Due aggressioni in Pronto Soccorso in 48 ore: infermieri ancora nel mirino

Scritto il 15/12/2025
da Redazione

Due episodi distinti, a Napoli e a Formia, ma un copione identico: violenza contro chi cura. In pochi giorni, infermieri e operatori sanitari sono stati aggrediti fisicamente nei Pronto Soccorso mentre svolgevano il proprio lavoro. Le reazioni delle istituzioni e degli Ordini professionali riportano al centro un problema strutturale che continua a ripetersi.

Napoli, pugni al torace dopo un falso allarme meningite

Al Pronto Soccorso dell’ospedale San Paolo di Napoli, la tensione è esplosa durante la gestione di un sospetto caso di meningite.

Il personale ha applicato i protocolli di sicurezza, isolando il paziente e adottando le misure profilattiche previste. A contestare le decisioni sono stati i familiari di un’altra paziente, convinti, senza alcun fondamento, di un rischio di contagio imminente.

Nonostante i tentativi di spiegazione e rassicurazione, la situazione è rapidamente degenerata: dalle urla si è passati alle minacce, fino all’aggressione fisica. Un infermiere è stato colpito con un pugno al torace. Solo l’intervento delle forze dell’ordine ha riportato la calma. Successivamente è stato accertato che non vi era alcun caso di meningite.

La presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Napoli, Teresa Rea, ha parlato di un punto di non ritorno: «Non siamo più disposti a tollerare. Nonostante il rafforzamento della presenza delle forze dell’ordine, le aggressioni non si fermano».

Un dato che pesa: dall’inizio dell’anno, sul territorio dell’Asl Napoli 1 si contano 48 aggressioni, che superano le 70 se si considera l’intera area metropolitana.

Formia, testate e calci a infermieri e Oss

Poche ore prima, un episodio altrettanto grave si è verificato al Pronto Soccorso dell’ospedale “Dono Svizzero” di Formia. Un uomo di 30 anni, residente a Gaeta, ha aggredito un infermiere e un operatore socio-sanitario colpendoli con testate e calci. Alla base dell’esplosione di violenza, secondo la ricostruzione, la lunga attesa della madre in sala d’attesa.

L’uomo è stato bloccato e arrestato dai Carabinieri. Sul caso è intervenuto anche il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, che ha definito l’episodio «grave e inaccettabile»: «Colpire chi cura significa ferire l’intera comunità. La sicurezza di chi lavora nella sanità è una priorità».

Una soglia di tolleranza ormai superata

I casi di Napoli e Formia mostrano come la violenza nei Pronto Soccorso non sia più legata a situazioni eccezionali, ma a dinamiche ormai ricorrenti: attese, incomprensioni sui percorsi di cura, tensioni che esplodono contro il personale più esposto.

Nel primo caso, l’aggressione è avvenuta durante l’applicazione corretta dei protocolli di sicurezza; nel secondo, a fronte di una gestione ordinaria delle priorità cliniche. Due contesti diversi, stesso esito: operatori colpiti mentre svolgevano attività assistenziali.

Per Ordini professionali e rappresentanze istituzionali il messaggio è chiaro: la presenza delle forze dell’ordine, da sola, non basta. Servono procedure di gestione dell’utenza più strutturate, tutela legale immediata per gli operatori aggrediti e un’assunzione di responsabilità organizzativa che riduca l’esposizione quotidiana di infermieri e Oss al conflitto.

Finché questi episodi continueranno a ripetersi senza interventi mirati sui processi di accesso, comunicazione e sicurezza nei Pronto Soccorso, il rischio resterà lo stesso: trasformare l’emergenza in un luogo di lavoro sempre più insicuro.