La differenza sostanziale tra decontaminazione e disinfezione
Mentre la decontaminazione riduce la carica microbica e fondamentalmente dimezza il numero di microrganismi senza però azzerarli completamente, la disinfezione li uccide quasi totalmente, in quantità elevatissima e con una percentuale di sopravvivenza minima, assolutamente trascurabile.
Alla luce di questa affermazione ci si potrebbe chiedere se abbia senso mettere in atto una procedura come la decontaminazione che permette di raggiungere solo risultati parziali, quando invece con la disinfezione si otterrebbero risultati migliori impiegando le stesse risorse.
Ebbene, innanzitutto bisogna considerare che la contaminazione, ovvero la presenza di materiale organico come sangue, essudati ed escreti che inquinano superfici, oggetti, attrezzature e strumenti, rappresenta un elevato rischio infettivo, soprattutto per gli operatori.
Pur non inducendo con certezza una malattia infettiva, in quanto quest'ultima si sviluppa attraverso una complessa interazione tra ambiente, difese dell'organismo ospite e agente, tuttavia i germi potrebbero comunque diffondersi e contagiare i soggetti più fragili.
Ridurre la carica microbica quanto più velocemente possibile diventa un'operazione imprescindibile, non solo per la sicurezza del personale sanitario, ma anche per evitare che proprio questi ultimi veicolino l'infezione.
Oltretutto, anche se si usano gli stessi prodotti, con caratteristiche chimiche analoghe, sia per la decontaminazione che per la disinfezione, gli effetti che ne risultano sono differenti. Il motivo è facilmente individuabile proprio nella presenza di materiale organico che, frapponendosi tra i microrganismi e il disinfettante, interferisce con quest'ultimo, diminuendo la sua capacità di azione.
La massima efficacia, quindi, nel processo di sanificazione si potrà concretizzare solo attraverso una corretta sequenza delle procedure. È importante eseguire prima la decontaminazione, con l'obiettivo di ridurre la carica microbica in modo da consentire agli operatori di lavorare in sicurezza.
Gli strumenti chirurgici andranno immersi in vaschette contenenti disinfettanti in forma liquida; mentre nel caso di abbondante quantità di materiale organico sulle superfici, sarà più appropriato preferire un disinfettante in forma solida, in granuli assorbenti.
Dopodiché si passerà alla detersione, che consiste nella rimozione dei residui organici e dei grassi in modo da eliminare tutte quelle sostanze che ostacolerebbero l'azione dei disinfettanti. Successivamente si procederà con la disinfezione, che andrà ad annientare la vitalità degli agenti patogeni.
Per quanto riguarda gli strumenti chirurgici, dopo la decontaminazione, la detersione, il risciacquo e l’asciugatura, trattandosi di articoli critici, al posto della disinfezione si passerà direttamente alla sterilizzazione, con la quale si potranno eliminare anche le spore.
Scegliere disinfettanti e detergenti
La scelta dei disinfettanti si effettua in base ai tipi di microrganismi presenti e alla loro sensibilità all'azione germicida. I disinfettanti più efficaci sono quelli che svolgono un'attività di tipo battericida e agiscono ad ampio spettro, cioè sui più svariati tipi di microrganismi, in tempi rapidi.
Generalmente, a seconda degli elementi da cui derivano, si differenziano in disinfettanti organici, preparati a partire dal carbonio e disinfettanti inorganici, formati da altri elementi chimici, diversi dal carbonio. Come è ovvio, gli elementi da cui originano ne influenzano il comportamento e danno luogo a reazioni diverse.
Ad esempio, tra i disinfettanti organici, gli alcoli e i fenoli agiscono denaturando le proteine batteriche e inattivando gli enzimi cellulari; mentre tra quelli inorganici, gli alogeni, soprattutto il cloro e i suoi composti attivi, svolgono la loro azione per ossidazione, ovvero liberando ossigeno che andrà ad alterare la composizione cellulare dei microrganismi.
A differenza dei disinfettanti i prodotti tensioattivi usati per la detersione sono composti a base essenzialmente di sostanze ioniche, che agiscono abbassando la tensione superficiale dell'acqua, cioè rompendo quella forza di coesione che tiene unite le molecole, permettendo così alla parte lipofila, di cui sono costituiti i detergenti, di sciogliersi nei grassi e bagnare le superfici unte.
- Articolo a cura di Antonella Di Noia - OSS