni, dopo l'immobilizzazione di una gamba per due settimane.
I risultati della ricerca hanno dimostrato che la diminuzione della massa muscolare è analoga sia nei giovani che negli anziani e sono necessarie ben sei settimane di allenamento aerobico solo per aumentare la forza muscolare, ma non per ristabilirla completamente. Una riabilitazione completa, quindi, richiede tempi molto più lunghi. Inoltre, ad un allenamento di tipo aerobico , meno impegnativo e con minor dispendio di risorse energetiche, deve essere associato un allenamento di tipo anaerobico , con esercizi di potenziamento muscolare ad alta intensità e con un maggiore consumo di energia.
Articolo a cura di Antonella Di Noia - OSS