È il riconoscimento anche del ruolo clinico degli infermieri, aprendo la porta a un importante restyling della formazione universitaria.
Infermieri, Fnopi: management in crescita, ma serve restyling formazione
Oltre alle previsioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del Dm 77/2022 in relazione al coinvolgimento con un ruolo di primo piano in tutte le nuove strutture previste per l’assistenza territoriale, dall’infermiere di famiglia/comunità all’ospedale di comunità, dall’assistenza domiciliare integrata alle Case della comunità e alle centrali operative, si moltiplicano gli incarichi di responsabilità per la professione infermieristica.
È il punto sullo stato dell’arte firmato dalla Fnopi, che ha sottoscritto con Sidmi un protocollo d’intesa nel quale sono previste una serie di azioni da promuovere proprio per ridisegnare la leadership futura della professione.
Si guarda al domani partendo dall’immediato. E dalle sensazioni positive che porta. Solo per fare un esempio: il volano delle nomine a direttori di distretto sanitario degli infermieri, che ha preso il via pochi anni fa con alcune nomine, dal 2019 a oggi sta aumentando esponenzialmente gli incarichi: erano quattro in tutto a metà del 2018, allo stato attuale sono passati a quindici nel 2022. E ad una di loro è stato affidato anche un incarico di maggiore responsabilità: responsabile presso la direzione generale sanità dell’assistenza territoriale di un’intera regione.
Ma, prosegue la Fnopi, non è tutto. Ci sono anche tre infermieri direttori generali di aziende sanitarie, due pubbliche e una privata convenzionata; due infermieri in Emilia Romagna – dove l’Assemblea Legislativa regionale ha approvato la Legge che istituisce la Direzione Assistenziale all’interno delle Direzioni Generali delle Aziende Sanitarie Locali, territoriali ed ospedaliere – direttori assistenziali; sette infermieri con qualifica di direttore sociosanitario di aziende, oltre naturalmente a tutti gli infermieri dirigenti e/o responsabili dei servizi delle professioni sanitarie a livello di aziende, presenti praticamente in ogni struttura dove queste figure sono state previste.
La Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche precisa poi che, dopo l’evidenza del ruolo manageriale della professione infermieristica, il prossimo step è il riconoscimento anche del ruolo clinico degli infermieri, aprendo la porta a un restyling della formazione universitaria con l’introduzione delle specializzazioni e della laurea magistrale disciplinare a indirizzo clinico.
E ancora, prevedendo tre livelli di formazione: laurea triennale in infermieristica abilitante all’esercizio della professione, master I livello, corsi di perfezionamento di approfondimento; laurea magistrale in scienze infermieristiche e master II livello di approfondimento successivo alla laurea triennale; specializzazioni e dottorato di ricerca (almeno tre anni successivi alla laurea magistrale, per l’acquisizione della specializzazione. Il dottorato di ricerca è successivo alla laurea magistrale per incrementare le competenze e sostenere lo sviluppo della produzione scientifica). Fermo restando che in tale, nuovo assetto organizzativo è necessario l’incremento delle dirigenze infermieristiche per ripianare il vuoto che i professionisti lasciano nelle nomine di altro livello.