Diventare Operatore Socio Sanitario, scelta o costrizione?
A guardare il panorama lavorativo italiano non si può certamente dare torto a chi, come questa giovane studentessa, pensa più concretamente al settore meno in crisi e che garantirà - se non un posto sicuro - quanto meno una continuità lavorativa.
Dall'altro lato però, credo sia necessario fare una riflessione e chiedersi fino a che punto sia giusto assecondare i ragazzi in questa scelta.
Abbandonare l'esperienza universitaria per entrare direttamente nel mondo del lavoro può sembrare una scelta sensata, ma è senz'altro una privazione di cui un giorno potrebbero pentirsi. Per due motivi. Il primo è un motivo di carattere etico.
Lavorare come Oss è una scelta meravigliosa, ma talmente delicata che va fatta solo col cuore. Ripiegare su questa professione per necessità economiche può diventare pericoloso, per sé stessi e per gli altri.
Trattandosi di un'attività faticosa seguire le procedure per evitare infortuni è fondamentale, così come trattandosi di un lavoro di contatto con persone malate che hanno seriamente bisogno di cure, assistenza e di fidarsi di qualcuno, la mancanza di sensibilità, professionalità e passione da parte di Oss improvvisati può arrecare gravi danni all'assistito.
La seconda motivazione riguarda la sfera professionale. Per un ragazzo appena uscito dalle scuole superiori e che fino a ieri è sempre stato mantenuto dai genitori, pensare di potere trovare più facilmente un posto di lavoro e guadagnare subito uno stipendio con cui farci quello che vuole può sembrare una cosa allettante.
Sicuramente la pubblicità incessante degli enti che promuovono questo genere di corsi, la necessità per l'Europa di aumentare in tutti i Paesi della Comunità Europea la manodopera assistenziale per sopperire alle nuove richieste demografiche, la mancanza di posti di lavoro in Italia e la fuga dei cervelli all'estero, sono tutti fenomeni che portano i giovani ad optare per un corso di formazione professionale piuttosto che sul proseguimento degli studi universitari.
C'è quindi un ritorno al passato, quando l'università era una scelta d'élite e i figli degli operai erano quasi costretti a seguire le orme dei propri padri.
Molti degli aspiranti Oss che ho intervistato, invece, dicono di aver scelto questo corso sempre per ripiegare, ma questa volta perché non sono riusciti ad iscriversi per esempio ad infermieristica, fisioterapia o a medicina, ma che volendo comunque rimanere nel settore sanitario non potevano fare altro che l'Oss.
E ancora, altri mi hanno confessato di voler svolgere il lavoro da Oss per un breve periodo. Giusto il tempo di mettere dei soldi da parte e pagarsi gli studi. Qualcuno ha addirittura abbandonato questo lavoro dopo pochi anni di pratica, perché ha riscontrato un'enorme differenza tra le aspettative di lavoro in cui l'Oss è rispettato, apprezzato come protagonista dell'assistenza socio-sanitaria e la realtà in cui viene spesso demansionato e sottopagato.
Fortunatamente buona parte dei giovani Oss con cui ho parlato crede molto nel lavoro che svolge, si aggiorna costantemente e sogna di riuscire a portare un grosso contributo di crescita nel settore in cui opera.
D'altronde la forza dei giovani può essere fondamentale per favorire il benessere psico-fisico degli assistiti, bambini e anziani soprattutto e anche per stimolare i dipendenti storici delle strutture sanitarie a tenersi sempre aggiornati.
Alla fine, la cosa importante è che, al di la del motivo per cui si arrivi a svolgere questa o altre professioni, se si decide di continuare a praticarla, la professionalità non deve mancare mai. Altrettanto importante è accorgersi quando e dove si sta sbagliando e cercare di migliorare.