Investire negli infermieri: ritorno economico e costo-efficacia a confronto

Scritto il 05/09/2025
da Chiara Sideri

In un contesto globale segnato da una persistente carenza di personale sanitario, gli infermieri rappresentano una risorsa chiave per la sicurezza e la qualità dell’assistenza. Ma, oltre alla dimensione clinica, rimane una domanda aperta: investire sugli infermieri conviene anche dal punto di vista economico? La risposta varia a seconda della prospettiva adottata. Una recente revisione sistematica condotta da Yakusheva e colleghi (2025) mostra che, per le organizzazioni sanitarie, il ritorno economico diretto degli investimenti in capitale umano infermieristico non è sempre evidente o uniforme. Parallelamente, l’analisi di Griffiths et al. (2023) mette in luce come l’aumento degli organici e un miglior bilanciamento dello skill mix si traducano in esiti migliori e in strategie costo-efficaci a livello di sistema sanitario. Due visioni complementari che, se lette insieme, raccontano la stessa verità: investire negli infermieri non è un costo, ma un valore.

Il ritorno organizzativo: prove limitate e contraddittorie

leadeship infermieristica

La revisione sistematica pubblicata da Yakusheva et al. (2025) ha analizzato quasi 60 studi internazionali pubblicati tra il 1990 e il 2024, focalizzandosi sul ritorno sull’investimento (ROI) degli ospedali e delle aziende sanitarie.

Le variabili considerate includevano staffing, formazione, livello di istruzione, esperienza professionale e programmi specifici per il miglioramento dell’ambiente di lavoro.

La maggior parte degli studi ha riportato un miglioramento dei risultati per pazienti e infermieri, una riduzione del turnover e minori costi di produzione. Tuttavia, pochi studi hanno tenuto pienamente conto dei costi di investimento iniziali e del loro successivo impatto su produzione e fatturato, complicando le inferenze sul ritorno sull'investimento organizzativo.

I risultati hanno evidenziato un quadro eterogeneo: solo 12 studi hanno condotto valutazioni complete di ROI e, tra questi, gli esiti sono risultati contrastanti – in alcuni casi positivi, in altri negativi o neutri.

Ad esempio, se da un lato un aumento degli organici infermieristici portava a minori complicanze e ricoveri ripetuti, dall’altro i costi sostenuti dalle strutture superavano i benefici economici immediati, riducendo il margine operativo.

In sintesi, sebbene il valore clinico e umano degli infermieri sia indiscusso, dimostrare un ritorno economico diretto per l’organizzazione rimane complesso, soprattutto se il focus resta sul breve termine.

La prospettiva costo-efficacia

Un quadro diverso emerge dalla revisione di Griffiths et al. (2023), che ha incluso 23 studi condotti in Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Belgio, Cina e Corea del Sud, su un totale di oltre 42 milioni di pazienti. L’analisi si è concentrata su costi e conseguenze dell’aumento degli organici e del miglioramento della skill mix infermieristica negli ospedali per acuti.

I risultati sono eloquenti: incrementare il numero di infermieri e garantire una skill mix con maggiore presenza di professionisti laureati è associato a una riduzione significativa della mortalità, delle complicanze (infezioni, eventi avversi) e della durata delle degenze. Dal punto di vista economico, anche quando i costi di personale aumentano, questi vengono spesso compensati da risparmi legati a degenze più brevi e minori riammissioni.

Sebbene siano ancora necessarie ulteriori prove sul rapporto costo-efficacia, l'aumento del numero assoluto o relativo di infermieri professionali ha il potenziale per essere altamente conveniente. La preponderanza delle prove suggerisce che l'aumento della percentuale di infermieri qualificati è associato a risultati migliori e, potenzialmente, a una riduzione dei costi netti.

Al contrario, le politiche che portano a una riduzione della percentuale di infermieri qualificati nei team infermieristici potrebbero portare a risultati peggiori a fronte di costi maggiori e non vi è alcuna prova che tali approcci siano economicamente vantaggiosi. In un'epoca di scarsità di infermieri qualificati, questi risultati favoriscono gli investimenti nell'offerta di infermieri qualificati rispetto all'utilizzo di personale meno qualificato come sostituti, soprattutto laddove il personale infermieristico di base e il mix di competenze sono bassi.

Due prospettive, un’unica lezione

Le due revisioni, lette in parallelo, non si contraddicono ma fotografano due facce della stessa realtà. Dal punto di vista strettamente organizzativo, il ritorno economico degli investimenti in infermieri può sembrare limitato o contraddittorio, soprattutto se misurato solo in termini di bilancio ospedaliero. Ma ampliando lo sguardo al sistema sanitario e alla società, emerge con chiarezza la convenienza: più infermieri significano meno decessi, meno complicanze, ricoveri più brevi e, in ultima analisi, una maggiore sostenibilità del sistema.

Questa differenza è legata a un aspetto cruciale: il ROI misura benefici economici immediati per l’organizzazione, mentre la costo-efficacia valuta l’impatto complessivo sulla salute e sulla spesa sanitaria nel lungo periodo. È quindi necessario superare una visione riduttiva, che considera l’infermieristica solo come un costo, per adottare un approccio che tenga conto del valore creato in termini di salute pubblica ed efficienza complessiva.

Implicazioni per la sanità italiana

Per il Servizio Sanitario Nazionale, dove la carenza di infermieri sfiora le 175mila unità, questi dati assumono una rilevanza strategica. In Italia il dibattito su nuove figure, come l’infermiere di pratica avanzata, e sulle politiche di reclutamento e retention non può prescindere da un’analisi del valore economico della professione.

Gli studi internazionali dimostrano che investire negli infermieri non è un lusso, ma una necessità per garantire qualità, sicurezza e sostenibilità. Limitarsi a valutare il costo immediato del personale rischia di produrre decisioni miopi, con effetti negativi sulla salute dei pazienti e sulla tenuta del sistema. Al contrario, politiche lungimiranti orientate al rafforzamento del capitale umano infermieristico rappresentano un investimento che genera ritorni clinici, economici e sociali.

Gli infermieri non sono una voce di spesa da contenere, ma un asset strategico per la sanità. Se il ROI organizzativo appare talvolta incerto, la prospettiva della costo-efficacia dimostra con chiarezza che investire sugli infermieri conviene – ai pazienti, al sistema e alla società.