Numeri e contesto
Carenza infermieri
Secondo i dati forniti dall’Ordine, in Provincia di Trento si contano 7,7 infermieri ogni 1.000 abitanti, un valore superiore alla media nazionale (6,9) ma ancora inferiore agli standard Ocse (9,2). Sulla base delle necessità delineate anche dal DM 77/2022 per il rafforzamento dell’assistenza territoriale, la mancanza reale di professionisti in Trentino si attesta attorno alle 450 unità.
Il fenomeno non è localizzato: a livello nazionale la carenza stimata si avvicina alle 65.000 posizioni vacanti di infermiere.
Prospettive demografiche e dinamiche di organico
Un elemento di preoccupazione riguarda l’invecchiamento della forza lavoro: circa il 43% degli infermieri iscritti all’Albo provinciale ha tra i 46 e i 60 anni. Nei prossimi 10 anni si prevede il pensionamento di circa 1.300 professionisti, con un tasso medio di uscita di 130–140 infermieri all’anno. Parallelamente si osserva una crescita delle dimissioni volontarie verso il settore privato, la libera professione o altre realtà regionali limitrofe.
Fattori demografici più ampi, come il calo delle nascite, e dinamiche educative influenzano l’accesso alla formazione infermieristica: se su scala nazionale la domanda di corsi registra segni di flessione, in Trentino aumenta il numero di candidati che indicano infermieristica come prima scelta nei test accademici.
Impatti sui servizi sanitari
La carenza di infermieri si traduce in difficoltà operative tangibili: la mancata attivazione dei punti di primo intervento traumatologico in località come Madonna di Campiglio e Sèn Jan di Fassa durante periodi di alta affluenza turistica evidenzia come organici sottodimensionati possano compromettere l’accesso ai servizi essenziali.
In contesti di maggiore complessità assistenziale, assicurare standard di sicurezza delle cure richiede un numero adeguato di professionisti in grado di coprire turni e garantire continuità assistenziale, soprattutto nei reparti e nelle unità di prossimità.
Richieste dell’Ordine e criticità aperte
Per affrontare la carenza strutturale, l’Ordine ha indicato una serie di priorità: migliorare le condizioni organizzative per consentire agli infermieri di operare pienamente nei loro ambiti di competenza, ridurre le attività improprie, garantire ambienti di lavoro sicuri che facilitino la conciliazione tra vita professionale e privata, e prevedere misure abitative agevolate nelle aree periferiche.
Viene inoltre sottolineata la necessità di garantire retribuzioni coerenti con le responsabilità professionali, potenziare percorsi di carriera e specializzazioni, e autorizzare competenze avanzate (come la prescrizione di ausili e presidi), insieme a un reale coinvolgimento delle professioni sanitarie nei processi decisionali istituzionali.
Cosa cambia per l’assistenza
La carenza di infermieri in Trentino non è solo un dato statistico, ma una variabile che condiziona la capacità del sistema sanitario di mantenere servizi essenziali sicuri, efficienti e sostenibili. Senza un intervento strutturato che agisca su formazione, attrattività professionale e condizioni organizzative, i fabbisogni assistenziali, in crescita per l’invecchiamento della popolazione e la complessità clinica, rischiano di restare in gran parte insoddisfatti.
Le proposte dell’Ordine indicano percorsi concreti per mitigare gli effetti più immediati della carenza, ma restano aperte questioni rilevanti: trovare soluzioni per trattenere i professionisti all’interno del sistema pubblico, attrarre nuove generazioni e adeguare le strutture di assistenza alle reali risorse disponibili saranno determinanti per la tenuta del servizio sanitario provinciale nei prossimi anni.

