Un medico scrive alla Direzione per denunciare “una notte di fuoco” passata con infermieri stranieri incapaci di gestire i pazienti del reparto. La lettera finisce in mano ai giornalisti, esplode il caso. L’amministratore delegato si dimette (o meglio gli chiedono di licenziarsi) colpevole di aver scelto di appaltare il reparto di medicina ad alta intensità di cura, alla cooperativa X. Nei primi giorni tutto tace attorno al nome e alle azioni della cooperativa. Partiamo dal presunto “colpevole”.
Il sistema non regge più
Ospedale San Raffaele di Milano
L’Amministratore delegato non si sa quando e non si sa il perché appalta il personale assistenziale. Non si sa se ciò, prima dell’avvio, sia stato comunicato alle organizzazioni sindacali (come la prassi richiede) e se ci siano state proteste da parte loro, rimaste inascoltate.
Nella narrazione dei fatti non viene mai menzionato il Direttore professioni sanitarie , che almeno nella teoria nelle funzioni che dovrebbe avere, deve aver detto la sua e magari anche lui/lei è rimasto/a inascoltato (anche da qui passa la valorizzazione professionale).
Essendo un privato , seppur accreditato non ha l’obbligo dell’amministrazione trasparente pertanto non sappiamo se nel contratto con la cooperativa ci fosse qualche clausola sui requisiti del personale o sulla qualità assistenziale da assicurare. E per quanto nel dibattito social si sia dato per scontato, non sappiamo se fosse personale assunto utilizzando la deroga del riconoscimento del titolo straniero (Articolo 13 del DL 18/2020 ) e proroghe successive (DL 34/2023, Decreto Flussi ).
Sappiamo però che nella notte dei fatti, c’era o c’erano infermieri stranieri.
La ghigliottina sul capo dell’Amministratore delegato non sembra però aver rassicurato la cittadinanza o aver troncato l’accesa discussione di questi giorni. Forse sarebbe stato più giusto spiegare i motivi che han portato ad appaltare il reparto e quelli che han portato alla scelta della cooperativa X.
Difatti, mentre tutti gridano allo scandalo, diversi ospedali non soltanto privati ma anche pubblici, continuano a chiudere i reparti a causa della mancanza di personale infermieristico. È lecito quindi pensare che una cooperativa che promette personale, possa spesso sembrare la panacea di tutti i mali. Mi forniscono infermieri e non ho neppure la rogna di governarli.
In fondo (al di là dei guadagni o meno) quando chiudi un reparto riduci le possibilità di cura dei pazienti . Va però sottolineata una grande differenza tra pubblico e privato (accreditato o meno) ossia che nel secondo hai qualche mezzo in più per essere attrattivo in un mercato del lavoro diventato molto difficile.
Ed ecco quindi il principio di tutti i mali: non essere attrattivo per gli infermieri . Per quelli che si licenziano e per quelli che concludono un corso di laurea. Già, perché il San Raffaele “produce” da sé i futuri infermieri , avendo da anni un proprio corso di laurea in infermieristica, in scienze infermieristiche e vari master. Insomma, forse oltre alla scelta di dare un servizio in mano ad una cooperativa c’è stato un problema di fondo che è poi quello nazionale: non investire sull’infermiere.
E ora il dado è tratto. O forse no. Certo è che, in tutta la discussione poco si è parlato di quali siano stati gli esiti di cura sui pazienti da quando il servizio è stato appaltato . Si è parlato solo di disordine sul carrello di terapia (qui ho un po’ sorriso diciamocelo) di un errore di terapia (gravissimo! ma non siamo ipocriti, gli errori capitano e c’è tutta una cultura di prevenzione e segnalazione dell’errore su cui lavorare. Sarei curiosa di leggere la prescrizione. Magari no, ma anche sì) del fatto che il personale fosse straniero (e via con l’invito a dubitare a prescindere della qualità degli infermieri stranieri).
E udite udite del fatto che gli infermieri in turno non sapessero caricare gli esami prescritti sull’applicativo. Eccolo qui il tanto sognato “infermiere segretario ”. A tal proposito giova forse ricordare che la prescrizione è medica e anche tutto il suo iter e proprio a garanzia della prevenzione dell’errore la trascrizione va evitata in qualsiasi caso. Un altro dato che ad oggi sfugge e che l’opinione pubblica ha scordato di chiedere è sapere quale fosse il rapporto infermieri/pazienti.
Perché è cosa diversa sapere se un infermiere avesse in cura 6/7 pazienti o 12/13 . Un po’ come quando ci fu lo scandalo delle RSA durante il covid. Ma tornando ai fatti. Tanti i colleghi insorti sui social, tante le polemiche contro l’ordine e la Federazione in generale (qualche infermiere che si dichiara “illuminato” lo chiama ancora collegio). Colpevole secondo alcuni, di aver fatto un protocollo d’intesa con l’agenzia Randstad per il reclutamento degli infermieri dall’estero.
“La collaborazione con Fnopi è finalizzata a realizzare percorsi di formazione e aggiornamento mirati per facilitare l’inserimento professionale e l’integrazione culturale dei professionisti stranieri.L’accordo prevede, infine, la definizione e l’aggiornamento costante di protocolli operativivolti a individuare e valutare le migliori competenze professionali degli infermieri provenienti dall’estero.”
Eppure, la polemica che forse nasce dal misunderstanding su cosa sia una Cooperativa e cosa un’agenzia di reclutamento, non trova fondamento.
La Federazione coerentemente a quanto denuncia da anni “non ci sono infermieri” nel documento dice “sì prendiamoli dall’estero ma in questa cornice.”
Insomma male non avrebbe fatto, se non esercitare un dovere .
Forse ridurre la questione al “il problema è l’infermiere straniero” non è la strada giusta . D’altra parte, almeno per coerenza, non possiamo dire che senza infermieri non c’è cura e poi dire “non prendiamoli dall’estero, in attesa di rendere attrattiva la professione sfruttiamo fino allo sfinimento quelli che ci sono o chiudiamo e basta”.
Forse dovremmo guardare alla Germania, all’Inghilterra, Australia etc. dove da sempre si recluta personale straniero (inclusi tanti italiani) ma hanno un modo di preparare e inserire il personale in modo diverso. Dove conoscere molto bene la lingua è un requisito vero.
Certo che se poi li paghiamo con contratti a basso costo, beh di cosa ci stupiamo. Insomma, più che una ghigliottina e una spasmodica ricerca del colpevole sarebbe necessaria un’analisi di tutto ciò che ha portato all’evento e ragionarci seriamente. Ma vedremo il report dell’indagine avviata da Regione Lombardia.