. Ormai Alessia, oss di 37 anni, l'aveva capito. Quello specchio appeso alla parete, per la sua assistita voleva dire molto di più. Il marito, la figlia, la badante. Nessuno l'aveva capito, prima di allora. Prima che Alessia spiegasse a tutti quello che aveva visto.
La vita oltre lo specchio
Donna che si specchia
Il giorno che Alessia è arrivata per la prima volta a casa di Erina e Giacomo, una coppia di anziani che l'agenzia le aveva affidato, si è trovata di fronte ad una situazione imbarazzante. Erina, diabetica con demenza senile al secondo stadio era su tutte le furie perché il marito le aveva sottratto lo specchio dalla stanza per paura che potesse romperlo e tagliarsi.
Giacomo, dall'altro lato, la insultava perché si diceva stanco di dover combattere con Erina per ogni cosa. Anche solo per convincerla a prendersi cura di sé. La moglie infatti da quando aveva mostrato i primi segni della malattia aveva smesso di preoccuparsi della sua salute .
Dimenticava di assumere le pastiglie, non controllava più la glicemia e mangiava qualsiasi cosa le capitasse sotto mano. Anche due o tre pacchetti di crackers uno dopo l'altro. Cosa non proprio indicata per un diabetico. Eppure a Erina non importava. Lei non ci faceva caso. Non più. Perché ormai nella sua mente le priorità erano cambiate.
Dimenticava tutto, appunto. Tutto tranne una cosa. Guardarsi allo specchio ogni mattina .
Una camera da letto con specchio
Altre volte mi era capitato di andare a lavorare in famiglie problematiche, ma - ricorda Alessia - mai mi ero trovata in mezzo ad un litigio in corso, proprio il primo giorno di lavoro.
Non fu facile per me interrompere la discussione e cercare di presentarmi. Per fortuna, Giacomo rendendosi conto del mio imbarazzo, si calmò, mi fece accomodare e iniziò a raccontarmi .
Il problema era che l'uomo, preoccupato per gli atteggiamenti, a volte ormai troppo esuberanti della moglie, aveva pensato, d'accordo con la figlia e la badante, di eliminare lo specchio dalla camera da letto.
Era già capitato infatti di trovare Erina abbracciata allo specchio e la paura che un giorno o l'altro le finisse addosso e si tagliasse era tanta. Erina però non aveva accettato la decisione e così non faceva altro che inveire contro il marito e la badante.
Capita la situazione, chiesi a Giacomo di lasciarmi qualche giorno per trovare una soluzione e capire se quello specchio rappresentasse davvero un pericolo per Erina - racconta l'operatrice -. Lui mi lasciò fare e così iniziai ad occuparmi di lei. Ogni mattina andavo lì e dopo avere aiutato Erina nell'igiene, la mettevo davanti allo specchio e aspettavo che lei finisse .
Non la lasciai mai da sola con lo specchio. Sentivo addosso un'enorme responsabilità. Anche se sin da subito quello che vidi non mi fece paura. Anzi, mi sollevò - ha confessato Alessia-. Capii che Erina non aveva mai avuto intenzione di rompere quello specchio. Al contrario, lei lo adorava .
A volte, lo abbracciava perché le piaceva guardare le immagini che rifletteva. Non la sua immagine di ora. Che non riconosceva quasi più. Ma quella di com'era una volta. Di quello che aveva vissuto. Di ciò che la sua mente le riproponeva ogni tanto. Tutti i suoi ricordi .
Sicuramente vi starete chiedendo come faceva Alessia a sapere queste cose. Era stata direttamente Erina a dirgliele. Altre le aveva capite da sola. Osservandola.
Ricordo che uno dei primi giorni, intanto che si specchiava, mi disse grazie per aver convinto il marito a lasciarle usare lo specchio. E subito dopo mi chiese di darle una spazzola. Mentre la passava tra i capelli, si guardava e cantava. Poi mi disse che quella era una canzone che aveva ballato da ragazza con il marito, credo ad una sagra di paese. Mi venne in mente mia nonna e le sorrisi .
Un altro giorno, invece, sempre davanti allo specchio mi disse che da bambina sognava di fare la parrucchiera. Un'altra volta mi raccontò di quando rimase incinta e dovette dirlo al padre. Subito dopo arrossì e io con lei. E ogni giorno fu così .
Davanti a quello specchio Erina mi raccontava qualcosa della sua vita . Alcuni episodi si riproponevano più volte, ma io facevo finta di non averli mai ascoltati e sorridevo stupita. Altre volte, mi limitavo ad osservarla perché non era con me che voleva parlare. Ma forse con sé stessa .
Secondo Alessia quello specchio era diventato per Erina una finestra sul suo passato . Su una parte di vita che un tempo aveva potuto controllare e che ora, a volte, non le permetteva neanche di ricordare il nome di sua figlia.
Dopo solo una settimana di lavoro, spiegai a Giacomo e alla figlia che probabilmente quella era una delle reazioni del decadimento cognitivo dovuto dalla demenza senile. Non ho potuto assicurare loro che Erina non avrebbe mai distrutto quello specchio, ma li tranquillizzai sul fatto che finché fossi rimasta con loro me ne sarei occupata io .
Alessia aveva capito che essere oss voleva dire anche questo . Andare oltre l'esteriorità e fornire una risposta ad un bisogno che apparentemente non esiste, ma che invece c'è.
Ed è nascosto lì, nell'anima di chi lo sente.